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Trapianti, cuore nuovo sì ma non di un killer

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Trapianti, cuore nuovo sì ma non di un killer

ROMA – Cuore nuovo si', a patto pero' che il donatore non sia un assassino. La maggior parte delle persone, infatti, ha una forte avversione all'idea di ricevere un organo salvavita da un killer. Mentre non avrebbe problemi nel dover ricorrere a un trapianto da qualcuno che, nel corso della vita, non ha avuto comportamenti criminali. Lo rivela un'indagine presentata al Cheltenham Science Fest, in corso in Gran Bretagna. Lo studio e' stato condotto dopo che un'altra ricerca aveva svelato che un terzo dei trapiantati crede di aver preso, insieme al nuovo organo, anche qualche aspetto della personalita' del donatore.

Il team di Bruce Hood, neuroscienziato dell'Universita' di Bristol, ha testato l'effetto della conoscenza della moralita' di un potenziale donatore su 20 studenti, che dovevano mettersi nei panni di un paziente in attesa di un trapianto di cuore salvavita. Ai giovani sono state mostrate foto di perfetti sconosciuti, chiedendo loro di dare un voto alla propria contentezza nel ricevere un organo dai diversi potenziali donatori. Poi i ricercatori hanno fatto vedere nuovamente le foto agli studenti, dicendo ai ragazzi anche se il soggetto ritratto era 'buono' o 'cattivo'.

Ebbene, il punteggio negativo dei candidati cresceva in modo drammatico quando i ragazzi scoprivano che appartenevano al secondo gruppo. Mentre sapere di trovarsi di fronte ad una brava persona moltiplicava il punteggio positivo. Non solo: il record negativo e' andato all'idea di un trapianto di cuore da un assassino. Lo stesso Hood ha spiegato, alla conferenza, di aver parlato con pazienti convinti di essere in connessione psichica con i donatori, di cui possedevano anche alcuni ricordi.

Insomma, per molti un trapianto non e' solo una questione di cellule, organi e vasi, ma c'e' di piu'. "Alcuni dei cambiamenti psicologici in cui incorrono i pazienti dopo un trapianto hanno ottime spiegazioni fisiologiche. Ma secondo uno studio ad hoc – ricorda Hood – circa un trapiantato su tre attribuisce queste alterazioni al fatto di aver preso alcune delle caratteristiche psicologiche del donatore. Anche se la scienza tradizionale – avverte – rifiuta l'idea di un simile trasferimento".

Non solo, il medico ricorda il caso di un'adolescente inglese sottoposta a forza a un trapianto di cuore, che lei rifiutava perche' temeva "sarebbe stata differente con il cuore di qualcun altro". Ecco perche' "la maggioranza delle persone trova repellente il pensiero di ricevere un trapianto da un killer", dice il neuroscienziato.

Essenzialmente, precisa, queste persone credono che in qualche modo potrebbero 'ereditare' le caratteristiche peggiori del donatore. Dunque, il fatto che le donazioni siano anonime aiuta a evitare anche possibili problemi psicologici per i riceventi.

Articlolo scritto da: Adnkronos