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Guida al conto deposito

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MILANO – In tempi così incerti può essere difficile anche decidere dove “mettere quel piccolo gruzzoletto che con tanta fatica si è riusciti a mettere da parte. Una volta c’erano i bot, magari i buoni postali, i libretti di risparmio, tralasciando mattonelle e materassi, ovviamente. Una buona soluzione potrebbero essere i conti deposito.


Si tratta di conti correnti bancari, limitati nelle funzionalità, che ha riconoscono interessi più elevati del normale sul patrimonio investito, senza costi o con costi minimi. Per le banche si tratta, in buona sostanza, di un mezzo attraverso raccogliere liquidità, che remunerano più di quanto non fanno sui conti correnti normali.

Ma proprio questa peculiarità, ovvero di essere uno strumento di raccolta di liquidità, impone alcune regole. In questo senso i conti deposito non vanno molto d’accordo con un gran numero di movimenti. La logica migliore è quella di sceglierli per “parcheggiarci” un po’ di liquidità, il gruzzoletto, appunto. In alcuni casi le banche offrono, infatti, condizioni di favore se si accetta di vincolare il capitale depositato. In questi casi l’investitore mantiene la possibilità di prelevare il proprio capitale prima della scadenza del vincolo ma generalmente perde il diritto a percepire gli interessi.

Da non dimenticare, poi, che questi conti prevedono, a volte, l'obbligatorietà che il sottoscrittore possegga un conto corrente tradizionale presso altra banca o presso lo stesso istituto e che le operazioni da e verso il conto deposito siano limitate al conto corrente collegato (detto conto d'appoggio o conto predefinito). Aprire un conto deposito, infine, è in genere, più facile perché, non consentendo ai titolari di prelevare più della liquidità disponibile sul conto (non esiste in concetto di “fido”), non richiedono alcuna garanzia per l’apertura.

A proposito di garanzia, i conti deposito, proprio perché veri e proprio conti correnti, sono “protetti” dal Fondo interbancario di Tutela dei Depositi. Questo fondo garantisce ogni singolo depositante, per le disponibilità risultanti sul conto, sino a euro 103.291,38.

Per scegliere tra i conti deposito offerti dai vari istituti bancari è bene considerare il rendimento effettivo garantito. Ciò consiste nel valutare innanzitutto il tasso di interesse promesso (che può essere, a regime, inferiore di quello d’ingresso, più alto, per esempio, per ragioni promozionali). Anche la logica di capitalizzazione degli interessi è importante.

Alcuni conti deposito riconoscono gli interessi in date predeterminate, ad esempio a fine anno o fine mese, altri ad intervalli calcolati a partire dalla data di apertura del conto o addirittura nel momento in cui viene effettuato il deposito. Si tratta di un parametro molto importante, in quanto gli interessi maturati possono essere reinvestiti, e quindi impatta sulla redditività effettiva del conto. A titolo d’esempio, un conto che paga gli interessi dopo un anno è meno redditizio di un conto che corrisponde gli interessi all’apertura del conto. Il tutto senza dimenticare le spese. Molti conti deposito adottano una logica a zero spese, non addebitando nessun costo al cliente.

Fra quelli a zero spese, per esempio, c’è il conto Salvadanaio Special di UniCredit. Per attivarlo basta un versamento di somme che non provengano già da conti del Gruppo di piazza Cordusio. Gli interessi maturati, che sono progressivi e arrivano all’1,75% per depositi dai €100.000 in su, vengono riconosciuti ogni trimestre, senza alcuna spesa, anche l’imposta di bollo è a carico della Banca. Sono permesse un massimo di 12 operazioni a trimestre, da effettuare tramite agenzia.