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Cina, scatta la repressione contro la Chiesa cattolica

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Città del Vaticano (Adnkronos) – In Cina è scattata la repressione contro la Chiesa cattolica. Almeno una decina di vescovi – riconosciuti dalla Santa Sede e dallo stesso governo di Pechino – sono stati sequestrati dalle autorità di polizia e obbligati a partecipare all'assemblea dell'associazione patriottica cattolica cinese, emanazione del governo comunista, in corso da oggi fino al 9 dicembre. Uno di loro, tuttavia, mons. Giuseppe Li Lian Gui, titolare della diocesi di Xian Xian, non si è fatto rintracciare e ora è ricercato dalla polizia in tutto il Paese come un ''pericoloso criminale''. E' quanto apprende l'ADNKRONOS da autorevoli fonti della Chiesa cattolica cinese che stanno denunciando il clima di grave violazione della libertà religiosa cresciuto nelle ultime settimane nel grande Paese dell'estremo oriente. Viene poi confermata la notizia che Mons. Feng Xin Mao, vescovo della diocesi Jing Xian, è stato strappato ai suoi fedeli e sacerdoti, che hanno cercato di difenderlo, e preso con la forza. Ma soprattutto desta grande preoccupazione che da questa mattina i telefoni dei vescovi e dei sacerdoti cinesi sono irraggiungibili. Secondo una fonte che chiede di rimanere anonima, la persecuzione di questi ultimi giorni ''dimostra, per l'ennesima volta, un'unica cosa: la coraggiosa, inequivocabile testimonianza dei vescovi della Cina continentale, che oggi rifulge davanti agli occhi del mondo intero, come già successo in tante altre circostanze. Perché, come dice l'Apocalisse, la sofferenza a causa della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù non è completa''. I vescovi erano già stati costretti a prendere parte alla consacrazione di un altro vescovo, Giuseppe Guo Jincai, a Chengde il 20 novembre scorso, consacrazione che avvenne senza il consenso del Papa e quindi in rottura con la Santa Sede. Un fatto che ha aperto una frattura diplomatica improvvisa nelle relazioni fra governo di Pechino e Vaticano dopo un periodo di disgelo iniziato con la lettera che Benedetto XVI indirizzò ai cattolici e al popolo cinese nel 2007. Nella nota di protesta diffusa dalla Santa Sede del 24 novembre, resa nota in seguito all'ordinazione giudicata illegale di un vescovo senza l'approvazione pontificia, si leggeva fra l'altro che molti esponenti della Chiesa cinese sono stati sottoposti a ''pressioni e a restrizioni della propria libertà di movimento, allo scopo di forzarli a partecipare e a conferire l'ordinazione episcopale. Tali costrizioni, compiute da autorità governative e di sicurezza cinesi, costituiscono una grave violazione della libertà di religione e di coscienza''. Ora emerge che diversi vescovi, nominati dal regime e allo stesso tempo in comunione con Roma, sono stati costretti a prendere parte sia all'ordinazione di mons.Giuseppe Guo Jincai che al congresso dell'associazione patriottica in corso a Pechino.

Articlolo scritto da: Adnkronos