Home Attualità ‘Da Fini solo senso dello Stato. Quello che manca a chi lo attacca’

‘Da Fini solo senso dello Stato. Quello che manca a chi lo attacca’

0
‘Da Fini solo senso dello Stato. Quello che manca a chi lo attacca’

Arezzo – Dichiarazione del consigliere comunale e coordinatore provinciale Giuseppe Matteucci (Futuro e Libertà): «Le scomposte dichiarazioni dei rappresentanti del Pdl in merito alla richiesta di dimissioni di Gianfranco Fini, mostrano senza più alcun dubbio, il tasso di cultura istituzionale di questo partito e dei suoi rappresentanti.

In merito al presunto tradimento del mandato elettorale, tradimento che a loro dire sarebbe stato consumato verso i cittadini, ritengo che questo sia tutto da dimostrare. Visto che proprio il Pdl fa del continuo appello al popolo sovrano la sua parola d’ordine (per ora però coinvolto solo nei sondaggi), aspettiamo a vedere quale reazione avrà l’elettorato stesso alla prossima chiamata alle urne. Perché se Fini verrà elettoralmente premiato, metterà a tacere tutte queste voci pretestuose dimostrando invece che l’opinione pubblica ha gradito la sua operazione politica di rinnovamento della destra italiana. E su quanto già ora i segnali ci siano in questo senso, lo dimostra la nostra campagna di iscrizione al partito che in provincia è arrivata ad alcune centinaia di persone in appena due mesi. E anche a livello istituzionale non mi sembra di essere più i “due gattini ciechi” di bianconiana memoria.
Per quanto riguarda l’altro presunto tradimento, quello della volontà dei deputati che lo hanno eletto, vorrei subito ricordare che l’elezione del Presidente della Camera avviene a scrutinio segreto. Questo dimostra che si tratta di una carica che la Costituzione e i regolamenti parlamentari tutelano, innanzitutto, proprio verso il suo stesso “corpo elettorale”. Non conoscendo il nome e dunque le persone che lo hanno eletto, il Presidente della Camera, come ogni altra carica istituzionale, viene sottratto agli eventuali capricci del consesso che si trova a presiedere.
Gianfranco Fini si è caratterizzato in questi anni come autorità super partes: questo è ciò che conta anche se tutti i suoi atti hanno risonanza mediatica inferiore rispetto alle campagne del Pdl contro di lui. Per questo intendo ricordare la sua battaglia contro il costume dei parlamentari assenteisti, promuovendo un sistema di voto digitale che impedisca ai deputati presenti in aula di votare anche per conto degli assenti (i famigerati pianisti). I suoi continui richiami all’eccessivo ricorso del governo ai voti di fiducia (cos’è questa se non la difesa delle prerogative più alta del Parlamento?), la sua difesa della laicità dello Stato, l’ottimo rapporto instaurato con la suprema carica incarnata da Giorgio Napolitano stanno a dimostrare l’assunzione di un ruolo e di una responsabilità che è illegittimo fare rientrare nella disponibilità di una maggioranza, peraltro risicata, instabile e che cadrà definitivamente nei prossimi mesi a meno che non continui lo squallido mercato dei deputati e l’estinzione dei loro mutui come promesso in questi giorni da chi di senso dello Stato non ne possiede.»