Home Attualità Regolamento Urbanistico forti perplessità degli ordini professionali

Regolamento Urbanistico forti perplessità degli ordini professionali

0

AREZZO – "Gli Ordini Professionali degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori, degli Ingegneri ed il Collegio dei Geometri della Provincia di Arezzo hanno attentamente e approfonditamente esaminato il Regolamento Urbanistico (RU) adottato dal Comune di Arezzo e ritengono proprio dovere esprimere al Sindaco, alla Giunta Municipale, al Consiglio Comunale, alle Associazioni di Categoria ed alle Organizzazioni Sindacali, alla cittadinanza, le perplessità ed i timori che tale analisi ha ingenerato per la pratica inattuabilità di molte previsioni contenute nel RU.
Gli strumenti urbanistici sono atti con cui l'Amministrazione Comunale dovrebbe indicare il proprio progetto di città; in particolare il RU è lo strumento attraverso il quale l'Amministrazione locale stabilisce come, quanto e dove si possa costruire secondo gli indirizzi del Piano Strutturale. E' in forza delle sue norme, quindi, che si svolgerà per un quinquennio l'attività edilizia nel Comune, non solo per rispondere alle legittime esigenze dei cittadini, ma anche per contribuire all'equilibrato sviluppo del territorio e dell'economia: ferma l'edilizia viene a mancare uno dei motori fondamentali dello sviluppo economico.
Gli Ordini ritengono che il RU adottato rischi di ingessare l'attività edilizia nel Comune di Arezzo visto come sono disciplinati alcuni istituti su cui esso si basa.
In primo luogo l'Amministrazione introduce nei fatti un ulteriore onere al quale dovranno soggiacere molti cittadini se vorranno costruire o acquistare un immobile.
Semplificando, in estrema sintesi, chi vorrà realizzare nuovi interventi edilizi oltre a dover corrispondere gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria ed il costo di costruzione come per legge, dovrà realizzare alcune opere da cedere poi al Comune secondo criteri differenti caso per caso.
A parte la dubbia legittimità di tale ulteriore obbligo, esso crea situazioni di disparità e, necessariamente, aumenta il costo dell'edificio da realizzare con un intuibile effetto leva sui prezzi di vendita, alterando anche le regole del mercato che imporrebbero che tutti gli operatori potessero godere di parità di condizioni.
Facendo riferimento agli Schemi Direttori ed alle Aree Strategiche di Intervento, aree considerate decisive per la definizione dei tratti caratteristici della città del futuro, per tali aree, quale l'area Lebole, l'attuale Scalo Merci, la Catona, ed agli Schemi Direttori, che coprono gran parte del territorio, il RU adottato sospende qualsiasi tipo di disciplina, rimandandola alla successiva redazione dei Piani Complessi di Intervento, senza dare indicazioni sulla loro destinazione, sulle modalità di progettazione delle stesse, sugli obiettivi che, per esse, il Comune si propone di raggiungere e congelando di fatto sine die gli edifici esistenti al loro interno.
Situazione analoga si configura per le Potenziali Aree di Trasformazione (PAT), le cosiddette “aree di atterraggio”, quelle cioè dove potranno essere trasferite volumetrie derivanti da demolizione di manufatti in altre aree, per le quali si rinvia a bandi successivi senza stabilirne criteri e contenuti e costringendo i cittadini a valutarle senza conoscerne le regole.
Sotto altro profilo il RU, con un atteggiamento illogico, disciplina gli insediamenti in zona agricola frammentando le aree agricole in un numero eccessivo di sottozone, spesso non supportato da una adeguata conoscenza sul campo dell'area che si sta normando, impedendo, ad esempio, interventi in zone ove siano presenti oliveti terrazzati, senza accertare se in quell'area ci sia effettivamente un oliveto terrazzato e non, ad esempio, un campo incolto e senza vegetazione o un’area boschiva.
Sembra quasi che, invece che incentivare una risistemazione del territorio, urbano ed extraurbano, con un meccanismo premiante, si sia scelto un atteggiamento punitivo e sanzionatorio con il risultato, nei fatti, di bloccare l'attività edilizia anche laddove, apparentemente, la norma regolamentare sembrerebbe incentivarla.
L'esempio più eclatante lo si può constatare nelle ex zone B di completamento, non più esistenti nel RU adottato, ove si è sostituito al parametro della capacità edificatoria del lotto, quello dell’ampliamento della volumetria esistente. Ciò comporterà che, anche in città, potranno coesistere lotti tutti edificati e saturati, con lotti che resteranno vuoti e ciò anche se il lotto è servito adeguatamente da strade, fognature, energia elettrica e quant'altro necessario.
In ultima analisi gli Ordini ritengono che il RU sia emendabile solo attraverso un profondo ripensamento complessivo, con scelte partecipate e condivise dalla comunità cittadina, comunità che non ha ottenuto finora risposta alle questioni poste (osservazioni al Piano Strutturale rinviate al RU e non risolte, osservazioni alla Variante 15 bis inascoltate, contributi al RU spesso non considerati).
Gli Ordini auspicano, quindi che vengano accolte, anche in termini di semplificazione di una normativa incomprensibilmente complicata e piena di criticità, le osservazioni che si accingono a presentare e che, una volta che il RU sia stato approvato, venga immediatamente sottoposto, in uno con il Piano Strutturale che l'attuale Amministrazione ha dovuto far approvare nello stato in cui era per rimediare ai ritardi già accumulati, ad un’analisi critica che permetta il suo adeguamento alle reali esigenze della città di Arezzo e porti ad un vero progetto urbanistico condiviso."

Il Presidente
dell’Ordine degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e
Conservatori
Arch. Paola Gigli

Il Presidente
dell’Ordine degli Ingegneri
Ing. Giovanni Cardinale

Il Presidente
del Collegio dei Geometri
Geom. Mario Luzzi