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Wikileaks, Assange parla in chat: ‘Minacciato da una superpotenza’

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Wikileaks, Assange parla in chat: ‘Minacciato da una superpotenza’

Londra (Adnkronos/Ign) – Il sito Wikileaks non è stato raggiungibile oggi per circa sei ore: il provider EveryDNS, che fornisce l'accesso alla rete ad altri 500mila siti web, ha deciso di interrompere la fornitura del servizio al sito perche' Wikileaks.org e' stato bersaglio di massicci attacchi informatici che hanno messo a repentaglio la sua infrastruttura e a rischio l'accesso a migliaia di altri siti web. ''La fiducia e' della massima importanza: i nostri utenti e clienti sono il nostro bene piu' importante'', ha scritto in un comunicato la Dynamic Network a cui fa capo il provider. Poco dopo è stato lo stesso sito fondato nel 2006 da Julian Assange a confermare su Twitter quanto accaduto.
Dopo diverse ore di blackout, Wikileaks è tornato online su http://wikileaks.ch, che rimanda all'indirizzo IP del sito che sta pubblicando decine di migliaia di cablogrammi riservati della diplomazia americani. Il nuovo indirizzo sarebbe stato offerto dal Partito dei pirati svizzeri. E secondo quanto riporta il sito svizzero Ats, il sito di Julian Assange si e' gia' riservato per sicurezza un indirizzo in Liechtenstein www.wikileaks.li. L'indirizzo IP di Wikileaks si troverebbe Francia e apparterrebbe a OVH, il maggior provider d'Oltralpe e il secondo in Europa. E mentre continua la caccia al fondatore del sito, la mamma di Assange ha sempre più paura per suo figlio. Intervistata dalla 'Bild', la donna assicura di non conoscere il luogo in cui si nasconde Julian. "Non so neanche come stia. Sono veramente preoccupata".
Le autorita' svedesi intanto hanno aggiunto altri dettagli al mandato d'arresto internazionale contro Assange, ricercato per stupro. Il nuovo mandato reca il massimo della pena per tutti i reati per i quali e' ricercato – stupro, molestie sessuali e coercizione – come richiede l'ordinamento britannico.
Non e' chiaro dove si trovi in questo momento Assange, ma secondo alcuni media potrebbe trovarsi in Gran Bretagna. Assange ha sempre respinto le accuse, affermando che si tratta di una manovra per screditarlo.
Oggi Assange è tornato a farsi sentire con un'intervista rilasciata online sul sito del Guardian. Il fondatore di Wikileaks assicura di aver adottato misure di sicurezza adeguate per proteggersi da una "super potenza", facendo riferimento a minacce contro la sua persona ed altri responsabili del sito che arriverebbero dagli Stati Uniti. "Le minacce contro di noi sono pubbliche, comunque stiamo adottando appropiate precauzioni dal momento che dobbiamo fare i conti con una super potenza", ha detto.
Assange ha rivelato poi che centomila persone sono in possesso dei cablogrammi diplomatici americani che Wikileaks sta divulgando in questi giorni, e di altro materiale sensibile dagli Stati Uniti e da altri Paesi. Ma in forma criptata. ''Se qualcosa ci accade, le parti piu' importanti saranno diffuse automaticamente'', ha spiegato Julian Assange. ''Gli archivi del cablegate sono nelle mani di numerose testate. Sara' la storia a vincere. Il mondo sara' trasformato in un posto migliore. Sopravviveremo? Questo dipendera' da voi''.
Rispondendo poi alla domanda se intendesse in qualche modo censurare laddove necessario i nomi di persone potenzialmente esposte al rischio di rappresaglie, Assange ha detto che "Wikileaks ha alle spalle una storia di quattro anni di pubblicazioni. In questo periodo non vi e' stata alcuna accusa credibile, neanche da un'organizzazione come il Pentagono, di danni arrecati a qualcuno come risultato delle nostre attivita'".
Assange accusa il suo paese, l'Australia, di "lavorare attivamente per aiutare il governo degli Stati Uniti ad attaccare me e le persone a me vicine". "Comunque nelle ultime settimane il primo ministro australiano, Julia Gillard, e il procuratore generale, Robert McClelland, hanno detto chiaramente che non solo il mio ritorno e' impossibile ma anche che stanno attivamente lavorando per aiutare gli Stati Uniti governo nei suoi attacchi contro di me e le mie persone", ha detto Assange che da due giorni e' ricercato nei 188 paesi membri dell'Interpol per il mandato di arresto spiccato dalla magistratura svedese per stupro.
