Home Cultura e Eventi Cultura ‘Nine’, l’eterno dilemma del genio creativo

‘Nine’, l’eterno dilemma del genio creativo

0

FIRENZE – Il 22 gennaio è uscito nelle sale il tanto discusso musical di Rob Mashall, Nine, ispirato all’omonimo musical di Broadway che a sua volta fa un chiaro riferimento al film 8 ½ di Fellini, di cui erano stati annunciati il cast stellare e la celebrazione degli stereotipi italiani e, soprattutto, del cinema italiano negli anni della dolce vita.
Il titolo fa riferimento all’età del protagonista da bambino, richiamo che trova solo alla fine del film la sua motivazione.
La storia racconta di un celebre regista italiano, Guido Contini, interpretato dal pluripremiato Daniel Day-Lewis, che attraversa un momento di crisi esistenziale e creativa. Guido, infatti, non sa come cominciare il suo nuovo film, ormai annunciato alla stampa e agli addetti ai lavori, e come gestire la sua vita di marito traditore, amante bugiardo e artista alla ricerca di ispirazione angosciato dalle aspettative altrui. Fin dai primi fotogrammi, s’intuisce che il film che il protagonista non riesce a scrivere si svolge nella sua mente e davanti agli occhi dello spettatore, grazie all’efficace montaggio alternato e ai momenti di musica, canto e danza che si susseguono ai momenti di recitazione.
Come in numerosi musical (basti pensare ai più recenti Chicago dello stesso Marshall o a Moulin Rouge di Luhrmann), è centrale l’uso del metalinguaggio, ovvero il compiacimento nel celebrare la finzione cinematografica attraverso il linguaggio filmico stesso, e nel differenziare le vicissitudini dei personaggi dal loro mondo fantastico e emotivo grazie all’uso di scene musicate, cantate e danzate.
Le donne fanno da protagoniste nella storia personale di Guido e nel musical: la madre defunta, interpretata da Sophia Loren, la passionale amante, interpretata da Penelope Cruz, la moglie, interpretata da un’incantevole Marion Cotillard, l’attrice-musa ispiratrice, interpretata da Nicole Kidman, la costumista-confidente, interpretata da Judi Dench, la giornalista di moda, interpretata da Kate Hudson, la prostituta dell’infanzia, interpretata da Fergie, vocalist dei Black Eyed Peas. Tutte, a modo loro e in diversa misura, ricoprono un ruolo importante nella vita del regista.
In realtà, l’unica cosa che permette a Guido di ritrovare l’armonia con sé stesso e gli altri sembra essere ritrovare il bambino che è in lui e continuare a vivere di quelle fantasie che ha sempre trasposto nei suoi film.
Accattivanti le interpretazioni, le musiche e le coreografie, ottima la regia, anche se non mancano numerose citazioni al cinema italiano e a quello del musical tipicamente brodwayano e ad un’italianità che appare solo discretamente stereotipata, ma allo stesso tempo non particolarmente esaltata nella sua vera anima.
Impossibile non sorridere di fronte alle scene finali del film che vedono Contini tornare a lavorare ad un film e, dopo aver accolto sulle gambe il suo alter-ego di nove anni, dare il via alle riprese pronunciando la parola… “Azione!”

Articlolo scritto da: Maddalena De Donato