Home Attualità Salute Pneumologia territoriale, cinque anni in costante crescita

Pneumologia territoriale, cinque anni in costante crescita

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Arezzo – Che le cure al proprio domicilio invece che in ospedale siano motivo di maggior qualità della vita è ormai universalmente riconosciuto. Quando poi si costruisce un modello e si mette in pratica un’assistenza domiciliare per prestazioni di altissima specialità in pazienti lungodegenti che necessitano di cure complesse, questo testimonia una forte attenzione agli aspetti dell’umanizzazione delle cure. Una componente, questa, sempre più attesa e richiesta dagli utenti e, al tempo stesso, riconosciuta ed indicata dagli operatori come elemento fondamentale del carattere qualitativo di un “servizio”. E’ il caso della Pneumologia Territoriale aretina, un servizio avviato nel 2006 e già divenuto un modello organizzativo di riferimento, esportabile in Toscana e anche oltre. “Una esperienza “esaltante” – come la definisce il responsabile Marco Biagini – condotta con grande impegno professionale ed umano, dal personale della Unità Operativa di Pneumologia Territoriale. Medici ed infermieri che ogni giorno si impegnano a trasferire i benefici degli interventi specialistici una volta possibili solo in regime di ricovero ospedaliero, al domicilio dei pazienti, così come negli ambulatori o nelle strutture residenziali territoriali della nostra provincia.”

MALATI “COMPLESSI” SEGUITI A CASA PROPRIA
Nel corso del 2010 sono stati seguiti domiciliarmente 455 pazienti con patologie respiratorie croniche complesse: 251 ad Arezzo, 89 in Valdarno, 40 in Casentino, 37 in Valdichiana, 38 in Valtiberina. In ambulatorio ed a domicilio, vengono attualmente seguiti più di 500 pazienti con insufficienza respiratoria cronica in ossigenoterapia a lungo termine (OTLT). Nel quinquennio 2006-2010 sono stati presi in carico 34 pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e, nello stesso periodo, 49 pazienti in ventilazione meccanica invasiva continua domiciliare attraverso tracheostomia.
Si tratta di pazienti che vivono a casa propria solo grazie a macchine che permettono loro di respirare attraverso circuiti e dispositivi, che devono funzionare sempre in modo perfetto, necessitando quindi di costanti controlli. Ed per questo che, di pari passo con gli interventi sanitari strumentali e manuali specializzati, tra i compiti degli operatori della pneumologia territoriale c’è anche quello della formazione di familiari, badanti ed assistenti domiciliari all’utilizzo ed al controllo dei macchinari. Il modello organizzativo adottato dalla U.O. Pneumologia Territoriale aretina, verificato nel tempo per i risultati qualitativi e quantitativi ottenuti, ha determinato un notevole interesse nella comunità medica a livello nazionale, tanto da richiamare specialisti di altre regioni a prendere visione diretta della nostra realtà.

MILANO SI ISPIRERA’ AD AREZZO
La settimana passata è stato ospite della nostra Azienda il dottor Riario Sforza, Direttore del Reparto di Pneumologia Riabilitativa dell’Azienda Sanitaria Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano. Ha voluto conoscere da vicino il modello organizzativo della Pneumologia Territoriale aretina, nell’ottica di una sua applicazione nel contesto metropolitano di Milano, dove non esiste al momento un servizio specialistico pubblico omogeneo, gestito direttamente sul territorio, per l’assistenza a domicilio o mediante proiezione in Struttura per i pazienti con malattie respiratorie croniche fortemente invalidanti. Dopo un’ampia ricognizione sul territorio della coperto dalla nostra Asl, compresi gli Ospedali di Comunità, le RSA, domicilio di pazienti che avevano espresso il consenso, Riario Sforza ha manifestato forte interesse per le modalità di lavoro adottate e compiacimento per i risultati ottenuti, confrontandosi in questo anche con i direttori di due dei più grandi distretti sociosanitari, Claudio Pedace per Arezzo e Anna Domenichelli per il Valdarno. Presto operatori aretini della Pneumologia territoriale inizieranno un rapporto di collaborazione, recandosi a Milano per contribuire ai preliminari per l’applicazione locale del modello organizzativo aretino.