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Cile, Massei (Enel): ecco come abbiamo lavorato per salvare minatori

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Roma – (Adnkronos) – "Abbiamo lavorato 24 ore su 24. Il nostro obiettivo era preparare la terza via di fuga. Certo non sono mancati momenti difficili ma non abbiamo mai perso le speranze. Ed il governo cileno ha fatto davvero il massimo".
Cosi' Stefano Massei, ingegnere meccanico, pisano di 56anni, responsabile tecnico perforazioni geotermiche di Enel Green Power in Cile, spiega all'ADNKRONOS la corsa per salvare i 33 minatori rimasti intrappolati nella miniera andina di San Josè. Un'esperienza che, dice ancora Massei, lo ha segnato come professionista e come uomo. "Tecnicamente -spiega- abbiamo imparato soluzioni che potrebbero essere usate nelle nostre attivita' anche se noi non raggiungiamo profondita' cosi' spinte. Utile e' stata anche la perforazione di rocce di quarzo al 90% che hanno usurato gli scalpelli di perforazione facendoci riflettere su alcuni dispositivi da noi usati".
Ma il segno di questa esperienza sulla sua esistenza Massei lo spiega solo con tre parole: "Una emozione grande". E aggiunge: "e' una cosa unica al mondo. Gia' trovarli vivi dopo 17 giorni e' stato un aspetto enorme per tutti". Unico italiano al lavoro nei soccorsi ai 33 minatori cileni, Massei, sposato con due figli, ha coordinato e coordina ancora oggi i lavori del pozzo direzionale di recupero e la definizione e reperimento dei materiali della soluzione C su richiesta di Enap, l'ente petrolifero cileno, socio di Egp nelle esplorazioni destinate a sviluppare la produzione in Cile di energia elettrica da una fonte rinnovabile e pulita come la geotermia. Importante il contributo di Massei che nei soccorsi ai 33 minatori ha portato 30 anni di esperienza nel settore della perforazione geotermica, un campo in cui il nostro Paese e' all'avanguardia.
"La via C -spiega- rimane anche in queste ore un punto di riferimento per il salvataggio dei minatori in caso di problemi al pozzo B". Massei, inoltre, ricorda il colloquio avuto fin da subito direttamente con i minatori: "poche parole, solo per tranquillizzarli che si stava facendo di tutto per tirarli fuori e che c'erano le condizioni tecniche per il salvataggio". Poche parole anche con i familiari nel campo allestito intorno alla miniera. Poche parole, tanto lavoro: non c'era tempo da perdere. Enel Green Power ha insomma partecipato in modo attivo alle operazioni di salvataggio, con uno dei tre progetti in corso, (la soluzione C) che ha previsto la realizzazione di una galleria sufficientemente larga da consentire il passaggio dei minatori senza dover procedere a perforazioni multiple. Dopo il primo contatto con i minatori intrappolati, l'organizzazione di soccorso ha immediatamente cercato tutte le trivelle disponibili e in grado di raggiungere i 700 metri di profondita'. La prima ad essere messa in funzione e' stata una trivella australiana che puo' scavare in verticale pozzi del diametro di 38 centimetri. Poco dopo e' entrata in attivita' anche una grande perforatrice per sondaggi sotterranei. Nel frattempo la compagnia petrolifera nazionale Enap ha messo a disposizione una gigantesca trivella per esplorazione petrolifera della canadese Precision Drilling. Enap si e' rivolta ai tecnici Enel Green Power per trovare insieme una soluzione, vista la leadership tecnologica a livello mondiale nel settore geotermico dell'Italia con Egp.
Massei racconta ancora che si e' deciso di adattare la trivella Enap, prelevando pezzi da quella utilizzata da LaGeo, "in modo da realizzare una grande perforatrice in grado di scavare piu' velocemente gallerie di grandezza adeguata al passaggio dei minatori". Tutto cio' e' stato reso possibile grazie ai materiali fuori standard realizzati su misura per le attivita' geotermiche di Egp in Cile. Tra questi, riferisce l'ingegnere italiano, scalpelli (36 e 27pollici) e casing, il rivestimento del pozzo di 30pollici, e disponibili solo "perche' fanno parte -sottolinea Massei- dei nostri progetti di esplorazione profonda di pozzi geotermici in corso ad Apacheta". E' cosi' partita la terza opzione di salvataggio, nella quale un ruolo importante e' stato giocato anche dalla grande esperienza maturata nel campo delle perforazioni orizzontali dall'ingegnere italiano. Le attivita', conclude Massei, "sono iniziate il 19 settembre con la perforazione di un pozzo del diametro di 90 cm, a deviazione controllata. Il primo tratto e' stato verticale, deviato poi in profondita' per 'centrare' una delle gallerie laterali, del diametro di 4 metri, ancora agibili nei pressi del rifugio". Massei infine riferisce che proprio in questi momenti il Governo cileno ha parlato di possibili 36 ore per il completo salvataggio di tutti i minatori ancora intrappolati nelle viscere della Terra.

Articlolo scritto da: Adnkronos