Montevarchi – Padre Michele Piccirillo riposa nel piccolo convento dei frati francescani sulle alture del Monte Nebo, quella stessa montagna dalla quale Dio fece vedere a Mosè la terra promessa, ma che lui non raggiunse mai. Proprio il Vecchio Testamento infatti ricorda che l’uomo che guidò il suo popolo verso la terra ricca di “latte e miele” morì e fu sepolto sul Monte Nebo, anche se la sua tomba non è mai stata ritrovata. Così oggi il “pellegrinaggio” della delegazione di Montevarchi in questo viaggio lungo le orme di Padre Michele Piccirillo, iniziato ad Amman il 29 settembre e che si concluderà a Tel Aviv il 7 ottobre, dopo aver visitato le città gemellate di Lehavim, Rahat e Betlemme, ha vissuto uno dei momenti più toccanti ed emozionanti, con la partecipazione alla SS. Messa nella piccola cappella del convento dei frati francescani sul Monte Nebo, proprio accanto alla tomba che accoglie le spoglie di Padre Michele Piccirillo. Il rito è stato celebrato da Don Mauro Cornioli, sacerdote di Montevarchi tanto legato sia a Padre Michele Piccirillo che alla Terra Santa. Il Monte Nebo era un luogo molto caro a Padre Michele, tanto che ha voluto essere sepolto qui, in questa terra, al confine tra la Giordania e la Palestina, attraversata migliaia di anni fa dal popolo d’Israele durante l’Esodo, ma tanto cara anche a Gesù che sulle sponde del Giordano, lontano solo pochi chilometri e visibile ad occhio nudo dalla cima del monte, ricevette il battesimo da Giovanni il Battista e che poi lui percorse e attraversò durante la sua breve vita terrena annunciando a tutti la buona novella. Ma oggi l’intera giornata trascorsa dalla delegazione di Montevarchi in Giordania guidata dal Vice Sindaco Giovanni Rossi e dagli Assessori Nadia Acciai e Moreno Grassi, è stata dedicata al ricordo di padre Michele. Così sono stati visitati tanti luoghi non solo a lui cari, ma in alcuni casi da lui scoperti durante la sua attività di archeologo alla ricerca delle città costruite tra la Giordania, la Siria e la Palestina che nel periodo compreso tra il 300 e il 700 – 800 dopo Cristo hanno risentito dell’influsso della tradizione religiosa cristiana. La Giordania (così come anche la Siria) è disseminata di scavi archeologici, che sono dei veri e propri libri di storia aperti, che aiutano a capire e comprendere la presenza del cristianesimo nel mondo. Così è possibile scoprire anche come in antichità esistesse una pacifica convivenza della religione cristiana con la tradizione e la religione monsulmana, che diventa un esempio di integrazione e di rispetto anche per la nostra società.