AREZZO – Alcuni acconciatori ed estetisti della provincia hanno ricevuto, da parte della Società Consortile Fonografica (SCF), una richiesta di pagamento di diritti derivanti dall’uso di apparecchi per la diffusione di musica all’interno dei loro negozi.
“Si tratta di una vera e propria tassa sulla radio – dichiara Luca Bichi Presidente dell’Unione Benessere di CNA Arezzo – un balzello che deriva da una legge del 1941 che però, a parere dell’Associazione, non può essere applicata perché non è mai stato emanato il regolamento di attuazione che tra le altre cose doveva stabilire l’entità dei compensi dovuti”.
“E in tal senso – continua Bichi – non possono certamente essere estesi a tutti gli obblighi derivanti dalla firma di convenzioni che CNA non ha sottoscritto a livello nazionale con SCF e che eventualmente saranno impegnative esclusivamente per gli associati a quelle organizzazioni che hanno firmato tali accordi”.
CNA Arezzo contesta inoltre la poca trasparenza adottata da SCF nella vicenda: “Perché se è un diritto dovuto – afferma ancora Bichi – l’invito a pagare è stato rivolto solo ad alcune aziende e non a tutte? E perché l’importo richiesto è comprensivo di 20 euro per spese di verifica derivanti da un fantomatico sopralluogo effettuato da addetti della società fonografica che nessun imprenditore ricorda di aver mai visto?”.
A livello nazionale CNA sta seguendo la vicenda sia dal punto di vista legale che politico affinché si chiarisca definitivamente che le imprese artigiane che in proposito già pagano la SIAE non sono tenute a pagare il diritto richiesto.
“Nell’attesa che si arrivi al necessario chiarimento – conclude Bichi – CNA Arezzo invita tutti coloro che hanno ricevuto o che riceveranno la richiesta di pagamento a non procedere in proposito e a contattare tempestivamente l’Associazione”.