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Due progetti aretini finanziati dal Centro Nazionale Malattie

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Due progetti aretini finanziati dal Centro Nazionale Malattie

Ridurre i “danni da radiazioni ionizzanti” e “prevenire il diffondersi di malattie infettive negli immigrati”: due progetti aretini finanziati dal Centro Nazionale Malattie
Importante incarico alla Asl8 per trovare soluzioni da condividere poi con altre realtà in Italia.

Arezzo – Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm), ha individuato nella Asl aretina il soggetto che dovrà sviluppare due progetti di ricerca da esportare poi sia in Toscana che nel resto d’Italia.
Fra tante proposte giunte all’organismo, l’azienda aretina ha visto riconoscere la validità innanzitutto dell’idea, così come del percorso di ricerca e attuazione, per lo sviluppo e la realizzazione di progetti in grado di migliorare, in ambiti diversi fra loro, le condizioni dei pazienti e dei cittadini. Soprattutto per quanto concerne l’azione di prevenzione. Il grande valore di entrambi i progetti, risiede anche nella vastità dell’area testata e valutata: non una tipica ricerca di laboratorio, ma uno strumento scientifico-organizzativo che coinvolge numerose strutture e servizi sanitari, e tanti cittadini.
I progetti che hanno avuto l’approvazione del Ccm riguardano lo “Stop all’Uso Inappropriato di Test diagnostici utilizzanti radiazioni ionizzanti nelle Cardiopatie” e la “Rete di interventi per prevenzione e gestione delle malattie infettive nella popolazione immigrata”

RADIAZIONI IONIZZANTI
Il primo progetto di ricerca riconosciuto all’Azienda Sanitaria aretina, è contraddistinto dalla sigla “SUIT-HEART2”: punta alla prevenzione primaria del cancro attraverso la riduzione di test diagnostici ionizzanti inappropriati.
Lo studio sarà condotto in partnership con il CNR di Pisa, il Tribunale dei Diritti del malato, l’Agenzia Regionale di Sanità e il Dipartimento Diritti Cittadinanza e Coesione Sociale della Regione Toscana, la Fimmg di Arezzo.
L’imaging ionizzante utilizzato (secondo la letteratura scientifica) è inappropriatamente usato in almeno il 40% dei casi: e questa inappropriatezza rappresenta una significativa sorgente di inutile esposizione alle radiazioni ionizzanti per i pazienti (rischio senza adeguato beneficio).
Il grande valore aggiunto del SUIT-HEART2 rispetto a precedenti studi, è legato alla sua potenziale diffusione nella pratica clinica e se ne differenzia per tre aspetti fondamentali: di scala, perché si passa da una circoscritta realtà ospedaliera-CNR che coinvolge meno di una decina di medici prescrittori al mondo reale di una macroazienda territoriale dove operano centinaia di medici prescrittori; di teatro, perché si passa da una corsia superspecialistica alla realtà ambulatoriale della medicina di primo livello; di attori perché si passa dalla realtà virtuale di medici superspecialisti operanti in reparti ipertecnologici ed orientati alla ricerca, alla realtà quotidiana di Medici Ospedalieri e di Medicina Generale operanti su un vasto territorio estremamente sensibili a tutte le soluzioni che li aiutino a curare meglio e in maniera più razionale i loro pazienti.
Fra le novità di rilievo, la adozione di un software elaborato dal Cnr di Pisa che guiderà i medici prescrittori nella valutazione dell’effettivo beneficio per le persone sottoposte ad esami radiologico ionizzanti.
L’obiettivo finale del progetto è quello di fornire un modello (esportabile e scalabile) di best practice che realizzi sul campo gli obiettivi di buona pratica radiologica e radio protezionistica, abbattendo la radioesposizione inappropriata e inutile tramite il solo aumento di cultura e consapevolezza radiologica di prescrittori, esecutori e pazienti.
Il progetto viene finanziato con 400.000 euro e sarà coordinato dal Direttore sanitario del San Donato, dottoressa Grazia Campanile.

PREVENZIONE PER GLI IMMIGRATI
Negli ultimi anni nella Provincia di Arezzo, con l'aumentare della popolazione immigrata , si è creata la necessità di affinare le strategie per la prevenzione, la diagnosi precoce e la cura di alcune malattie infettive, in particolare Tubercolosi, HIV ed epatiti virali. La presenza di comunità sempre più ampie di popolazioni immigrate da paesi ad alta endemia ha modificato non tanto l'incidenza di nuovi casi di Tubercolosi, ma ha determinato un sempre maggiore contributo ai casi da parte di immigrati da paesi ad alta endemia tubercolare (nella realtà aretina circa il 90% dei casi).
Si è verificata inoltre la comparsa di casi bacilliferi in età pediatrica, con coinvolgimento di comunità scolastiche, e di multiresistenze farmacologiche.
Sempre sulla Tubercolosi, si verifica spesso la difficoltà di completare la terapia antitubercolare per i casi affetti, e la chemioprofilassi per i contatti, per sospensione anticipata, probabilmente per una non completa comprensione del problema e scarsa integrazione tra servizi ospedalieri e assistenza sanitaria di base.
Nella maggior parte dei casi, all'arrivo il migrante è in buone condizioni di salute; è necessario comunque che sappia individuare i primi sintomi di patologie infettive e sappia a chi rivolgersi per ottenere assistenza.
Da qui nasce la necessità di implementare l'integrazione tra servizi di prima accoglienza, servizi sanitari di prevenzione e cura delle malattie infettive, dei Medici di medicina generale e pediatri, dei servizi sociali, dei mediatori culturali, delle associazioni di volontariato al fine di individuare politiche efficaci per contrastare le malattie infettive nella popolazione immigrata.
L’obiettivo finale del progetto è garantire l'informazione alla popolazione immigrata sulle strategie di prevenzione, diagnosi precoce e terapia delle malattie infettive, evidenziando percorsi assistenziali facilitati per l'accesso a strutture sanitarie, integrando una rete di servizi territoriali, di volontariato, di comunità di immigrati.
Sarà perciò realizzata una rete aziendale che integri i servizi territoriali, consultori, i medici di famiglia e pediatri, servizi sociali, e che coinvolga vari soggetti interessati a vario titolo finalizzata a realizzare percorsi facilitati di assistenza sanitaria, saranno elaborati messaggi in più lingue da distribuite ai punti di contatto quali centri di accoglienza, questura, associazioni di volontariato, gruppi di immigrati referenti di comunità anche religiose per migliorare l'orientamento e l'informazione nella popolazione immigrata sui diritti di accesso al Servizio sanitario nazionale e sui percorsi assistenziali. Verranno predisposti con la collaborazione dei mediatori culturali, messaggi informativi in più lingue per sensibilizzare gli immigrati sull'individuazione dei sintomi più comuni delle malattie infettive in esame segnalando a chi rivolgersi per avere maggiori informazioni.
Tramite un questionario multilingue somministrato dalle associazioni di volontariato (ai Centri prima accoglienza, Caritas), si intende identificare i soggetti potenzialmente affetti da Tubercolosi e da altre malattie infettive da sottoporre a screening tubercolinico, Rx Torace o altri accertamenti.
Un progetto che comporta la formazione dei Medici di famiglia e pediatri sulle più frequenti malattie infettive dell'immigrato, per ridurre il ritardo di diagnosi e richiamare l'attenzione sui sintomi iniziali delle malattie infettive e sulla necessità di screening.
Per questo progetto c’è un finanziamento di 68.800 euro. Coordinatore scientifico è il dottor Marcello Caremani.