Home Attualità Nofri sulla caccia: ‘Il mio grido d’allarme inascoltato’

Nofri sulla caccia: ‘Il mio grido d’allarme inascoltato’

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Arezzo – Era giusto un anno fa che lanciavo il mio grido d’allarme anche da appassionato di questo sport: è necessario che i cacciatori confermino la loro maturità individuando i punti critici nei quali evitare la caccia, collaborando all’individuazione delle zone adatte. Due erano i contenuti di un appello che sono costretto a ripetere: innanzitutto occorre dire basta alla caccia nel territorio che separa Indicatore da Arezzo, lungo la strada statale 69, nei fondi e nei campi intorno alla provinciale di Chiani e alla comunale di Talzano, la strada che sale da Indicatore e si ricollega a Le Poggiola. Non è una presa di posizione ideologica ma una constatazione. Cito quello che si trova concentrato in questa porzione di Comune: ferrovia, rispetto alla quale alcuni soggetti sono stati sorpresi negli ultimi anni anche a meno di 50 metri, quagliodromo, strade ordinarie, cimiteri, capanne e abitazioni, cresciute negli ultimi anni. Fra poco l’interporto. Una concentrazione di siti, manufatti, infrastrutture che determina un’assoluta mancanza delle distanze di sicurezza. Perché la Provincia non riconsidera in quest’area il perimetro dove esercitare la caccia e non lo monitora adeguatamente?
Secondo: le pettorine. Con una spesa minima si può acquistare e indossare questo abbigliamento salvavita specie in stagioni come le attuali quando all’apertura della caccia si abbina la voglia delle persone di passeggiare nei boschi in cerca di funghi. Una pettorina che non si mimetizzi con la vegetazione, sia ben evidente in qualsiasi ora del giorno ed eviti così spari accidentali. Credo che rendere obbligatoria una pettorina ad esempio gialla come di quelle che si tengono nelle auto per i cercatori di funghi sia una soluzione che potrebbe evitare le disgrazie che ogni anno producono vittime.