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Confcommercio presenta richieste di albergatori ai candidati a Sindaco

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Confcommercio presenta richieste di albergatori ai candidati a Sindaco

Arezzo – Creare un vero “prodotto turistico” aretino, che integri itinerari e risorse culturali con una seria pianificazione urbanistica, le infrastrutture e i servizi; pensare agli eventi culturali anche in chiave economica, fissando tempi di programmazione adeguati al mercato turistico; migliorare l’accoglienza attraverso segnaletica efficiente, pulizia delle strade, illuminazione e sistemi di informazione adeguati alle nuove tecnologie. Infine, eliminare le sperequazioni di imposte e tariffe locali mettendo sullo stesso piano tutte le imprese ricettive, sia del comparto alberghiero sia di quello extraalberghiero.

Sono queste, in estrema sintesi, le richieste che gli albergatori aretini hanno sottoposto ai candidati a Sindaco della città attraverso la Confcommercio.

Preoccupati dall’andamento del mercato turistico attuale, e soprattutto dalla mancanza di prospettive chiare sul futuro del comparto, gli imprenditori della ricettività hanno elencato le loro aspettative in un documento snello, meno di dieci pagine, che hanno fatto pervenire a tutti gli aspiranti amministratori della città. Nei prossimi giorni, li incontreranno ad uno ad uno, per capire quanto delle loro richieste potrà essere recepito nei diversi programmi elettorali.

“Non ci interessano le colorazioni politiche” spiega il presidente dell’Associazione Albergatori Gianni Fabbrini “vogliamo soluzioni concrete e sbocchi reali per il turismo, che è prima di tutto un’attività economica che produce ricchezza ed occupazione sul territorio. Troppo spesso viene invece confusa con un’attività hobbistica, trascurando quindi come “minori” i problemi che la affliggono, abusivismo in testa. Come se le 929 strutture ricettive – fra alberghi, b&b, agriturismi ed altro ancora – e gli oltre 1350 pubblici esercizi esistenti in provincia di Arezzo non fossero imprese come le altre. Imprese che, ovviamente, trovano la loro ragione di essere nella redditività”.

È proprio il calo preoccupante della redditività a preoccupare gli operatori: “altro che alberghi troppo cari” dice Fabbrini “negli ultimi 9 anni il prezzo medio di vendita delle camere da noi è sceso del 15%. Molti sono stati costretti ad agire sulla leva del prezzo per resistere a crisi e concorrenza e ora si ritrovano con margini di guadagno insufficienti”. I flussi turistici, del resto, sono aumentati molto meno di quanto non abbiano fatto le strutture ricettive. “Nel comune di Arezzo” si legge nel documento “c’è stata una crescita impercettibile delle presenze turistiche negli alberghi (+3.005 nel 2009 rispetto al 2001) a fronte di una crescita ben più consistente dei posti letto (+797 nello stesso periodo, a cui vanno aggiunti i circa 569 posti letto nati nel settore extralberghiero). In pratica, a fronte di una torta che resta più o meno sempre uguale, cresce il numero dei commensali”. Alla carenza di turisti leisure si aggiunge la quasi totale assenza di quelli business, che ad Arezzo sono stati il primo motore degli investimenti nelle strutture ricettive: ben 1.576 dei 1.909 posti letto alberghieri esistenti nel comune sono nati infatti per il turismo d’affari, ora portato via dalla crisi economica internazionale.

“Il tasso medio di occupazione dei posti letto è sceso dal 37,23% del 2001 al 22,12% del 2009” aggiunge Fabbrini “vale a dire che su dieci posti letto, otto rimangono vuoti durante l’anno. È un’ipoteca sul futuro delle nostre imprese, che si ritrovano senza risorse per investire nell’adeguamento delle strutture, nell’innovazione, nella formazione del personale”. Chiaro dunque, l’appello al futuro primo cittadino affinchè impedisca l’apertura di nuove strutture, magari solo per giustificare investimenti edilizi nelle grandi aree industriali dismesse.

Altro tasto dolente, le tariffe: “già in Italia sono le più alte d’Europa, poi Ici e Tarsu vengono addirittura parametrate anche sulle superfici non produttive, hall e corridoi compresi”.

“Arezzo è ad un bivio: se decide di diventare anche una città turistica, deve iniziare a lavorare con le logiche del settore che, per esempio, obbligano ad organizzare mostre con almeno due anni di anticipo, pena l’esclusione dai circuiti dei tour operator. Continuare come si è fatto finora, con eventi last minute che nulla lasciano al territorio in termini di organizzazione, è solo uno spreco di soldi”. Così come è uno spreco di soldi pensare al turismo in termini di promozione “nessuna azienda automobilistica si sognerebbe di pubblicizzare un auto che non esiste, ma è quello che facciamo noi con il turismo. Un esempio: promuoviamo Piero della Francesca come fosse un prodotto turistico, quando ancora non esiste neppure un biglietto unico tra i vari musei che hanno le sue opere. Mancano ancora molti elementi per comporre un quadro esaustivo dell’offerta turistica locale che sia appetibile e concorrenziale sul mercato nazionale ed internazionale”.

Gli imprenditori del turismo aretino chiedono quindi che la prossima Amministrazione Comunale proceda a risolvere gli attuali problemi del comparto, per quanto di sua competenza, con una seria e pianificata gestione del territorio e delle sue risorse. “Non pretendiamo che ci porti i clienti in albergo, questo è compito nostro, ma almeno che rimuova gli ostacoli che impediscono alla città di diventare una destinazione turistica più rinomata. Non basta avere Cimabue o Piero della Francesca, il turismo ha bisogno di servizi!”.