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Apre boutique e resta a produrre in Italia

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ROMA – Affronta la crisi aprendo nuove boutique nel mondo, risponde alla globalizzazione con una filiera che resta tutta in Italia, e mantiene il suo marchio il piu' integro possibile per garantire l'eccellenza del made in Italy. E' Brioni, marchio nato nel 1945 e da oltre 60 anni leader mondiale nel settore della moda. E' lunga la lista di nomi che hanno vestito Brioni: dalle star di Hollywood come Clark Gable e John Wayne, ad attrici anche Elisabeth Taylor e Anna Magnani, dagli ultimi James Bond, Pierce Brosnan e Daniel Craig, a politici come Kofi Annan. A spiegare all'ADNKRONOS qual è il segreto che si nasconde dietro il successo di un marchio tutto italiano è il presidente e amministratore delegato, Andrea Perrone. ''Riusciamo a mantenere la nostra filiera in Italia perché siamo una di quelle aziende che crede molto nel made in Italy, crede molto che il sistema Paese debba continuare a difendere questo brand che ha grande valenza. Ci riusciamo attraverso la competitività del nostro prodotto, quindi l'eccellenza e la qualita''' spiega. Nonostante la crisi economica la maison prosegue nel suo progetto di espansione: ''La crisi ha colpito tutti i settori e soprattutto il nostro'', spiega Perrone. Il 2009 è stato un anno in cui ''per scelta strategica abbiamo chiuso in flessione rispetto a 2008''. Ma la compagnia è in un percorso ''pianificato più di tre anni fa, che mira alla crescita della distribuzione diretta. Quindi abbiamo rimodulato le aperture, ma continuiamo in quella direzione. Oggi abbiamo 65 boutique monomarca nel mondo e contiamo di crescere a una media di 3-5 boutique l'anno''.
I primi segnali che arrivano nel 2010 sono positivi, ''anche dall'America che è stata madre di questa crisi. Ma credo sia improprio dire che siamo fuori da crisi, la crisi è ancora latente su di noi. Tutti ci auguriamo che quest'anno sarà meglio del 2009, che è stato annus horribilis, e non credo che a livello mondo possiamo fare peggio di così, ma dobbiamo anche essere consci che non siamo fuori dalla crisi''. Il marchio prosegue parallelamente su due strade, cioè consolidando i mercati che da sempre lo premiano e allargando i suoi confini verso gli emergenti. ''Sicuramente in Europa i mercati di lingua tedesca restano quelli in cui crediamo maggiormente, dove abbiamo sempre fatto bene e dove oggi – spiega il presidente e amministratore delegato – non abbiamo una boutique diretta". In questo momento, prosegue, "si fa un gran parlare dei mercati emergenti etutti guardano alla Cina come al mercato del futuro. Brioni si sta muovendo con una strategia per entrare in questi mercati, forse in ritardo, ma sicuramente con una cognizione del consumatore diversa rispetto a qualche anno fa. Abbiamo appena aperto il nostro primo negozio in Cina a Pechino. Ma ci siamo accorti che il consumatore cinese comprava già Brioni nel mondo, a New York, Parigi, Londra, Roma e Milano''. Quindi la Cina, sottolinea Perrone, ''è sicuramente il mercato del futuro, ma non dimentichiamo i mercati più maturi. Per un marchio come Brioni l'America rimane uno tra i primi, storicamente è sempre stato il mercato più importante e continuerà a esserlo''. Quanto ai progetti futuri, sicuramente la maison punta a ''mantenere il marchio il più integro possibile e andare avanti, con l'obiettivo di avere capacità di lettura delle evoluzioni sociali, dei nuovi mercati, delle nuove esigenze e credo che le nuove collezioni nascano un po' con questo spirito''.
Spirito innovativo che da sempre caratterizza il brand, primo a portare sulla passerella una sfilata maschile, nel 1952. E che oggi porta Brioni a essere riconosciuto come ''un marchio del total look, non più strettamente legato all'abbigliamento formale, ma che il cliente riconosce in ogni momento della sua giornata''. La capacità di tenersi al passo con i tempi, da una parte, ma il legame con la tradizione, dall'altra. Perrone è infatti il nipote di uno dei due fondatori dell'atelier, Gaetano Savini, che insieme a Nazareno Fonticoli crearono la sartoria, scegliendo il nome dell'isola Brioni, luogo dell'Istria che negli anni '30 e'40 era ritrovo della migliore società italiana. Il presidente e amministratore delegato conserva molti ricordi di quando il nonno era a capo della maison perché, spiega, ''la mia famiglia mi ha sempre fatto vivere l'azienda, da quando avevo i calzoncini corti. Uno dei ricordi che conservo con piu' affetto e' una delle ultime sfilate degli anni '80 in cui io, ancora minorenne, davo una mano nel backstage e mio nonno era ancora vivo''.
Negli anni la maison ha incassato molti successi, tra cui quello del 2007 quando, secondo un'indagine indipendente condotta dall'istituto di ricerca Luxury institute di New York, è stato nominato negli Stati Uniti il marchio di lusso più prestigioso nel settore della moda maschile. Impossibile, secondo Perrone, eleggere un 'uomo immagine' del marchio, perché ''ogni nostro cliente, e di questi ci fregiamo da piu di 65 anni, è in qualche modo un nostro ambasciatore. Nel rispettare la loro privacy, molto spesso sono loro stessi a fungere da clienti testimonial del marchio''. E quando si chiede chi è l'uomo più elegante oggi, proprio per rispetto di questa privacy, nomina un 'outsider', qualcuno che non ha mai indossato Brioni: ''Nel 2009 Carlo d'Inghilterra è stato premiato da Esquire come uno degli uomini piu' eleganti del mondo. Concordo con questa decisione, credo che Carlo, nel suo nodo della cravatta, nei suoi colli, nel sapere fare alcuni abbinamenti, sia in grado di distinguersi e credo che oggi l'eleganza sia anche distinguersi''.

Articlolo scritto da: Adnkronos