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Martinelli pittore di Montevarchi e maestro del Seicento Fiorentino

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Montevarchi – La Galleria degli Uffizi con la sua collana di mostre “La città degli Uffizi” – ideata da Antonio Natali, direttore del museo fiorentino – e Il Comune di Montevarchi, Assessorato alla Cultura, con il sostegno della Regione Toscana e della Provincia di Arezzo e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nell’ambito delle iniziative del SEICENTO IN VALDARNO, presentano la mostra: GIOVANNI MARTINELLI PITTORE DI MONTEVARCHI, MAESTRO DEL SEICENTO FIORENTINO che si terrà nella città natale dell’artista, dal 19 marzo al 19 giugno 2011. Curata da Andrea Baldinotti, Bruno Santi e Riccardo Spinelli, è la prima esposizione monografica dedicata a questo grande artista, una delle figure più affascinanti ed enigmatiche della pittura del Seicento, ma allo stesso tempo, se si esclude la ristretta cerchia degli specialisti, una delle meno conosciute.
Una sorte avversa sembra essersi accanita ingiustamente su Giovanni Martinelli condannandolo per lungo tempo all’oblio. Il silenzio dei biografi, a partire da Filippo Baldinucci che non gli dedica un profilo nelle sue Vite. Pochi i dipinti datati e quelli ricordati dalle fonti dispersi o distrutti. Una fama di uomo difficile, litigioso, spesso inadempiente nella consegna dei quadri, è il ritratto che emerge dai registri dell’Accademia del Disegno a Firenze dove Martinelli compare coinvolto in più di venticinque cause, tra il 1621 e il 1659, anno della sua morte. L’esposizione odierna è dunque l’occasione per una grande riscoperta.
In mostra una selezione di trentacinque capolavori, ventisette dipinti e otto disegni, provenienti sia da musei che da prestigiose collezioni private, presentati secondo un ordine cronologico e tematico. L’esposizione, come per le precedenti della Città degli Uffizi, ruota attorno ad un’opera cardine conservata nella Galleria fiorentina in grado di restituire in maniera emblematica la personalità e la poetica dell’artista: il Convito di Baldassarre, considerato da molti il capolavoro del Martinelli. Un dipinto che rappresenta una vicenda biblica dalle forti connotazioni morali, concepita come una “favola teatrale in azione”, dove la resa straordinaria degli oggetti manifesta un insopprimibile amore per la natura morta.
La mostra si apre con le opere connesse all’esperienza romana e al luminismo caravaggesco: dal Miracolo della Mula, il primo dipinto conosciuto dell’artista, firmato e datato 1632, al San Leonardo di Caposelvi, scoperto recentemente. Seguono le raffigurazioni allegoriche, alcune delle più affascinanti e misteriose opere del Martinelli, tra cui: Le Arti e il tentativo di corruzione operato dalla megera della collezione Caripistoia e le quattro Allegorie della Galleria degli Uffizi.
L’altro grande filone del Martinelli, la pittura di soggetto religioso, è rappresentato da opere quali la straordinaria Samaritana al pozzo di Terranuova Bracciolini, l’Ecce Home della Galleria degli Uffizi, la Maddalena (collezione Cariprato), Sant’Agnese (collezione Luzzetti) o la Madonna con bambino e San Giovannino (collezione Pratesi). Il tema della Natura morta, così caro al Martinelli, ha tra le opere in mostra Rose, asparagi, peonie e garofani dal Museo della Natura Morta a Poggio a Caiano e la stupenda Pala di Pozzolatico.
Tra il nucleo di disegni in mostra, spicca un autoritratto del Martinelli, mai visto prima d’ora, una copia settecentesca del pittore John Brown tratta dal perduto affresco del Martinelli in Santa Cecilia a Firenze dove si era ritratto. Scoperto da Giovanni Pagliarulo nella collezione del Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi, il disegno ci mostra un Martinelli con il volto semi nascosto da un mantello e da un grande cappello calato sulla fronte.

La mostra rientra tra le iniziative previste per il SEICENTO IN VALDARNO a cui si affianca un ITINERARIO nel territorio alla scoperta delle opere del Seicento, circa cento, tra cui un’inedita Annunciazione del Martinelli scoperta a Terranuova Bracciolini. Accompagna la mostra un catalogo dal titolo “Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi, Maestro del Seicento fiorentino”, pubblicato da Maschietto Editore, con prefazione di Antonio Natali, a cura di Andrea Baldinotti, Bruno Santi e Riccardo Spinelli.

Chiarito definitivamente il luogo natale, a lungo ritenuto Firenze, e il nome del padre Lorenzo, rimane ancora incerta la data di nascita dell’artista che potrebbe collocarsi tra il 1600 e il 1604. Formatosi a Firenze nella bottega del Ligozzi, dove è documentato fino al 1625, Martinelli non ebbe inizialmente, ma forse mai, vita facile in città, dove mancò di ogni appoggio e di importanti patroni. Anche se, tra le sue opere di esordio, andate perdute, compare un committente d’eccezione: fra Francesco dell’Antella, lo stesso del Caravaggio a Malta. Dopo la rottura con il Ligozzi se ne perdono le tracce documentarie fino al 1636, quando lo troviamo iscritto all’Accademia del Disegno a Firenze e l’anno seguente divenuto Accademico, apre una propria bottega in via degli Avelli. Dieci anni di silenzio durante i quali avrebbe soggiornato, per la maggior parte del tempo, a Roma dove ebbe a vedere dal vero la pittura del Caravaggio e fu in contatto con i caravaggeschi, guardando soprattutto ai francesi Vouet e Valentin. Questa tesi è supportata su base stilistica da opere come lo splendido Miracolo della Mula, il primo dipinto conosciuto del Martinelli, firmato e datato 1632, oggi nella chiesa di San Francesco a Pescia, ma originariamente a Montevarchi, come scoperto recentemente. L’opera mostra un’adesione profonda del Martinelli alla lezione caravaggesca nell’aspetto naturalistico e luministico, e una conoscenza del prototipo del Cigoli a Cortona. Il Martinelli morirà nel 1659, ancora relativamente giovane, lasciandoci tuttavia un catalogo di opere di grande livello che la storiografia gli ha riconosciuto negli ultimi cinquant’anni. Un silenzio assordante calerà sulla sua figura fino alla riscoperta negli anni ’50 del Novecento con il fondamentale contributo di Fiorella Scricchia Santoro e successivamente con la grande mostra sul Seicento fiorentino del 1986, in Palazzo Strozzi a Firenze, a cura di Piero Bigongiari e Mina Gregori, che lo traghetterà tra i grandi dei Seicento; fino agli studi più recenti di Chiara D’Afflitto, a cui, in suo ricordo, è dedicata la mostra.
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