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Il papà della Roma del caffè e il suo amore per i cavalli

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ROMA – Un mese fa a dare l’ultimo saluto al papà della Roma del caffè e inventore dei golosi vannini sono arrivati in molti. Paolo Vanni, titolare dello storico bar di Via Col di Lana a venti metri dagli uffici della RAI, conosceva un po’ tutti.
Tanti gli attori, le attrici, i dirigenti e consiglieri d’amministrazione della tv di stato che hanno fatto e fanno ancora tappa al bar dal forno a legna dipinto a mano d’arte da Lorenzo Causati.

Mentre tutti, proprio tutti hanno sentito parlare almeno una volta del bar Vanni, solo la famiglia e gli amici hanno conosciuto la passione di questo grande imprenditore romano: il cavallo.

“Tutte le mattine alle sette in punto Paolo era al circolo della Farnesina e montava i suoi cavalli – così ci racconta la moglie Anna – prima del lavoro veniva la sua passione per questo nobile animale. Si è avvicinato fin da piccolissimo al mondo equestre grazie allo zio durante le vacanze estive a Leonessa e da quel momento il cavallo gli è entrato non solo in testa bensì nel cuore e ci è rimasto per oltre cinquant’anni.
Ha avuto molti cavalli dalla prima maremmana Tiberina – una tempesta diceva lui – all’ultimo, Carino, di cui andava molto fiero anche per i risultati raggiunti; Carino ha vinto la gara di potenza nel 2002 proprio a Piazza di Siena, che anche quest’anno sta per cominciare. Ha partecipato a gare di salto ostacoli e vinto tanti premi, uno degli ultimi consegnati dal campione olimpico e amico Piero D’Inzeo. Era sensibile e rispettoso nei confronti del cavallo e tante volte ha destinato i suoi ai centri di riabilitazione equestre. Paolo era un cavaliere “anomalo” – ci racconta ancora Anna – non curava l’aspetto commerciale pur essendo un ottimo imprenditore, non gareggiava per vincere ma amava il rapporto che riusciva a instaurare con tutti i suoi amici a quattro zampe. Ha sempre cercato di coinvolgere anche me nella sua grande passione: ricordo tutte le nostre passeggiate quando il silenzio della natura ci faceva amare la musica degli zoccoli al galoppo. Per lui il binomio natura e cavallo era il massimo, ricordo ancora la volta che l’ho sorpreso, durante una sosta a cavallo, a dividere un frutto raccolto con il suo compagno di viaggio, come con un amico. Il suo cavallo batteva lo zoccolo per averne ancora, sembrava si parlassero. Era così curioso Paolo, che con il tempo e lo studio era diventato un bravo veterinario per i suoi cavalli, anche in questo è risuscito a rendermi partecipe: ho tradotto dal latino l’opera di Giordano Ruffo L’arte di curare il cavallo, in cui vi sono rimedi antichi che l’Imperatore Federico II impiegava nelle sue scuderie. L’amore per i cavalli e per la vita lo hanno accompagnato lungo tutto il suo percorso e oggi il mio pensiero vola con lui, ovunque sia starà di certo cavalcando…..”

Articlolo scritto da: Roberta Ribera