Home Cultura e Eventi Cultura Restaurato l’altare ‘Spadari’ della Santissima Annunziata

Restaurato l’altare ‘Spadari’ della Santissima Annunziata

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L'altare "Spadari", nella chiesa della Santissima Annunziata di Arezzo, torna alla sua originaria e autentica forma e bellezza dopo l'intervento di restauro. L'intervento sarà presentato ufficialmente domenica 17 maggio alle 17.30, alla presenza del Vescovo Monsignor Gualtiero Bassetti, di don Aldo Celli, parroco della SS. Annunziata, dell’Assessore Provinciale alla cultura, del Soprintendente Aldo Cicinelli, del Direttore Coordinatore della Soprintendenza Paola Refice e della restauratrice Francesca Gattuso. Nell’occasione l'organista Franco Paturzo e il soprano Elisabetta Materazzi offriranno un omaggio musicale a Maria eseguendo "Salve Regina" di Bellini, "Ave Maria" di Cherubini e "Vergin tutto amor" di Durante. Nella chiesa della SS. Annunziata, principale santuario mariano degli aretini fino al "segno" della Madonna del Conforto, si ammirano diversi altari che le famiglie ragguardevoli si onoravano di costruire nelle Chiese più importanti o nei santuari, che facevano adornare da artisti con pitture o sculture. Uno di questi, nel transetto a destra dell’altare maggiore, fu commissionato nel 1526 da Niccolò Spadari e dalla Compagnia della SS. Annunziata allo scultore fiorentino Agnolo di Polo. In nicchie sono poste tre grandi statue in terracotta: al centro la Madonna con Bambino in braccio, ai lati due "piagati per amore e per condivisione": S. Francesco indica la piaga del costato, S. Rocco la piaga della peste nella coscia. Nella sottostante predella sono raffigurate in bassorilievo stimmate di S. Francesco, Pietà, S. Rocco nutrito dal cane. In alto Dio Padre circondato da angeli. E’ questa l’opera, fra quelle rimaste, più grande e meglio riuscita di Agnolo di Polo. Lo scultore, discendente da una famiglia di artisti, nacque a Firenze intorno al 1470, fu discepolo di Andrea del Verrocchio. Si dedicò alla scultura in terracotta, frequentò la bottega dei Della Robbia e lavorò a stretto contatto con Giovanni della Robbia. Numerose le sue opere oggi conservate in vari musei fra i quali il Metropolitan Museum di New York, il Museo civico di Pistoia, il Victoria and Albert Museum di Londra e il museo di Detroit. La cappella "Spadari" è l’ultima opera dell’artista; infatti morì ad Arezzo agli inizi del 1528 in data imprecisata, forse uno degli ultimi colpiti dalla pestilenza che aveva imperversato nel 1527.