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Scuola: gli auguri e le preoccupazioni del Sindaco Fanfani

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Scuola: gli auguri e le preoccupazioni del Sindaco Fanfani

Arezzo – Con il passare degli anni gli auguri agli studenti finiscono per essere sopraffatti dalle preoccupazioni per il loro futuro e per quello della scuola.
Impossibile non vedere un graduale impoverimento della scuola pubblica. Per non parlare dell’Università e della ricerca. Tutto il sistema formativo, nel nostro paese, appare condannato al ridimensionamento. Una scelta non solo non condivisibile ma oggettivamente contraddittoria con ogni progetto di sviluppo economico che faccia leva sull’innovazione, sulla qualità, sulle alte professionalità. E l’Italia non può che puntare su questi elementi se vuol mantenere un ruolo sui mercati internazionali.
Il Governo sembra invece orientato a considerare la scuola un settore non da ottimizzare e qualificare ma da ridimensionare. Per di più sulla base di semplici criteri contabili. Siamo di fronte ad un attacco devastante all’intero sistema dei servizi alla persona. Penso alla scuola ma anche ai servizi che erogano i comuni, da quelli per l’infanzia a quelli per gli anziani e che vengono seriamente minacciati dai recenti tagli del Governo alla finanza locale.
Non posso quindi che fare i migliori auguri ai nostri studenti. E non solo per un buon anno scolastico, da vivere con entusiasmo e motivazione ma soprattutto per una scuola che sia messa nelle condizioni di conservare il suo ruolo fondamentale, insieme alla famiglia, per la loro formazione.
E i miei auguri vanno anche agli insegnanti. A quelli che si preparano a riaprire i registri ma soprattutto a quei precari, che sembra saranno alcune centinaia anche nella nostra provincia e ai quali va la mia solidarietà, che non saranno in aula al suono della prima campanella. Ritengo che il loro futuro personale si leghi a quello della scuola e quindi del nostro paese. Tutti ci impegniamo quando una grande fabbrica licenzia o minaccia di chiudere. Qui siamo di fronte alla crisi – se mi è consentito il paragone – della “fabbrica” italiana della cultura e della formazione. Non possiamo assistere passivamente: meno insegnanti vuol dire minore qualità dell’insegnamento. E questo si traduce, alla fine, nella crisi della scuola e della cultura del nostro paese. Nonché in un danno irreversibile ai nostri giovani: chi non investe su di loro e sulla cultura, non investe sul futuro.