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A Tu per Tu con Simonetta Santamaria

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A Tu per Tu con Simonetta Santamaria

AREZZO – Il quotidiano LA REPUBBLICA l’ha definita la “signora della suspence made in Naples” mentre il Corriere della Sera “la Stephen King napoletana”: è Simonetta Santamaria giornalista e scrittrice napoletana, vincitrice di numerosi premi tra cui il Premio Lovecraft. Ha pubblicato oltre 25 libri e ama ricordare di lei: “Non mi prendo mai troppo sul serio, altrimenti sarei una serial killer”

Con un po’ di timore proviamo a contattarLa telefonicamente per alcune anticipazioni sulla Sua partecipazione al PLAY ART FESTIVAL.

E lo facciamo di mattina preferendo evitare le ore notturne…non si sa mai.

Ciao Simonetta, una domanda è d’obbligo. Quali sono gli scrittori horror che ami di più e quelli che ti hanno influenzato maggiormente?
Amo molti scrittori horror e da ognuno ho cercato di prendere qualcosa, la mia “vampirizzazione”, tanto per restare in tema, avviene tutt’oggi. Ma sopra tutti metterei Poe, Lovecraft e Stephen King. Di quest’ultimo amo il modo di fare horror sfruttando la realtà, è davvero eccezionale ed è a lui che io, con la debita deferenza, tendo ad accostarmi. È questo, il mio horror. Però mi piacerebbe citare alcuni dei miei superbi colleghi e amici horror writers italiani come Danilo Arona, Alan D. Altieri, Andrea G. Colombo, Claudio Vergnani, Gianfranco Manfredi, Luigi Boccia, Gianfranco Nerozzi, Valerio Evangelisti, Alda Teodorani. E se ho dimenticato qualcuno chiedo perdono. L’Italia è una grande madre di scrittori horror.

Nel mondo della letteratura le donne che scrivono horror si contano sulla punta delle dita. Mi viene in mente Mary Shelley creatrice di Frankestain e poche altre. Pensi che per una donna sia più difficile fare paura o dipende dalle attitudini di ognuno?
Per scrivere horror devi avere una vena di sangue nero che ti circola dentro. Forse la donna non è geneticamente predisposta a pensare in nero, la tendenza è più verso la narrativa classica, intimistica. Noi scrittori horror invece abbiamo la capacità di vedere il macabro dappertutto, pure a una festa di bambini. Ed è una capacità di cui vado fiera, lo confesso.

Dove trovi ispirazione per le tue storie? Horror è più realtà o fantasia?
Un buon 50 e 50, direi. Prendo una situazione reale, la metabolizzo, la manipolo e la restituisco condita di quella necessaria dose di fantastico che alla realtà manca. Gli spunti si possono trovare ovunque, basta avere l’occhio attento e soprattutto predisposto.

Pensi che l’horror sia una dimensione del reale?
Certo. Tutto intorno a noi è “Paura”, quella vera, che quotidianamente minaccia noi e i nostri cari. Leggere una storia horror invece fornisce sì quella dose di paura che lo avvicina al realismo ma anche la tranquillità che tutto resta racchiuso in quelle pagine, nulla può venir fuori e farci del male. In un certo senso l’horror è salvifico, esorcizza le angosce.

Parliamo dei tuoi esordi. Come ti sei avvicinata al mondo della scrittura?
Scrivere è venuto subito dopo la passione per la lettura. Ho imparato a leggere presto e presto ho iniziato a divorare libri, a cominciare da Salgari. Il primo manoscritto d’avventura l’ho prodotto a 14 anni, con tanto di illustrazioni. In seguito è arrivata la passione per il giornalismo e le favole, poi lo stop per dedicarmi a crescere i miei due figli che mi ha dato la possibilità di resettarmi e cominciare a convogliare le idee su un unico fronte. Da quando ho rimesso a fuoco l’obiettivo, non ho più smesso. E ora ho due splendidi figli di 22 e 21 anni: la storia migliore che possa mai scrivere.

