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Un otto marzo nel segno del lavoro e dell’impresa

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Un otto marzo nel segno del lavoro e dell’impresa

Arezzo – “L’8 marzo ha assunto spesso un valore retorico ma in questa lunga fase di crisi deve essere occasione e strumento per riaffermare il valore del lavoro per le donne e la fortissima qualità che l’imprenditoria femminile ha ormai consolidato”.
Rossella Sorini, Presidente del Comitato Impresa Donna CNA, sottolinea il significato particolare della festa della donna, edizione 2011
In Italia il fossato che separa le donne dal lavoro è sempre più largo: una su due non lavora e non cerca lavoro. Quelle attive, infatti, sono solo il 46,3% a fronte di una media europea del 58%. Non solo: il 27% di esse abbandona il posto dopo la nascita del primo figlio. Non a caso il Rapporto del World Economic Forum, che valuta i paesi in base a come distribuiscono risorse e opportunità tra uomini e donne, pone l'Italia al 74° posto. Questo rappresenta un handicap per la nostra economia e per ogni credibile strategia di crescita.
Le lavoratrici dipendenti, commenta Rossella Sorini, sono le prime a pagare la situazione di crisi nelle industrie e le imprenditrici sono di fronte a difficoltà crescenti. In realtà lo sviluppo dell’”impresa rosa” avrebbe effetti moltiplicatori positivi per l’intero sistema: se si portasse l'occupazione dal 46% al 70% si avrebbe un aumento del Pil di circa il 20%. Inoltre, in base a uno studio della Bocconi, l'ingresso nel mercato del lavoro di sole centomila donne oggi inattive farebbe crescere il nostro Pil di 0,28 punti l'anno, consentendo di finanziare un incremento del 30% della spesa pubblica per le famiglie".L'occupazione femminile crea altro lavoro: per ogni 100 donne che entrano nel mercato del lavoro si creano sino a 15 posti aggiuntivi nel settore dei servizi.
Nonostante la crisi,il tasso di crescita dell'impresa femminile è positivo (+0,2% mentre quello maschile è negativo, -0,5%) mentre l’ occupazione nelle aziende in rosa, tra il 2003 e il 2008, è cresciuta del 15% rispetto al 3% delle imprese maschili. Le donne imprenditrici hanno maggiore difficoltà ad ottenere un credito e spesso hanno condizioni più penalizzanti. Una donna imprenditrice paga il denaro di più rispetto ad un uomo. Questo é un dato allarmante ed inspiegabile soprattutto alla luce del fatto che tendenzialmente le donne hanno una propensione al rischio più basso rispetto agli uomini e sono anche meno insolventi.
“In questo quadro – commenta Rossella Sorini – sono comunque possibili una serie di azioni positive. Cna Impresa Donna pensa ad un complesso di attività anche non molto costose finanziariamente, che però svolgano la funzione di incentivare e sostenere nascita e radicamento delle imprese femminili. La conciliazione tra lavoro e vita è un fronte necessario su cui agire, immaginando un settore innovativo e moderno di servizi per la famiglia".