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Lucherini: ‘Partecipazione popolare e degrado a Saione’

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Lucherini: ‘Partecipazione popolare e degrado a Saione’

Arezzo – “Si fa un gran parlare di volontà partecipativa popolare alle scelte politiche, come contributo essenziale affinché le stesse siano espressione reale dei bisogni della gente, ma di fatto tale partecipazione non c’è. Ne è riprova l’incontro che la lista civica “Progetto per Arezzo” ha organizzato presso la Circoscrizione Saione martedì scorso. Alla serata hanno preso parte quasi tutti i candidati della lista, con l’assenza pressoché totale dei cittadini del quartiere. Era l’opportunità per analizzare insieme i dati emersi nel 2003 dal rilevamento affidato alla società Avventura urbana da parte del Comune di Arezzo, che evidenziavano lo stato di degrado sociale e ambientale in cui sono costretti a vivere gli abitanti della zona. Il rilievo, condotto con serietà e professionalità indiscutibili, ha messo a nudo una realtà del vivere quotidiano veramente sconcertante e allarmante.
Sconcertante perché, dopo il rilievo commissionato dall’amministrazione comunale e costato svariate decine di migliaia di euro, sono passati quasi tre anni senza che nulla sia stato fatto per porre rimedio al problema. Allarmante perché il degrado sociale, peggiorato sensibilmente nei tre anni trascorsi, ha raggiunto limiti oltre i quali è prevedibile l’impossibilità del ritorno.
Abbiamo sperato inutilmente di avere i pareri aggiornati della comunità sul documento e sugli effetti che ha prodotto sulle coscienze dei cittadini l’assoluta indifferenza dell’amministrazione. Ci sarebbe piaciuto sentire dal vivo le lamentele, i desideri e le aspettative delle persone, per formulare insieme le possibili soluzioni del problema o almeno per ottenere un contenimento immediato del continuo declino e delle prospettive di lungo termine, per un ritorno ai tempi passati quando il quartiere di Saione era guardato con ammirazione dagli aretini. Questo sembra essere il segnale maggiore che abbiamo raccolto: la perdita di identità, che poi è la cosa più umiliante per una collettività.
Certamente se, come sembra, nel quartiere vive una quantità di cittadini di origine straniera pari al 39 per cento di tutta la popolazione e che la stima rappresenta oltre dieci etnie diverse, la perdita di identità è fisiologica e l’integrazione è impossibile. E’ difficile pensare di integrare una moltitudine di persone, portatrici di religioni, costumi, tradizioni e culture così drasticamente diverse, ma ignorare il problema senza parlarne, senza confrontarci sulle soluzioni è da sconsiderati. E’ proprio perché siamo abituati ad assumerci le nostre responsabilità che ci sarebbe piaciuto un dibattito con l’opportunità di elencare le nostre proposte, confrontandole con i desideri di chi questa emarginazione la subisce senza più speranza”.