Ami presentare i tuoi libri? Raccontaci un episodio particolarmente divertente o insolito che è successo ad una tua presentazione.
Mi piace tantissimo presentare i miei libri. E sono molto felice di essere stata invitata al PLAY ART FESTIVAL per parlare di “Vampiri: da Dracula e Twilight”. Il contatto col pubblico mi eccita. Spesso mi piace abbinare dei brevi reading con la musica giusta per creare quelle certa aura inquietante, scelta e temporizzata a dovere grazie all’aiuto di mio figlio Adriano, un’enciclopedia musicale vivente. Bene: eravamo a piazza del Plebiscito per la presentazione dell’antologia “Questi Fantasmi”; sera, luci soffuse, atmosfera carica, io davanti al leggio appena illuminato. Parte la musica, tutto perfetto. Poi, una pausa. In quell’istante in cui tutto taceva il campanile della chiesa di san Francesco di Paola scocca i suoi cupi rintocchi. E nel contempo un refolo di vento porta via dal leggio il mio foglio. Se lo volevamo fare apposta non ci saremmo riusciti. Per fortuna ho recuperato foglio e tempi. Alla fine gli applausi si sprecavano, il pubblico ha pensato davvero ai fantasmi.

“Vampiri”, appunto, è il tuo ultimo libro. Ultimamente si parla tanto dell’argomento, ci sono libri, film, manifestazioni. Che cos’è un vampiro? E soprattutto (domanda provocatoria) credi che esistano sul serio o siano esistiti?
Esistono varie tipologie vampiriche, non pensiamo solo al classico Dracula con i canini aguzzi e la bella donna pronta a cedergli il collo. Siamo tutti un po’ vampiri, nella vita. Assimiliamo quello che ci circonda, nel bene e nel male. Anche noi scrittori potremmo definirci tali: succhiamo alla gente momenti, emozioni, e li facciamo nostri perché è quella la nostra sopravvivenza. Nel mio “Vampiri” non mi avventuro ad affermare se queste creature esistano o meno. Non è mio intenzione deludere aspettative, distruggere convinzioni o convertire seguaci: la fantasia e una buona predisposizione verso tutto ciò che è ignoto sono gli ingredienti basilari per il corretto approccio col mondo delle creature della notte.

Raccontaci il tuo segreto per fare paura. Come si fa a far si che il lettore chiuso il libro guardi preoccupato sotto il letto e sobbalzi ad ogni minimo rumore nel buio?
Francamente? Non lo so. E non credo neppure che esistano ricette segrete in proposito. Per quel che mi riguarda cerco solo di immedesimarmi nel lettore che sono, prima che scrittrice, e utilizzare quegli elementi: che cosa voglio da un libro horror? Che non sia banalmente banale. Che mi incateni alla pagina. Che non spalmi la tensione in capitoli epici. E soprattutto che sia verosimile: l’eccesso di fantasy non mi piace granché, infatti i libri di King della serie La Torre Nera sono gli unici che non ho nella mia collezione. La tangibilità di una storia credo sia la chiave per far fare al lettore quel che dici tu, e pensare “so che non esiste, però…” Con L’Esorcista successe la stessa cosa: generazioni di adolescenti, tra cui la sottoscritta, terrorizzate per anni dalla penombra, dalla luce fioca di quella lampadina sul comodino di Regan, dal viso della ragazzina indemoniata che spuntava nel buio.

Che libro stai leggendo attualmente e quale è il più bello in assoluto che tu hai letto?
“Il sotterraneo dei vivi” di Preston e Child: davvero un bel duo, ogni loro libro è una piacevole sorpresa. Poi sono pronta con “L’estate di Montebuio” di Danilo Arona. Nonostante legga tantissimo non riesco a star dietro ai ritmi di uscita, allora cerco di darmi un certo ordine giusto per non farli invecchiare troppo sul mio comodino. Il libro più bello non esiste. Come ho detto, ognuno mi regala qualcosa, sarebbe un’ingiustizia citarne solo alcuni.

Simonetta, ti ringraziamo per la gentilezza e ti aspettiamo al PLAY ART FESTIVAL.
Certamente. Ci vediamo domenica 25 luglio alle ore 17.30 ad Arezzo per raccontare “Vampiri: da Dracula a Twilight”. Ma attento! Non farti ingannare dall’orario pomeridiano. I vampiri potrebbero farci visita…e poi io mi trattengo fino a tarda notte.