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L’atto sul conferimento della cittadinanza onoraria a Margherita Hack

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Aurora Rossi è stata la proponente di un atto di indirizzo per l'avvio delle procedure di conferimento della cittadinanza onoraria a Margherita Hack: “Già nella ricorrenza dell'8 marzo un gruppo di donne aretine ha avanzato la proposta di conferire alla professoressa Margherita Hack la cittadinanza onoraria di Arezzo. La Hack, scienziata di fama mondiale, è un simbolo della ricerca italiana, un punto di riferimento per gli studenti, dei precari, degli insegnanti, per la sua difesa della scuola e dell'università pubblica. Gli aretini hanno dato un tributo a Margherita Hack ogni qualvolta è stata presente in città per le sue conferenze che hanno registrato un pubblico davvero notevole dimostrando grande apprezzamento per le sue doti di scienziata e di divulgatrice. Il suo impegno e il suo lavoro, per i diritti delle donne e per la laicità dello Stato ne fanno un esempio che merita da parte di Arezzo un riconoscimento”.

Luigi Scatizzi: “credo ci sia la necessità di un regolamento che disciplini questo genere di riconoscimenti. Come scienziata, indubbiamente, la Hack merita tuttavia la mancanza di regole certe su un argomento di tale importanza mi porta a fare questo genere di considerazioni preventive”.

Francesco Francini: “per il regolamento dei lavori consiliari, una cittadinanza onoraria, prima di venire in Consiglio, dovrebbe passare in conferenza dei capigruppo. Questo per una condivisione ampia dell'istanza e perché il Consiglio non si trovi spaccato su un conferimento siffatto, fattispecie che sarebbe poco opportuna. Nella precedente consiliatura era addirittura invalso l'uso della unanimità in conferenza prima che la pratica arrivasse in Consiglio Comunale. Questo atto è una forzatura alla natura, appunto, della cittadinanza onoraria. Con il rischio di suscitare discussioni antipatiche e richieste future magari pretestuose”.

L'invito di Roberto Barone ai consiglieri di opposizione è stato quello di non trincerarsi dietro motivazioni formali mentre Matteo Bracciali ha sottolineato come promuovere un simile procedimento è “legittimo. Oggi si tratta infatti di avviare le procedure, non si conferisce la cittadinanza. In conferenza dei capigruppo ne discuteremo entrando nel merito della figura”.

Giuseppe Fanfani: “ero seduto insieme a migliaia di aretini sugli scalini del duomo ad ascoltare la Hack. Quando si parla di cittadinanza tuttavia non mi piacerebbe che si svolgesse una discussione che dividesse il Consiglio tra favorevoli e contrari, laici e cattolici. Dare la cittadinanza vuol dire riconoscersi, tutti, in una persona che si vede come un fratello tra fratelli, che ha nobilitato il territorio e che i cittadini sentono partecipe della collettività. È un processo che ha bisogno di una maturazione. Se ci fosse un voto a maggioranza, avremmo già ammazzato la pratica e fatto un dispetto a chi vorremmo onorare”.

Aurora Rossi ha ribadito di “non voler certo aggirare il regolamento del Consiglio Comunale ma solo avviare un iter che dovrà basarsi sul successivo rispetto, ovviamente, delle norme e sul confronto fra consiglieri”.

Ancora Francesco Francini: “se vogliamo entrare allora nel merito della Hack, le motivazioni addotte da Aurora Rossi non sono quelle che lo statuto del Comune prevede. Esso recita, citando i presupposti della cittadinanza onoraria: “duraturi legami con la città di Arezzo e un significativo contributo allo sviluppo e al prestigio della comunità aretina”. Basterebbe questo per fermare qui la discussione. Poi lo statuto richiede che il cittadino onorario debba caratterizzarsi per un atteggiamento di 'tolleranza'. La Hack è profondamente intollerante verso la cultura cattolica. Intervistata sul rapporto fede-scienza, l'abbiamo sentita dire parole dure verso i credenti, sul papa, tesi sull'eutanasia non condivisibili. Se dessi il mio voto a questa cittadinanza farei torto alla mia persona e alle tante persone che come me vedono non tutto finito dopo questa vita”.

La pratica è stata approvata con 15 favorevoli, 7 contrari e 1 astenuto.