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Al Giardino delle Idee arriva il cinema secondo Mariarosa Mancuso

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Al Giardino delle Idee arriva il cinema secondo Mariarosa Mancuso

Arezzo – Giornalista, scrittrice ed autrice, Mariarosa Mancuso ha scritto saggi su Karen Blixen, Edith Wharton, Norman Douglas, Edmund Gosse, David Garnett e ha tradotto i racconti di Edgar Allan Poe.

Critica cinematografica è una firma storica de «Il Foglio» ove cura la rubrica «Nuovo Cinema Mancuso».

Collabora anche con il settimanale «Panorama».

Ha studiato filosofia e ha cominciato ad occuparsi di cinema per le radio della Svizzera italiana dove ha tenuto per anni una ascoltatissima trasmissione dedicata ai libri.

“C’è sempre un gran gusto a leggere le recensioni di Mariarosa Mancuso” afferma Aldo Grasso “è la mia critica di riferimento”.

Le sue sono reviews dal tono ironico e frizzante e con un taglio originale e stimolante.

La sua rubrica sul «Foglio» è un appuntamento fisso per critici e appassionati di cinema.

Una delle voci più pungenti del giornalismo cinematografico italiano, Mariarosa Mancuso raccoglie in Nuovo Cinema Mancuso il suo personalissimo punto di vista sul meglio (e sul peggio) offerto dal grande schermo negli ultimi anni: da Bright Star di Jane Campion, "mai così brava, neanche in Lezioni di piano", passando per A Single Man di Tom Ford con la sua "estetica da sciampista", fino a Baciami ancora di Muccino ("dopo Mad men, con che coraggio un regista italiano può ambientare una scena in un'agenzia pubblicitaria?").

Si ride e si ragiona con le 206 recensioni della "criticona", già di per sé piccoli capolavori di stile, asciutti e spietati, serviti con contorno di Popcorn, scoppiettanti commenti che addestrano il lettore a sperimentare contaminazioni e imprevedibili divagazioni.

E per riprendere fiato tra un salto pindarico e una stroncatura, Mancuso si concede il tempo di un intervallo per scrivere a ruota libera su festival, serie tv, trend cinematografici e molto altro ancora.

Con la prefazione di Giuliano Ferrara e Aldo Grasso.

Il conflitto filosofico tra i critici d’arte è qualcosa di veramente comico.

Ce la spassiamo il più delle volte quando un recensore si scaglia contro un altro appioppandogli epiteti quasi mitologici e canzonandolo con fare sardonico per il suo snobismo, la sua mancanza di sagacia o perspicacia, la sua seriosità ecc.

Poi scopriamo il più delle volte che tra loro intercorre una profonda amicizia e che nutrono un vicendevole rispetto, professionale e umano.

Il critico più abile nella demolizione crudele delle opinioni altrui è senza dubbio Mariarosa Mancuso.

Di sicuro, la Mancuso antepone all’idea utopica di un canone condiviso di valutazione della settima arte, la propria personale, e originalissima peraltro, idea di cinema.

Cos’è il cinema per Mariarosa Mancuso innanzitutto?

In primo luogo non può non essere intrattenimento e distrazione (nell’accezione pascaliana).

Non a caso Up e Bastardi senza gloria sono per lei “cinema allo stato puro”.

E così ogni possibilità di un cinema autoriale e “bello perché impegnato” è sconfessata.

Il tono della Mancuso non assume mai atteggiamenti pedanti; la sua prosa è scorrevole, piacevole e mai difficile.

Un profano del cinema potrebbe leggerla e capirla tanto quanto un incallito cinefilo e “recensofilo”.

Il suo immancabile senso dell’umorismo è quanto di meno banale ci possa essere, spesso colto e ricercato, ma senza esagerare.

Scevro da ogni sorta di cliché (che lei odia quanto il cinema italiano e sfotte persistentemente), il periodare mancusiano è anche una fonte di divulgazione e promozione culturale non indifferente, con accattivanti consigli di libri e azzeccate citazioni.