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Arezzo compatta: difendiamo la Provincia

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“Arezzo ha tutti i numeri e le carte in regola per restare Provincia, da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare, e il sistema locale è compatto mai in precedenza per difendere questa posizione Solo se non fosse possibile mantenere l’autonomia della nostra Provincia, siamo disposti ad ragionare su proposte di aggregazione che vedano Arezzo come capoluogo, nel rispetto del dettato legislativo”. E’ questo il messaggio forte emerso all’unanimità dalla Borsa Merci di Arezzo, dove Provincia, Comune di Arezzo e Camera di Commercio, avevano chiamato a raccolta gli aretini per verificare se le posizioni forti assunte dalle istituzioni nei giorni scorsi trovavano riscontro e sostegno nella collettività locale. Centinaia i partecipanti e oltre 30 gli interventi da parte di cittadini, sindaci, sindacalisti o rappresentanti di varie realtà locali. “Quella di questa sera – ha detto il Presidente Vasai in apertura del suo intervento – non è una manifestazione contro nessuno. Tantomeno contro la Regione o il suo Presidente. Ciò premesso, è altrettanto necessario sottolineare che Arezzo e la sua classe dirigente sono chiamati a pretendere il massimo rispetto dei diritti di questo territorio e della comunità che lo abita”. Con il decreto, poi diventato legge, sulla spending review – ha continuato Vasai – si sono fissati due paletti rigidi, senza alcuna oggettività, che ostacolano l’esercizio dell’autonomia che la Costituzione riserva agli enti locali interessati. In Toscana, la Regione aveva da tempo avviato un percorso per la creazione di tre aree vaste, coltivando l’idea che le Province dovessero essere abolite, ma ora aggregare le province di Arezzo-Siena-Grosseto, equivarrebbe a creare una nuova Provincia grande quanto la metà della regione, ovvero il doppio delle altre due Province che si vorrebbero creare; contraddicendo clamorosamente anche il Testo Unico degli locali, il quale all’art.21 prevede che ciascun territorio provinciale deve corrispondere alla zona entro la quale si svolge la maggior parte dei rapporti sociali, economici e culturali della popolazione residente”. Al termine della sua disamina della situazione, il Presidente della Provincia ha riaffermato il diritto di Arezzo di rimanere Provincia ed ha lanciato una chiaro monito. “Se così non sarà, se si pretende di far nascere le nuove Province dagli egoismi dei singoli territori, compreso il nostro, se non si accetterà di dialogare con le comunità locali e chi le rappresenta, io mi impegno a fare tutto quello che è necessario per difendere gli interessi della nostra comunità, utilizzando tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione, come sta accadendo in tutta Italia” . Dello stesso tono l’intervento del Presidente della Camera di Commercio Giovanni Tricca. “Ad Arezzo – ha spiegato Tricca, ci sono 45.000 imprese, che rappresentano il 10% di quelle presenti nella Regione Toscana e il 26% dell’export. L’idea delle 3 macro aree mi trova dissenziente, anche perché tra Sestino e Massa Marittima c’è una distanza enorme che non è supportata da infrastrutture adatte. Pur convinti della necessità di una razionalizzazione delle istituzioni, non possono esserci imposti confini che la tradizione ed il territorio non hanno e non possono sostenere”. “La Chiesa sta accanto ad Arezzo – ha detto nel suo applaudito intervento l’arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana – e io sto con Arezzo. Se vogliamo ottenere qualcosa, su questo, dobbiamo essere d’accordo tutti. Già un aretino su 4 stenta ad arrivare a fine mese, non possiamo aggiungere elementi che possano mettere in crisi ancora di più il sistema locale. Stasera, non siamo qui contro nessuno, al contrario, ci servono ponti per tirare fuori una politica capace di grandezze”. Complessivamente gli interventi sono stati 26: hanno parlato i Sindaci Ivano Ferri di Cavriglia, Graziano Agostini di Poppi, Nazzareno Betti di Piandiscò, Daniela Frullani di Sansepolcro e Andrea Vignini di Cortona, i rappresentanti sindacali Marco Salvini della Cisl e Giorgio Cartocci della Cgil, il coordinatore della Rsu della Provincia Gino Pitti, il Presidente dell'associazione “Rondine” Franco Vaccari, Annamaria Lodovichi dell'Ufficio Scolastico Provinciale, il Presidente della consulta del volontariato di protezione civile Gabriele Romanini, Franco Scortecci del comitato “Per Arezzo Provincia”, il Presidente del Coni Giorgio Cerbai, l'ex Assessore comunale Alessandro Giustini, il segretario provinciale del Psi Graziano Cipriani, il capogruppo Udc in Provincia Simone Palazzo, l'architetto Alessandro Cinelli dell'Inarsind, i consiglieri regionali Enrico Ammirati e Stefano Mugnai del Pdl, Dario Locci del gruppo misto e Vincenzo Ceccarelli del Pd, i cittadini Michele Tocchi, Saverio Picinotti e Simone Paolucci. La lunga serie di interventi, è stata conclusa dall’On. Donella Mattesini, che ha raccolto l’invito a svolgere una azione efficace sul Governo per far conoscere la situazione specifica della Provincia di Arezzo. “L’incontro di stasera – ha spiegato il Sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani nel trarre le conclusioni – è stato voluto perché abbiamo ritenuto di dover ascoltare tutte le voci per affrontare un problema che è serissimo e presuppone tanta unità. Una riforma dell’assetto istituzionale e dei servizi andava affrontato diversamente. Salvare il nostro territorio è il nostro obiettivo comune per le ragioni che sono state ricordate e per la dignità. Quello che si perde oggi non lo ritroveremo più. Dobbiamo inviare a Firenze un messaggio preciso che ci veda uniti a tutti i livelli, politici, economici, le categorie: Arezzo non si rassegnerà mai ad essere declassata. Le tesi da portare avanti sono due: o la provincia di Arezzo resta tale e quale o è capoluogo di un’area vasta. Oggi è il momento del coraggio da parte di tutti. Ciascuno di noi deve avere il senso profondo del mandato che abbiamo ricevuto dai cittadini, senza tentennamenti”. In chiusura, il Presidente della Provincia ha letto il documento congiunto approvato da Comune di Arezzo, Provincia e Camera di Commercio, condiviso dai presenti con un convinto applauso.