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Tanti applausi per Vito Mancuso al Giardino delle IDEE

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Tanti applausi per Vito Mancuso al Giardino delle IDEE

E’ un teologo.

Ma più che un teologo Vito Mancuso è senza dubbio un libero pensatore.

Insegna teologia presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dunque in una università laica, non in un seminario o in una facoltà sotto l’egida del Vaticano.

E ciò indubbiamente influisce nel suo pensiero e nelle sue disquisizioni teologiche.

Editorialista de La Repubblica, a molti Vito Mancuso ricorda il libro “L’anima e il suo destino”, vero e proprio bestseller che ha avuto il pregio di far uscire la teologia dei vecchi sacri palazzi vaticani per far conoscere le pieghe dell’anima anche a persone della strada, a casalinghe, ma anche a astrofisici, scienziati delle più qualificate università italiane.

Per chi conosceva da vicino le opere del prof. Mancuso quindi, era già familiare il suo parlare chiaro, schietto, semplice, mai banale, il suo modo diretto di affrontare tematiche teologiche.

Un pregio che tutto il pubblico del Giardino delle IDEE ha potuto apprezzare sabato 3 dicembre in occasione della presentazione del suo nuovo bestseller dal titolo “Io e Dio. Una guida del perplessi”.

Un Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo esaurito da giorni ha fatto da splendida cornice ad un incontro/confronto che ha appassionato il pubblico sino alle ore 19.30.

Tanti gli applausi e tantissimi gli autografi rilasciati a conclusione di una giornata aretina che era iniziata per il prof. Mancuso in tarda mattinata.

Una visita agli affreschi di Piero della Francesca, una visita alla Mostra dedicata a Giorgio Vasari e promossa nel sottochiesa della basilica di San Francesco dalla Soprintendenza ai Beni architettonici, artistici e paesaggistici di Arezzo e due passi per il centro storico della città.

Poi in fretta al Museo per rispondere alle domande di Antonella di Tommaso, Barbara Bianconi, Luca Tosi e Fernando Maraghini.

Molto spesso i filosofi scrivono per i filosofi.

I teologi per i teologi.

Vito Mancuso percepisce da tempo un forte disagio da parte della coscienza credente contemporanea rispetto al patrimonio dottrinale e quindi scrive per tutti.

Il fatto di ritrovare argomentate in modo chiaro, organico e sistematico obiezioni che, grosso modo, ciascuno sentiva e sente dentro di sé, tutto questo è una specie di festa della ragione per molti.

E la teologia cristiana ha da sempre, come compito specifico, quello di riuscire ad essere universale, ad essere la più semplice e al contempo la più profonda possibile.

Riuscire a trovare profondità e semplicità è una grande e difficilissima operazione spirituale.

Vito Mancuso ha catturato l’attenzione del pubblico del Giardino delle IDEE parlando della priorità e validità della giustizia del Bene, dell’Essere rispetto al nulla, al male, al nichilismo.

Parlando poi di coscienza, di verità, di ricerca di spiritualità.

“Il nostro mondo soffre del dualismo del sapere, in base al quale tra ciò che dice la scienza e ciò che dice la teologia non vi è nessuna comunicazione. Il risultato è lo statuto della doppia verità. Noi credenti viviamo spesso in un mondo mentale della doppia verità. Un principio però si impone a chiunque voglia pensare onestamente: la verità non può che essere una e una sola. Il mondo è unico, e ciò che di esso dice la teologia non può essere in contrasto con ciò che di esso dice la scienza” ha ricordato il prof. Mancuso.

Continuando “Penso che la vera ragione della frattura tra Chiesa e mondo sia la mancanza di una filosofia a cui agganciare l’annuncio cristiano. La Chiesa ha sempre avuto un impianto filosofico dentro cui l’annuncio appariva logico e fondato. È una caratteristica intrinseca del cattolicesimo questo bisogno di filosofia. La vera radice della crisi del rapporto tra cristianesimo e mondo moderno è l’assenza di un terreno comune, appunto di una filosofia”.

Penso infine” ha concluso il prof. Mancuso “che chiunque abbia letto le mie pagine possa vedere da sé quanto la mia proposta sia distante dal ridurre tutto a tranquillo esercizio di vita morale. L’esercizio della vita morale è l’impresa più alta di un essere umano, e non è mai qualcosa di tranquillo. Contiene dramma, lotta, agonia, anzitutto contro se stessi. E non se ne esce senza l’aiuto della grazia, che io individuo nell’energia suscitata in noi dall’attrazione esercitata all’interno della nostra coscienza dall’idea sussistente della giustizia e del bene, cioè, per dire la stessa cosa nei consueti termini religiosi, da Dio”.