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Condivisione tra Asl e zona aretina nella gestione spending review

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Condivisione tra Asl e zona aretina nella gestione spending review

I saluti del Sindaco Giuseppe Fanfani che ha ringraziato l’attenzione che “Enrico Desideri riserva al nostro territorio” hanno introdotto la Conferenza dei sindaci della zona aretina che ha visto il direttore generale della Asl 8 tenere una dettagliata relazione sugli effetti della cosiddetta spending review regionale prevista nella delibera n. 754 del 10 agosto scorso. “Una novità normativa – ha puntualizzato Desideri – che nella precedente riunione del 20 luglio non era uscita. Adesso possiamo invece ragionare sulla sua contestualizzazione nella nostra realtà. Un percorso che dovrebbe concludersi entro il 3 ottobre. Partiamo con alcuni dati: il fondo sanitario aziendale subisce per la prima volta una riduzione del 3,73%, quindi la sfida è importante anche perché poi, in sanità, l’inflazione incide in maniera più accentuata che in altri settori di spesa. In soldoni, parliamo di 34,7 milioni di euro in meno. Il piano di rientro mira a ridurre il fabbisogno tendenziale di 20 milioni cosicché porteremmo il taglio effettivo a 14 milioni di euro. Teniamo ben a mente questa cifra.
Un altro aspetto introduttivo che non posso tacere è che dal 2008 a oggi assistiamo a una costante riduzione dei costi di produzione senza per questo incidere negativamente sulla qualità dei servizi offerti. I dati d’altronde ci dicono che dalle regioni contermini, Lazio compreso, i cittadini vengono a curarsi da noi”.

Enrico Desideri è entrato poi nel merito delle previsioni della delibera 754: “due gli allegati che la compongono. Con il primo la Regione Toscana ci invita a ridurre i costi per gli acquisti; acquistare i farmaci che hanno perso il brevetto, ma non certo la valenza, e dunque sono diventati generici; recuperare sui beni economali, gli ausili e i dispositivi cardiaci, campi molto vasti per i quali, come esempio, possono valere gli ausili che comprendono dalle carrozzine agli arti artificiali ai materassi anti-piaghe; ridurre i servizi come pulizie e ristorazione ma come Asl lo abbiamo già fatto nella misura del 5%; ottimizzare la gestione del personale, voce che incide per il 35% sulla spesa aziendale; ridurre le consulenze e anche qui ricordo che abbiamo portato a zero la relativa spesa; ridurre gli affitti, tema anche questo centrale per il quale stiamo pensando di utilizzare spazi nostri che si libereranno grazie al complesso di razionalizzazioni previsto. Avremo 5-6 milioni in meno per gli investimenti e questo, non lo nascondo, può essere elemento di preoccupazione”.

Ed ecco l’allegato B: “partiamo da quello che è previsto come obbligatorio, ovvero le Aft e le Case della salute. Due soluzioni che chiariscono la visione che la Toscana ha della propria sanità, ovvero potenziare le cure di base in tutto il territorio. Le Aft sono le aggregazioni di medici che si occupano di cure primarie: medici di famiglia, pediatri ed ex guardia medica. Tali aggregazioni devono diventare presidi sanitari in grado di garantire assistenza 24 ore su 24. Vogliamo che in queste strutture venga fatta medicina di iniziativa, i numeri dimostrano che è la strada da seguire. Per quanto riguarda le cure intermedie, dove possiamo trovarle? Riteniamo di avere un numero insufficiente di posti letto per queste così abbiamo pensato intanto di trovare spazi nelle Rsa, residenze sanitarie dove ne esistano, ovviamente, di adeguati. Ora sono previste le Case della salute, da ospitare in spazi pubblici, della Asl o del Comune, per potenziare il diritto di cura. Con una precisazione che potrebbe diventare una sorta di motto: limitare l’eccesso di cure favorisce l’accesso alle cure”.

Attenzione anche alla emergenza territoriale. “Molto si è fatto, ma il processo non è finito – ha detto Desideri – con la riorganizzazione del servizio, che ha significato un potenziamento delle postazioni e degli equipaggi, con l’introduzione dell’automedica, e l’utilizzo a pieno regime del volontariato. Senza sprecare risorse, ma attenti a garantire ai cittadini la più appropriata delle risposte, si proseguirà nella trasformazione gia avviata e sperimentata, di alcune ambulanze da medicalizzate a infermierizzate”.

Infine l’ospedale: “non siamo d’accordo – ha subito affermato Desideri – con chi vuole chiudere i piccoli ospedali perché per noi la parola chiave è ‘rete’. Dunque: impiego integrato della rete ospedaliera. Vogliamo arrivare a una gestione integrata e informatizzata delle sale operatorie, al San Donato sono 12. Le equipe possono offrire l’alternativa ai pazienti che siano esse stesse a operarli in Valdichiana piuttosto che ad Arezzo, anche solo per accelerare i tempi di attesa. Ovviamente dovrà essere previsto il contrario. E visto che siamo caduti a parlare di chirurgia, spendo due parole sul reparto di robotica dell’ospedale di Arezzo: dal primo settembre è entrato in servizio uno dei migliori specialisti italiani, Sbrana una settimana ogni due mesi tornerà da Chicago. La gestione dei turni di notte: al San Donato, abbiamo 10 medici ‘notturni’, a nostro parere ne bastano 9; va rivalorizzato il ruolo dei medici internisti dell’ospedale affinché gli specialisti siano coinvolti davvero nei casi necessari. L’ottica, a ben vedere è sempre quella della ottimizzazione delle risorse, in questo caso umane, e tutto il meccanismo reggerà se procederemo nella stessa direzione in materia di posti letto. Di più: se ridurremo di un giorno, di 0,7 giorni nel 2013, la degenza dei ricoverati. Se 40.000 sono le degenze annuali, pensiamo subito ai risparmi conseguibili. Essi si aggirerebbero intorno a 160.000.000 euro. Non pretendo di giungere subito a questa cifra ma se anche ci attestassimo nei primi anni a un terzo sarebbe un successo strepitoso. Ecco allora che quei 14 milioni di euro che adesso ci vengono a mancare troverebbe adeguata copertura”.

L’assessore alla sanità del Comune di Arezzo Lucia De Robertis: “la parola chiave è ‘noi’: siamo una sola cosa rispetto al cittadino, abbiamo lo stesso obiettivo che è tutelare la sua salute, per questo invito tutti a usare lo stesso linguaggio e smettere di rimpallarsi responsabilità. Se le strutture pubbliche che operano in questo settore diverranno fronte unico, daranno il giusto contributo per fronteggiare la situazione attuale. Come amministrazione siamo contenti di lavorare assieme alla Asl per la Casa della salute, di usare strumenti comuni di comunicazione, prevenzione e informazione e di attivare ogni forma di collaborazione. Perché integrarci oltre a essere esigenza di linguaggio univoco è anche l’unica risposta che si attende il cittadino”.