Home Politica Alfano: ‘L’arretrato della giustizia civile è un’emergenza nazionale’

Alfano: ‘L’arretrato della giustizia civile è un’emergenza nazionale’

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ROMA – "Il quadro delle inefficienze e dei ritardi del sistema giudiziario, pur se con qualche timido segnale di miglioramento nel settore penale, rimane seriamente preoccupante". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano inaugurando l'anno giudiziario in Cassazione.
Il Guardasigilli ha ricordato che i due nemici da battere della giustizia italiana sono la lentezza e la rassegnazione ma, ha aggiunto, "sono qui a dire che non ci siamo rassegnati e che abbiamo un progetto chiaro per vincere la lentezza". Il Guardasigilli esclude, in base al pricipio di realtà, di far ricorso a bacchette magiche che appartengono al mondo delle fiabe. "Riforme legislative e qualità dell'organizzazione devono camminare insieme" mentre è evidente che "una migliore organizzazione è possibile".
Il ministro ha poi precisato che, in sede di conversione del decreto sulla funzionalità del sistema giudiziario, verrà introdotto "l'obbligo di una formazione specifica per i magistrati che aspirano al conferimento degli incarichi direttivi, attraverso corsi mirati allo studio dei criteri di gestione delle organizzazioni complesse e l'obbligo per il magistrato dirigente di vigilare sul rispetto dei programmi per l'informatizzazione". Inoltre, la modernizzazione del sistema è una priorità e Alfano si è detto sicuro che "il Governo e il Csm insieme possono migliorare il servizio nel pieno rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati".
Se la riforma del processo civile è ormai legge dello Stato, Alfano ha rilevato che "ciò che strutturalmente inceppa la macchina fino al rischio della paralisi è l'arretrato". Il problema, ha proseguito, ''è dunque quello di liberarci da questo insopportabile zaino di piombo che somma oggi 5.600.000 pendenze civili, accumulatesi negli ultimi decenni. Nessuna riforma è in grado di smaltire questo spaventoso arretrato e nessuna riforma può funzionare pienamente se l'arretrato non è già smaltito". Infine, sulle norme antimafia, il Guardasigilli sottolinea come rappresentino "il più efficace e rilevante pacchetto dai tempi successivi alle stragi di Capaci e di Via D'Amelio".
Un plauso alle iniziative contro i processi 'lumaca' e l'invito ad avere il coraggio "nei casi più gravi di espellere dal suo seno chi non è degno di svolgere l'altissima funzione dello jus dicere" arriva dal procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella relazione di inaugurazione dell'anno giudiziario.
E ancora il monito del primo presidente, Vincenzo Carbone, che dice basta ai magistrati nei talk show. "La giustizia – evidenzia – non ha bisogno di audience, ma di fiducioso rispetto". Ecco perché per il primo presidente "desta perplessità la partecipazione di giudici ai talk show televisivi ove si ricostruiscono delitti oggetto di indagini e perfino di processi in corso, alla ricerca di una verità mediatica diversa da quella processuale".
Da parte sua, il pg Esposito ha anche parlato delle iniziative volte a contrastare la eccessiva e "intollerabile" durata dei processi. Il procuratore generale non parla espressamente di processo breve ma nella sua relazione dice chiaramente che "devono essere accolte con favore tutte le iniziative
, ve ne sono state a livello parlamentare sia nell'attuale legislatura che nella precedente, volte a contenere la durata del processo entro termini ragionevoli secondo i parametri indicati dalla Corte di Strasburgo".
Pur non entrando nelle soluzioni tecniche elaborate "per il rispetto – dice – che si deve al Parlamento", il pg non rinuncia ad affermare "con fermezza pari alla profonda convinzione che una democrazia non può dirsi pienamente tale se non garantisce ai suoi cittadini, anche a quelli responsabili dei reati più odiosi, una tempestiva tutela dei loro diritti e un altrettanto tempestiva applicazione delle pene".
Qualche esempio per snellire i processi: "Dovrebbero essere eliminati, soprattutto nel processo penale – elenca Esposito – una serie di inutili formalismi che ne ritardano la trattazione senza alcuna effettività sul piano delle garanzie sostanziali; in particolare, andrebbe rivisitato e radicalmente modificato il sistema delle nullità e delle inutilizzabilità, foriero di ritardi sconosciuti in altri sistemi processuali".
Inoltre, è necessario "semplificare i riti e rivisitare il sistema delle notificazioni – scrive – la cui complessità, derivante da una sovrabbondanza di formalismi, incide negativamente sui tempi del processo". A tutto ciò deve accompagnarsi "una politica di riduzione della domanda di giustizia, il contrario di ciò che è avvenuto e avviene in Italia – denuncia Esposito – mediante un contenimento dell'area del penalmente rilevante, l'introduzione di procedure conciliative, una più estesa applicazione dell'istituto della irrilevanza penale del fatto".
Inoltre, "ritengo che la preoccupazione dei possibili effetti negativi sull'intero ordine giudiziario – scrive ancora – non debba costituire una remora alla pubblica denuncia, anche in questa solenne occasione, dei fenomeni negativi che gettano discredito non solo sull'intera categoria, costituita nella quasi totalità da persone per bene che esercitano le loro delicate funzioni con scrupolo, dedizione, spirito di abnegazione, con correttezza e disinteresse assoluti, ma – quel che è peggio – sulla stessa funzione giurisdizionale, che è uno dei capisaldi del moderno Stato democratico".
Da qui la ricetta del procuratore generale: "Solo se la magistratura, mediante gli organi istituzionali costituiti al suo interno e con il suo concorso, è in grado di marginalizzare e, nei casi più gravi, espellere dal suo seno chi non è degno di svolgere l'altissima funzione della quale è investito, può rivendicare, con fermezza e determinazione quell'autonomia e indipendenza che sono state ad essa riconosciute dalla saggezza e dalla lungimiranza dei costituenti che sono imposte dalle convenzioni internazionali sui diritti umani e civili alle quali l'Italia ha aderito".
Proprio in questa prospettiva, ha segnalato Esposito, la Procura generale nell'anno appena terminato, "oltre ad esercitare numerose azioni disciplinari per fatti maturati in questi contesti, ha formulato la richiesta di nove misure cautelari nei confronti di giudici e pubblici ministeri al fine di rimuovere prontamente situazioni di incompatibilità con l'esercizio delle funzioni giudiziarie".
Inoltre, aggiunge, "non sono più tollerabili" gli scontri tra magistratura e classe politica. Nella sua relazione il procuratore generale della Cassazione lancia un forte monito facendo proprio quello del Capo dello Stato: "E' necessario che si fermi la spirale delle tensioni non solo tra le parti politiche ma tra le istituzioni". Da qui la necessità che "vi sia autocontrollo delle parti politiche nelle dichiarazioni pubbliche e che tanti appartengono all'istituzione giudiziaria si attengano rigorosamente alla loro funzione".
In alcune realtà territoriali, denuncia Esposito, "si ha la sensazione che alcuni magistrati impegnino parte delle loro energie a contrastarsi reciprocamente piuttosto che a contrastare la criminalità". Infine, l'allarme 'procure vuote', per la "gravissima situazione in cui versano gli uffici di Procura". "Alla ormai cronica carenza di organico dei magistrati in alcune sedi – denuncia Esposito – si aggiunge ora l'impossibilità di destinare a funzioni requirenti di uditori giudiziari, con la conseguente impossibilità di coprire almeno i posti liberi della sedi più in difficoltà".