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Treni… Lettera aperta di Roberto Panci alla città

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Treni… Lettera aperta di Roberto Panci alla città

1. Una città che fino al secolo scorso è sempre stata interconnessa attraverso infrastrutture ferroviarie atte allo spostamento delle persone (consentivano movimenti verso Nord o Sud abbastanza agevoli) come mai si trova oggi a non essere tenuta nella giusta considerazione?
Penso che non serva illustrare quanto il suo territorio sia esteso ed importante (comprende ben quatto vallate: Casentino, Valtiberina, Valdichiana e Valdarno), ed è l’unico (escludendo Firenze) esteso capoluogo di provincia attraversato dalla Direttissima (Napoli-Roma-Milano)!
2. A chi può convenire non trovare una soluzione effettiva a questo problema che è iniziato da alcuni anni, ma continua nel suo lento e costante peggioramento e che sta diventando non più sopportabile? Negli anni ’70 da Roma in 90’ arrivavi ad Arezzo; domani basteranno 3h?
3. Come mai le persone che una volta sceglievano la nostra città come punto di sosta da cui partire per visitare Roma o Firenze sono sempre meno? In questo caso cosa ne pensano coloro che hanno il turismo come elemento principale dell’attività lavorativa?
4. Perché accettare supinamente che la qualità della vita di noi “utenti”, obbligati a servirsi del mezzo ferroviario per la quotidiana attività lavorativa peggiori continuamente con l’aumento dei tempi giornalieri di percorrenza (la cosa naturale sarebbe invece ridurli)?

Raggiungere e tornare dal posto di lavoro costa tantissime ore di vita, e come nell’esempio che segue non serve neppure spendere molto perché, valutando tutto con attenzione, il servizio ricevuto può essere definito ancora peggiore:
• costo dell’abbonamento Eurostar di seconda classe 320 € mensili;
• partenza da Arezzo poco dopo le 7,35 (sarebbe da anticipare di 30’ per arrivare prima) con il solo treno Eurostar che va verso Sud;
• spesso per evitare di sedersi per terra (treno affollatissimo), o si ha una prenotazione del posto (fatta con il giusto anticipo), o si deve optare per una consumazione alla carrozza ristorante (che fino a poco tempo fa era obbligatoria); un caffè costa circa più o meno come la prenotazione;
• arrivo a Roma dopo le 8,45 e senza fermate intermedie;
• svolgimento delle attività personali;
• partenza da Roma alle 20,15 (manca un treno intorno alle 18.00 che fermi ad Arezzo un’ora dopo) con qualcosa che è definito “Eurostar” (unico E.S. verso Nord che fermi ad Arezzo);
• in questo caso i posti a sedere ci sono: poi sarà chiaro e si capirà il perché;
• arrivo ad Arezzo alle 21,50 (per non dire intorno alle 22) con le “fermate intermedie di Orvieto e Chiusi”.

Che meraviglia!!!

Ecco spiegato il perché: questo treno ha un costo da E.S., ma per i tempi impiegati non lo è!

Cosa volete che siano più di 14 ore al giorno fuori casa (e questo se siamo fortunati), quando sarebbe possibile ridurle a 10 o poco più, e non ci si venga a dire che altri stanno peggio:
– non hanno un’adeguata infrastruttura ferroviaria come quella che abbiamo lasciato costruire
nel nostro territorio accettandone i costi che però dovevano essere bilanciati dai servizi;
– e visto che questa benedetta Direttissima c’è (ancora non sono riusciti a spostarla) perché non
usarla con un servizio decente di E.S. (con il giusto orario per andare e tornare);
– non chiediamo 10 fermate, ma qualcosa che sia funzionale per gli utilizzatori della stazione di
Arezzo, così non potremo più dire “…è pagata da tutti e serve solo tre o quatto grandi città…”.

Ora, risposte concrete sono sempre bene accolte, ma un impegno immediato da tutti coloro che, a nostro avviso, avrebbero la possibilità d’incidere sul modo di comportarsi di Trenitalia
(Provincia, Comune, Associazioni: Commercianti, Industriali, Artigiani…), sarebbe necessario, considerato che sono ormai anni che il Comitato cerca di colloquiare e portare tutte queste forze sedute allo stesso tavolo senza riuscirvi.

Un saluto da Roberto Panci del Comitato Viaggiatori.