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Patto di stabilità e Iva: lettera del Sindaco al Governo

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Patto di stabilità e Iva: lettera del Sindaco al Governo
Giuseppe Fanfani

Arezzo – Il Sindaco Fanfani ha inviato una lettera ai Ministri dello Sviluppo Economico e delle Finanze e ai parlamentari eletti ad Arezzo chiedendo sia la revisione dei criteri del Patto di Stabilità che la normativa sull’esenzione Iva. Ecco il testo della lettera:

«Condividendo pienamente il documento sottoscritto il 23 settembre 2011 da Anci, Upi e Conferenza delle Regioni, ritengo doveroso sottoporre alla Vostra attenzione gli effetti della manovra approvata con la legge 148 del 2011 che individua “Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo”.
Siamo in presenza di conseguenze che incidono, in maniera immediata, pesante e negativa, sulla vita delle persone e delle imprese. Aziende e famiglie già oggi devono affrontare i danni della crisi economica, riducendo qualità e tenore di vita, aumentando ansie e angosce per il futuro. Stiamo parlando di giovani senza lavoro, di adulti dalle prospettive incerte, di anziani che non sanno se e come potranno essere assistiti. In questo quadro, il Governo infligge un ulteriore colpo i cui contenuti sono ovviamente a Voi noti.
Mi permetto di evidenziare un riflesso del Patto di Stabilità nell’economia di una città di medie dimensioni, quale Arezzo, che ho l’onore e la responsabilità di governare. Nelle nostre casse ci sono circa 10,5 milioni di euro pronti per essere spesi. Non per cose superflue ma anche per pagare le imprese che hanno realizzato opere pubbliche utili a tutti i cittadini. Esse hanno lavorato e noi siamo pronti a pagarle. Ma non lo possiamo fare. Vorrei che Voi aveste di fronte i piccoli e medi imprenditori con i quali noi abbiamo rapporti quotidiani e che, giustamente, non comprendono perché non debbano essere pagati. E lo comprendono ancora meno quando apprendono che i soldi ci sarebbero ma non possono essere spesi. La loro reazione non è quella della “politica”: loro non sono in grado di prendere tempo perché hanno, ogni mese, gli stipendi da pagare ai lavoratori e le rate dei mutui da pagare alle banche. E traggono le logiche conclusioni: resistono finchè possono e poi portano i libri in tribunale e spediscono le lettere di licenziamento.
Io sono un Sindaco. Non sono e non voglio essere una sorta di esecutore di pene capitali inflitte da altri. Ritengo che tutti quanti dobbiamo avere senso istituzionale e quindi cercare, tra tutti i livelli istituzionali, le soluzioni migliori per i cittadini e per il Paese. In questo senso il mio Comune sta facendo la sua parte, riducendo spese, ottimizzando i servizi, chiedendo un grande sforzo ai propri dipendenti. Ma anche il Governo deve fare la sua parte che non può essere del “furbetto” che taglia le risorse agli enti locali e trasforma quest’ultimi nei responsabili della crisi delle aziende e della riduzione se non della cancellazione dei servizi sociali.
Per queste ragioni mi permetto di sollecitare, a nome della mia intera comunità, una revisione dei criteri del Patto di Stabilità che consenta ai Comuni virtuosi di rispettare i suoi impegni e di assolvere ai suoi compiti istituzionali.
E in questa fase uno strumento aggiuntivo, di natura positiva, può essere il riconoscimento dell’esenzione Iva per gli enti locali. Oggi noi la paghiamo ma non possiamo scaricarla ed è quindi un puro costo che grava sui nostri bilanci e perciò sulle spalle della comunità locale. Chiedo che siano esentate da Iva non solo le opere pubbliche ma l’insieme dei servizi e dei beni acquisiti dall’ente pubblico nella propria veste istituzionale. In questo modo libereremo risorse fino ad un massimo del 21% della spesa che potremmo così destinare agli investimenti, allo sviluppo e al sostegno dell’occupazione.
Chiedo ai nostri parlamentari di farsi carico di queste riflessioni e di operare affinché ne possano trovare accoglienza legislativa.»