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Celebrati i dieci anni della Gruccia

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AREZZO – Sembra ieri eppure sono già passati dieci anni. Per l’ospedale della Gruccia dieci candeline da spegnere sulla ipotetica torta, per celebrare un anniversario, ma soprattutto per fare il punto su ciò che rappresenta questa struttura, sul valore di una scommessa che a suo tempo ha fatto tanto discutere e sulle prospettive anche in periodi di vacche magre.
Erano in tanti stamani nella sala Paul Harris del monoblocco valdarnese a festeggiare, ma soprattutto a compiere una riflessione sulle cose fatte e su quelle da fare.
Emozionante sentire il racconto di chi ancora in attività o ormai in pensione, ha ripercorso gli anni della progettazione e delle decisioni. La difficoltà di superare le resistenze a lasciare i vecchi amati ospedali per passare ad un monoblocco di vallata. La necessità non solo di da dare indicazioni ai progettisti, ma anche di saper pensare all’utilizzo di li a 10 – 20 anni di questa struttura con le immancabili mutazioni delle esigenze dei cittadini e delle pubbliche amministrazioni.
“Eppure possiamo dire – ha sottolineato Enrico Desideri, direttore generale della Asl 8 – di aver vinto quella sfida e di essere oggi di fronte a impegni nuovi, nella consapevolezza però di aver compiuto la scelta giusta. Più di 15 anni fa – ha ricordato – facevo parte del gruppo in Regione che stava lavorando per passare dagli allora 92 ospedali agli attuali 42. Ciò che chiede oggi il Governo per la spending review noi lo abbiamo fatto con grande anticipo. Ma la cosa più difficile – ha sottolineato Desideri – era decidere cosa mettere dentro questo monoblocco, quali discipline, quali dimensioni dare, come prevedere futuri sviluppi, senza per questo poter sbagliare troppo le previsioni. Con l’allora direttore sanitario Cuccuini (oggi direttore del dipartimento dell’emergenza-urgenza), i progettisti e con gli amministratori, abbiamo lavorato tanto, ma oggi credo che i cittadini possano sentirsi orgogliosi del loro ospedale e dei suoi professionisti.”
In dieci anni la Gruccia si è modificata anche nella sua natura. Sempre più un ospedale collegato con il territorio, sia prima della fase acute delle malattie, sia nel ritorno dopo il ricovero alle proprie abitazioni o strutture nel territorio. E anche al suo interno sono cambiate tante cose. Oggi c’è l’oncologia. A settimane aprirà la radioterapia. Nello stabilimento hanno trovato spazio il Crt (Centro Riabilitazione Terranuova) vera eccellenza a livello nazionale. L’ospedale di Comunità, l’hospice. Il pronto soccorso si è modificato (ci sono 37.000 accessi all’anno) e così anche le altre aree tematiche, anticipando in parte la futura trasformazione in ospedale per intensità di cure.

I NUMERI DEL CAMBIAMENTO
E’ nei numeri diffusi dal direttore sanitario Massimo Gialli che è facile capire il peso di questa struttura, la sua capacità nel dare risposte al territorio, la sua forza di essere in una rete ospedaliera provinciale e regionale.
Dal 2002 al 2012 i posti letto sono passati da 221 a 170 ordinari, mente sono saliti da 17 a 28 quelli per il Day Hospital, a dimostrazione che i tempi di ricovero si sono ridotti, grazie ad una migliore organizzazione, ma soprattutto ad una medicina che è nel frattempo migliorata sotto il profilo scientifico e operativo. I ricoveri sono passati 12.152 del 2002 a 9.648 di oggi. Da quando ha aperto i battenti, alla Gruccia i ricoveri totali sono stati 122.662, più della popolazione servita. 35.000 gli interventi chirurgici eseguiti, 500.000 le prestazioni rx (i raggi), 100.000 le tac, 55.000 le risonanze magnetiche, 63.000 le ecografie , 32.000 le visite cliniche per il seno.
Ogni anno l’attività di poliambulatorio registra quota 90.000 accessi. Le endoscopie sono 2.000 all’anno, mentre i gessi arrivano addirittura a 12.000 all’anno, più di trenta al giorno di media. Alla Gruccia sono nati fino ad oggi 7.726 bambini. Si è nel frattempo passati dagli 8 parti annui del 2002 in acqua, ai 60 del 2012 (fino a ottobre). E se nel 2002 le madri straniere erano il 14%, nel 2012 sono state il 26%. Segno anche questo del mondo che cambia, con un’ospedale in grado di rispondere ad esigenze nuove, anche sul piano culturale e della conoscenza.