Home Cronaca Shoah, Wiesel in Aula: ‘Il silenzio non ha mai aiutato le vittime’

Shoah, Wiesel in Aula: ‘Il silenzio non ha mai aiutato le vittime’

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ROMA – Tutti in piedi nell'Aula di Montecitorio quando lo scrittore ebreo Elie Wiesel, premio Nobel per la pace, ha preso la parola durante l'evento organizzato alla Camera per "Il Giorno della Memoria", alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di tutte le alte cariche dello Stato. "Il silenzio non ha mai aiutato le vittime", sottolinea lo scrittore ebreo, scampato alla morte nei campi di concentramento nazisti e autore di numerosi libri sulla persecuzione degli ebrei.
"Io e mia moglie Marion ci congratuliamo con l'Italia – dice nell'incipit del discorso- Abbiamo partecipato a tante cerimonie e visitato tanti paesi dove viene celebrata la Memoria e posso dire che l'Italia costituisce un modello perché questa commemorazione abbraccia tutte le sfere sociali".
"Siamo qui impegnati a ricordare un'epoca della storia che ha avvolto nelle tenebre la speranza dell'uomo – continua Wiesel – epoca in cui gli assassini hanno tormentato, torturato, isolato, affamato e ucciso sei milioni di uomini, donne e bambini non per qualcosa che avevano fatto, detto, scritto o posseduto ma semplicemente perché erano discendenti di un popolo antico sopravvissuto all'antichità".
L'intervento del premio Nobel, ospite d'onore alla cerimonia di commemorazione a Montecitorio, è stato preceduto da quello di Gianfranco Fini che definisce Wiesel ''personaggio eccezionale e il più autorevole testimone vivente dell'orrore della Shoah''. Il presidente della Camera spiega che ''oggi doverosamente si ricordano 6 milioni di ebrei'' considerati ''diversi, sottouomini nel delirio nazista''. Una dimostrazione ''dell'incredibile brutalità cui può giungere la natura umana''. Poi ricorda le leggi razziali: "Vennero approvate nel '38 proprio qui a Montecitorio e rappresentano una delle pagine più buie della storia italiana".
E cita alcune parole di Wiesel: 'l'opposto di odio non è amore, è indifferenza; l'opposto di vita non è morte, è indifferenza. Fini quindi esprime la ''viva preoccupazione per l'indifferenza'' che è la condizione per ''il rinnovarsi di fenomeni razzisti, xenofobi e il rinnovarsi di minacce di sterminio''. Anche per questo, aggiunge ancora Fini, occorre combattere la ''barbarie e stupidità del negazionismo'', perché ''chi nega Aushwitz è pronto a rifarlo''.
Ma mentre si celebra il "Giorno della Memoria", un nuovo messaggio da parte di Teheran inquieta il mondo. La Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, invoca nuovamente la scomparsa di Israele. "Sicuramente, verrà il giorno in cui i Paesi della regione saranno testimoni della distruzione del regime sionista", si legge sul sito web di Khamenei (da ieri sera, quando si è tenuto l'incontro a Teheran con il presidente mauritano, Mohammed Ould Abdel Aziz). Secondo Khamenei i tempi della della distruzione di Israele "dipenderà da quando gli Stati islamici affronteranno la questione. Il regime sionista continua a commettere genocidi perché vuole cancellare la Palestina".
Parole forti quelle che giungono dall'Iran che vengono così commentate da Fini. "L'antisemitismo va combattuto anche quando si traveste da antisionismo. Quando si parla di distruggere Israele si parla nuovamente di distruggere gli ebrei – sottolinea il presidente della Camera nel suo discorso in Aula -. Purtroppo, è mio personale parere, è troppo flebile la protesta della comunità internazionale" contro quei "capi di Stato" che attaccano Israele.

Articlolo scritto da: Adnkronos