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Virus A, grave un uomo ricoverato a Roma

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Virus A, grave un uomo ricoverato a Roma

ROMA – Primo caso grave di febbre suina nella Capitale. Un commercialista di 42 anni, malato di leucemia, è ricoverato in gravi condizioni all'ospedale San Camillo di Roma per una forte polmonite legata al virus A/H1N1. I medici definiscono "stazionarie" le condizioni dell'uomo, ricoverato dal 5 settembre in alto isolamento nel reparto di Rianimazione e spiegano che la prognosi è riservata.

Il paziente "e' malato di leucemia" e la immunodepressione dovuta alla malattia del sangue di cui e' affetto, spiega il direttore generale del nosocomio capitolino Luigi Macchitella, "ha potenziato, naturalmente, le conseguenze del virus sul suo organismo". Del caso se ne stanno occupando anche i medici dell'istituto per le malattie infettive Spallanzani.

Intanto i ricercatori lanciano l'allarme. Secondo due studi infatti (uno canadese e uno condotto a Singapore), il virus H1N1 potrebbe resistere nell'uomo anche molti giorni dopo la scomparsa della febbre e dei sintomi influenzali. I ricercatori hanno osservato che in alcuni casi il microrganismo responsabile della nuova pandemia rimane vitale a piu' di una settimana dall'apparente guarigione dei pazienti. Anche a termometro freddo, quindi, l'infezione puo' trasmettersi.

Il primo studio e' firmato dall'Istituto nazionale di sanita' pubblica del Quebec (Inspq) e ha mostrato che su 43 persone colpite dalla nuova influenza, 8 (il 19%) potevano essere considerate contagiose anche 8 giorni dopo che la febbre era scesa. In altre parole, nel sangue di questi pazienti il virus H1N1 era ancora in grado di moltiplicarsi. Dunque, potenzialmente, di trasmettersi a un'altra persona. A 10 giorni dall'ultima rilevazione anomala del termometro, il germe risultava invece assente dall'organismo di tutti i 'falsi guariti'. A una conclusione analoga – riporta il quotidiano francese 'Le Figaro' – e' giunto anche il team di David Lye dell'ospedale Tan Tock Seng di Singapore: su 70 persone colpite dall'influenza A, il 20-30% presentava ancora virus vitale 8 giorni dopo che la febbre era passata. In un piccolo numero, addirittura, il pericolo di contagio si protraeva al dodicesimo giorno.

Per capire se questi 'ex malati apparenti' sono effettivamente contagiosi, precisano gli scienziati dell'Inspq, sara' necessario approfondire l'entita' della carica virale residua. Ma se i sospetti emersi dai due studi venissero confermati, commenta Frank Lowy, virologo della Columbia University di New York, "i risultati potrebbero essere significativi in termini di diffusione del virus H1N1". Anche Daniel Jernigan, direttore aggiunto della Divisione influenza dei Cdc americani, ammette che "le persone colpite dall'influenza continuano a presentare nel sangue virus vitale, capace di replicarsi, anche quando non hanno piu' febbre. Le politiche sanitarie puntano a ridurre l'infezione, non a eliminarla completamente", precisa l'esperto. Ma "se avessimo a che fare con un virus associato a un tasso di mortalita' elevata – aggiunge lo specialista Usa – probabilmente l'approccio sarebbe diverso".

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign