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Un parco per ricordare la figura di Giorgio Ambrosoli

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Un parco per ricordare la figura di Giorgio Ambrosoli

AREZZO – Un parco per ricordare la figura di Giorgio Ambrosoli. E’ stato inaugurato questa mattina nell’area del palazzo di Giustizia dal Sindaco Fanfani e dal figlio dell’avvocato assassinato nel 1979, Umberto Ambrosoli. “La figura di mio padre rappresenta la consapevolezza della responsabilità e della libertà di ciascuno di noi. Questa dedica è uno stimolo per mantenere alta la professionalità anche di fronte alle insidie più subdole”.
“Etica e legalità – ha sottolineato il Sindaco Giuseppe Fanfani. Sono questi i principi sulla cui base tutti dobbiamo agire. Correttezza istituzionale ed eticità dei comportamenti sono stati alla base del lavoro di Giorgio Ambrosoli, figura degna del ricordo di tutti. Un riconoscimento che si aggiunge a quelli dei giudici Borsellino e Falcone”.
A proporre la titolazione era stato l’Ordine degli avvocati: “un’idea – ha affermato il Presidente Piero Melani Graverini – per ricordare il sacrificio di molti avvocati per la crescita dell’Italia. E la figura di Giorgio Ambrosoli è un monito importante per l’Avvocatura e per il Paese”.
Alla cerimonia, tra i molti avvocati e magistrati, presenti anche i vertici della Procura della Repubblica e del Tribunale. “”Sono onorato di iniziare la mia esperienza ad Arezzo con una cerimonia come questa – ha dichiarato il Procuratore Carlo Maria Scipio. Sui valori dell’onestà e della professionalità magistrati e avvocati possono trovare quel punto di contatto che ha il suo emblema proprio in Giorgio Ambrosoli”. “La sua è stata una grande figura – ha aggiunto il Presidente facente funzioni del Tribunale, Mario Bilancetti. E’ importante che in un momento di dibattito particolarmente acceso sui temi della giustizia, gli avvocati e i magistrati si ritrovino su valori condivisi”.

Giorgio Ambrosoli fu assassinato l’11 luglio 1979 a Milano, la città in cui era nato nel 1933. Avvocato, esperto in liquidazione coatte amministrative, era stato chiamato da Banca d’Italia ad indagare sulle attività e sulle banche di Michele Sindona. Il 12 luglio avrebbe sottoscritto la sua dichiarazione sulle responsabilità che aveva accertato. Fu assassinato la sera precedente.
Nel 1999 lo Stato italiano gli conferì la medaglia d’oro al valor civile con questa motivazione: “Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all'estremo sacrificio”.