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Consiglio Comunale: La solidarietà a Sakineh

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Arezzo – Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità una mozione presentata dal Presidente Giuseppe Caroti di solidarietà a Sakineh, la donna iraniana su cui pende una sentenza di lapidazione: “ci tengo a sottolineare – ha esordito Caroti – che la mozione è stata inserita all’ordine del giorno su conforme indicazione della conferenza dei capigruppo. Rilevo con piacere che l’unanimità registrata in questa sede si è poi riproposta in assemblea. D’altronde la vicenda della donna sta sollecitando le coscienze civili, infinite reazioni in tutto il mondo e gesti di solidarietà provenienti da ogni ambito della vita sociale”.
La vicenda è oramai nota: nell’agosto scorso, Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata costretta sotto minaccia a confessare in televisione il suo adulterio e il coinvolgimento nella morte del marito. In attesa dell’esecuzione di questa sentenza, da comminare con il barbaro metodo della lapidazione, Sakineh è stata sottoposta ripetutamente a frustate con incivile accanimento. La notizia di ieri era che la sentenza di condanna alla lapidazione di Sakineh, legata al reato di adulterio, è stata sospesa e che il caso sta per essere riesaminato dal giudice.
Il Consiglio Comunale ha espresso piena solidarietà alla vicenda umana di Sakineh Mohammadi Ashtiani e “speranza – ha concluso Caroti – che la vita della donna non sia più sottoposta a supplizio e addirittura alla lapidazione. La massima assise cittadina ha voluto inoltre sollecitare il ministro degli esteri italiano Franco Frattini affinché monitori la situazione giudiziaria della donna iraniana e metta in campo ogni azione diplomatica utile a risolvere definitivamente il caso. Voglio infatti ribadire che la pena è stata soltanto sospesa, che tuttavia non sono decaduti a carico di Sakineh i giudizi per i reati ascritti e che il regime iraniano non può essere considerato, viste anche le fratture al suo interno, attendibile per un processo giusto. Anzi, il rischio è che lo stesso procedimento giudiziario sia soggetto a pressioni politiche di una parte o dell’altra del clero, dei militari e della politica. La teocrazia iraniana d’altronde è uno dei paesi al mondo dove vengono eseguite più condanne a morte anche per reati politici e di pensiero, in spregio alle regole della democrazia e dello stato di diritto e si contraddistingue per la violazione continua dei diritti umani, la soppressione violenta delle opposizioni fino a negare la Shoah e ad auspicare la distruzione di Israele”.