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‘Patenti facili’: duemila euro per superare l’esame, 36 arrestati

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‘Patenti facili’: duemila euro per superare l’esame, 36 arrestati

FOGGIA – Duemila euro per conseguire una patente in modo illecito e facile: è la cifra che bisognava pagare agli esponenti di un gruppo criminale scoperto dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Foggia, in collaborazione con i colleghi del Reparto Prevenzione Crimine, che stamane hanno eseguito 36 arresti (15 in carcere e 21 ai domiciliari) nei confronti di altrettante persone nell'ambito dell'operazione 'Walkie Talkie'.
Le indagini sono iniziate nel novembre 2008, quando agenti della Sezione Reati contro il Patrimonio e la Pubblica amministrazione hanno ricevuto notizia di un giro di patenti facili. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti, come truffa ai danni della Motorizzazione Civile di Foggia e Bari, corruzione, sostituzione di persona, falsità materiale e ideologica. Sei indagati rispondono anche di spaccio di droga.
Alcuni provvedimenti cautelari sono stati eseguiti in provincia di Milano, Parma, Mantova, Vicenza, Campobasso e Bari. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Foggia Enrico Di Dedda su richiesta del pubblico ministero Domenico Minardi.
L'organizzazione annoverava tra i propri aderenti anche i gestori di alcune autoscuole e qualche medico compiacente, il cui compito era quello di assicurare l'idoneità necessaria per il conseguimento del titolo di guida.
Secondo gli inquirenti, veniva assicurato ai 'clienti' il superamento certo della difficile, e per molti candidati insuperabile prova teorica, consistente nel rispondere in un tempo prestabilito a svariati quiz.
Al fine di assicurare il superamento dell'esame a quiz, il gruppo criminale si avvaleva di un efficiente metodo basato sull'utilizzo di sofisticate apparecchiature elettroniche. La prova di esame si svolgeva solitamente in un'aula al piano terra della Motorizzazione Civile dove sono dislocati, per ogni postazione assegnata ai candidati, un monitor con la relativa tastiera attraverso la quale il candidato segna le risposte esatte ai diversi quiz riportati sul display. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, nel giorno della prova, a chi si rivolgeva alla banda criminale venivano forniti gli apparati ricetrasmittenti muniti di un minuscolo microfono, nascosti sotto gli abiti. All'esterno dell'aula si piazzavano in auto uno o più componenti dell'organizzazione, muniti di un'altra ricetrasmittente. Il candidato davanti al monitor doveva solo leggere a bassa voce i diversi quiz a risposta multipla che gli venivano proposti. Il complice all'esterno, attraverso una rapida consultazione di alcuni manuali, comunicava la risposta esatta al candidato tramite invio di impulsi convenzionali trasmessi con la propria ricetrasmittente.
In alcuni casi il gruppo, quando il candidato riteneva di non essere in grado di eseguire i suoi compiti, lo sostituiva con un proprio componente che accedeva all'interno dell'aula, sostituendosi all'interessato nell'esame a quiz. Per fare questo l'organizzazione contraffaceva la documentazione originale che ogni candidato doveva esibire al momento della prova.
Da sottolineare che le patenti 'facili' venivano consegnate anche a persone incompetenti o con problemi fisici, mettendo a rischio la pubblica incolumità degli altri automobilisti e dei pedoni. Oltre ai 36 arresti, 28 persone, beneficiarie delle patenti di guida ottenute illecitamente, sono state sottoposte all'obbligo di dimora, per altre 2 è scattato l'obbligo di firma. Nell'ordinanza di custodia cautelare, inoltre, il gip ha disposto anche il sequestro preventivo dei locali relativi a due autoscuole e quattro vetture auto in uso alle stesse autoscuole. Per dimostrare l'esistenza e l'operatività di questa organizzazione criminale sono state effettuate numerose intercettazioni telefoniche, veicolari e ambientali.
''Esprimo apprezzamento al Questore di Foggia e ai suoi uomini'', ha dichiarato Alfredo Mantovano sottosegretario di Stato all'Interno. ''Tale operazione conferma che l'attenzione delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria è costantemente rivolta a reprimere ogni tipo di reato e non si limita al contrasto, pur prioritario, alla criminalità organizzata e alle sue tradizionali fonti di approvvigionamento'', conclude.

Articlolo scritto da: Adnkronos