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Un pomeriggio indemoniato con Stefano Disegni

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Arezzo “L’altra mattina, a Fiumicino” ricorda simpaticamente Marco Travaglio “in attesa dell’imbarco del mio aereo per Torino, leggevo la striscia domenicale di Stefano Disegni sul Fatto Quotidiano. Raccontava della consueta visita di Sandro Bondi al suo Signore e Padrone, in femminee faccende affaccendato, per annunciargli la visita di tre avanzi di galera: Peppe er Corvo, er Malandra e ‘u Scannainfami. I quali, temendo di tornare dentro, si rivolgevano a lui per un aiutino. E lui li promuoveva rispettivamente ministri per il Recupero dei binari morti, per la Rimozione dei chewing-gum dai marciapiedi e per la Tutela e Salvaguardia del sasso italiano, con incorporato legittimo impedimento. Perché, spiegava – qui non si processa più nessuno, non siamo mica nel Medioevo –“.

“Pensando di non essere visto” continua Marco Travaglio “singhiozzavo in quell’angolo di aeroporto e ogni tanto mi asciugavo le lacrime. A un certo punto mi sono accorto che si era radunato un gruppo di persone che, avendomi riconosciuto, si stavano preoccupando per me e mi domandavano se avessi bisogno di qualcosa. Ho faticato parecchio a spiegare che non mi era accaduto nulla di tragico: piangevo dal ridere”.

Ecco Stefano Disegni fa questo effetto.
Impossibile resistere.
“Perché il bello della satira, quando è satira, è riuscire a dire le cose più turpi e feroci con una levità che le rende soffici come una piuma” come ha voluto ricordare Disegni in apertura dell’incontro tenutosi ieri sabato 20 novembre nello splendido scenario dell’Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna.

Riuscire a rendere la pornografia del potere con la stessa leggerezza che usa il bambino quando dice cacca.
Non si è risparmiato Stefano Disegni e di fronte ad una sala gremitissima ed un pubblico entusiasta ha raccontato di quando a metà anni Novanta lavorava nella redazione di Cuore.

Arrivava in moto, tutto vestito di pelle nera.

Poi, dopo la chiusura di Cuore, la collaborazione con l’Unità di Padellaro, dove pubblicava una striscia settimanale nell’inserto satirico «M».

Quando è stato fondato Il Fatto Quotidiano, è stato il primo ad essere chiamato, anzi precettato, con largo anticipo sull’arruolamento dei giornalisti: il nuovo giornale non poteva nascere senza Stefano Disegni.

Su Il Fatto Quotidiano ogni settimana regala tre quarti di pagina di delizioso veleno, riuscendo sempre a trasformare il fatto della settimana in una striscia irresistibilmente comica, cioè ancora più comica del fatto della settimana.

Il che non è difficile: è quasi impossibile.

Eppure lui ci riesce.

E dire che collabora anche al Riformista, a Ciak, a Linus, sempre con lo stesso livello altissimo, cioè bassissimo.

L’incontro di sabato è stata una sorta di occasione di stilare una classifica delle storie (alcune seriali) dei personaggi più riusciti di Disegni.

Berlusconi che dialoga con le sue palle e il suo pisello.

Il Papa che, in latino maccheronico, strepita coi cardinali perché non trova “meae scarpettae rubrae de Prada”.

D’Alema che sdottoreggia persino sulle lampadine fulminate e sul tempo che fa, e tutti intorno che hanno imparato a fare il contrario di quel che dice lui.

Rutelli che assume le forme e le sembianze degli oggetti, alberi, cespugli, muri che gli stanno intorno, come il ministro Goria tutto barba e senza lineamenti del Forattini migliore.

Bersani che, per essere vicino alla gente e ai giovani, va al Festival di Sanremo consigliato da Cristiano Malgioglio.

Bruno Vespa che, siccome la funzione crea l’organo, si trasforma in un tappetino con tutti i nei al posto giusto.

Minzolini che chiama Berlusconi a tutte le ore del giorno e della notte per far decidere tutto a lui, persino come rispondere alla domanda “Come va?”

Veltroni e Fassino moscissimi che si allenano sul ring del pugilato.

Capezzone reclutato dai mariti fedifraghi per trovare scuse politiche alle corna che mettono alle mogli.

Dell’Utri che propone il monumento al Mafioso Ignoto.

Angelino Alfano che deve trovare una giustificazione a ogni legge-capriccio di padron Silvio, il quale a ogni risposta esatta gli dà lo zuccherino.

I dialoghi di Bossi col figlio Renzo, detto il Trota.

Ghedini costretto a deforestarsi continuamente il pelo sullo stomaco per evitare il soffocamento.

Napolitano che dorme e intanto firma tutto, mica come quegli isterici di Ciampi e Scalfaro, che infatti non dormivano mai.

La Rai che manda in onda la nuova rubrica culturale “Per una pugnetta di libri” e il nuovo quiz “Chi vuol esser corruttore?”

E poi la saga di Bondi, l’umile e devoto palafregno che tritura le palle al suo Sire, Faro, Celeste, Conducator, Prence con i suoi ditirambi in endecasillabi sciolti e rime baciate, mentre quell’altro è intento a sperimentare le più avveniristiche tecnologie turboerettili.

Il meglio della sua produzione dell’ultimo biennio è raccolto nel libro, Indemoniato!, di cui ogni pagina da sola vale il prezzo di copertina.

Le copie messe in vendita autografate al termine dell’incontro sono andate a ruba.

Una sola avvertenza: mai leggere Indemoniato! in luoghi affollati da sconosciuti, tipo aeroporti, stazioni, bar, ristoranti, spiagge.

Vedendovi piangere o rotolare per terra, qualcuno potrebbe chiamare la neuro.

O l’esorcista.