Per il fondatore di Wikileaks le persone che in questi giorni hanno chiesto pubblicamente il suo assassinio dovrebbero essere incriminate. Di recente infatti Tom Flanagan, un ex consigliere del primo ministro canadese, ha detto in tv che Assange dovrebbe essere ucciso. "E' giusto che Mr Flagan ed altri che hanno rilasciato veramente queste dichiarazioni siano incriminati per incitamento all'omicidio".
Secondo Assange, un Wikileaks anonimo, senza il suo viso e il suo nome, non funziona. All'inizio, questo percorso ''aveva distratto l'attenzione'' del pubblico, con una serie di ''estranei che sostenevano di rappresentarci''. In un primo momento infatti il sito aveva voluto ''seguire la tradizione dei matematici francesi che, anonimamente, firmavano il loro lavoro con il nome collettivo di Bourbaki''. Ma questo sistema non ha funzionato. ''Alla fine e' necessario che una persona sia responsabile di fronte al pubblico e solo una guida disposta a essere coraggiosa di fronte a tutti puo' dare alle fonti il coraggio di rischiare per il bene comune. Cosi facendo sono diventato un parafulmine. Mi arrivano attacchi su tutti i versanti della mia vita, ma anche crediti non giustificati come forza equilibratrice''.
Rispondendo alle domande dei lettori, Assange afferma che Bradley Manning "e' senza dubbio un eroe senza pari". Assange arriva così ad un passo dal confermare che il 23enne soldato americano, da giugno in prigione nella base militare di Quantico, sia veramente la fonte dei documenti riservati americani da lui pubblicati. "Se veramente, come dice il Pentagono, Bradely Manning e' dietro alcune di queste recenti rivelazioni, allora senza dubbio e' un eroe senza pari", ha affermato rispondendo ad una domanda riguardo alla riconoscenza da parte di Wikileaks nei confronti delle proprie fonti."Negli ultimi quattro anni il nostro obiettivo e' stato quello di magnificare le fonti che si prendono i rischi reali di ogni rivelazione giornalistica e senza le quali i giornalisti non sarebbero niente", ha detto.
Intanto, dai dispacci dei diplomatici Usa, rivelati dal WikiLeaks, emerge il ritratto del presidente afghano Hamid Karzai, considerato un leader indebolito, la cui fiducia nei suoi confronti risulta in calo sia all'interno del suo paese sia all'estero. A sollevare perplessita' sulle capacita' di Karzai anche gli Usa. "Resta da vedere se Karzai potra' o si asterra' dalla tattica del 'dare la colpa agli Usa' per deviare le critiche alla sua amministrazione" afferma Karl Eikenberry, ambasciatore americano in Afghanistan a partire dall'aprile 2009, in un messaggio a Washington. "La sua incapacita' di afferrare i piu' elementari principi di uno Stato, la sua profonda e radicata insicurezza come leader vanificano i nostri migliori sforzi di cercare in Karzai un partner responsabile" afferma infine Eikenberry, secondo quanto riferisce il 'Times'. Secondo quanto riporta il New York Times, il ministro degli Esteri dell'Oman "sta perdendo fiducia" in Karzai, mentre un diplomatico britannico esprime "profoda frustrazione". Gli Emirati Arabi invece sostengono senza mezzi termini che senza di lui la situazione in Afghanistan sarebbe migliore.
Dai documenti resi pubblici da WikiLeaks emergono anche le forti critiche all'impegno militare britannico in Afghanistan, tra il 2007 ed il 2009, da parte americana e del presidente Karzai. Secondo quanto riporta il 'Guardian' funzionari statunitensi e il presidente Karzai non ritenevano le forze britanniche in grado di garantire da sole la sicurezza della provincia di Helmand, tanto che Karzai si sarebbe detto sollevato alla notizia dell'invio dei Marines nella provincia.
Si viene a sapere inoltre che la Germania ha interrogato gli Stati Uniti sull'uso fatto del denaro versato dagli alleati come contributo per finanziare equipaggiamento ed infrastrutture dell'esercito afgano. Il sito di Assange ha infatti pubblicato i dispacci di protesta dell'ambasciatore tedesco alla Nato in cui si chiede di conoscere la destinazione dei 50 milioni di euro versati lo scorso anno come contributo al 'fondo fiduciario' per l'esercito afgano. Proteste sono partite da Berlino, Bruxelles e Washington nel mese di febbraio scorso: il governo tedesco voleva sapere che fine avesse fatto il denaro, perche' i progetti avviati non avanzassero, e perche' i militari americani si fossero attribuiti una percentuale del 15 per cento sulla somma.

Articlolo scritto da: Adnkronos