Home Attualità Economia Rsu Provincia: ‘La tutela dei servizi, la difesa del lavoro’

Rsu Provincia: ‘La tutela dei servizi, la difesa del lavoro’

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La Rappresentanza Sindacale Unitaria (RSU) della Provincia di Arezzo apprezza la discussione in corso sul riordino delle province ed il movimento che tende a crearsi anche ad Arezzo. Anche noi non condividiamo le ipotesi finora in campo, specie quelle venute dai livelli regionali, poiché povere di dettagli e contenuti. Sono improbabili i pretesi risparmi ed è invece possibile, al termine del processo avviato senza troppo senno dal governo Monti, che sia aumentata la distanza tra istituzioni e cittadini. Per ora si intravedono solo disagi e ricadute negative sui territori e sulle fasce più deboli di popolazione, con possibile perdita o peggioramento dei servizi oggi erogati.

Ai compagni di strada del 5 settembre alla Borsa Merci proponiamo che tema unico o principale del dibattito non rimanga quello sui confini delle nuove province o sui capoluoghi. L'impegno di tutti, nell'interesse dei cittadini, dovrebbe essere volto al mantenimento dei servizi attualmente erogati da questa Provincia e dagli uffici periferici dello Stato che potrebbero scomparire: chi li garantirà e dove? La struttura dei servizi, in ogni caso, non dovrà essere accentrata e distante ma decentrata e prossima all'utenza. Troppo poco viene detto sulla conferma dell'assegnazione delle deleghe regionali al nuovo soggetto; troppo poco si parla delle future modalità organizzative dei servizi e della distribuzione nel territorio delle sedi e degli uffici a cui i cittadini potranno rivolgersi. Dove dovremo andare per fare quella certa pratica od ottenere quella certa utilità?

Altra questione sottovalutata è quella delle “nuove province” come enti di secondo livello, non più elette dai cittadini ma dai sindaci e consiglieri comunali dei territori coinvolti, in area ristretta o vasta. Non si tratta solo di perdere una parte del potere elettivo che la Costituzione ha affidato a tutti i cittadini (e non è poco); si tratta anche di un affidamento diretto al ceto politico delle “nuove province”, che saranno solo un'azienda multiservizi pubblica, una sorta di Intercomunale dei tempi passati di cui non si può sentire bisogno. L'opposizione a questa norma elettorale ad hoc, al fine del suo superamento, dovrebbe essere un impegno di tutti i benintenzionati che il 5 settembre si sono riuniti alla Borsa Merci, sia di quelli a cui piace l'Area Vasta con Arezzo capoluogo che di quelli che sono per la Provincia di Arezzo e basta.

Con indifferenza e quasi con senso di estraneità è trattata fino ad oggi una questione che per noi è di assoluto rilievo: la salvaguardia dei posti di lavoro attualmente in essere, fissi o precari, che sono fortemente messi in discussione. L'economia aretina, il commercio, la produzione, i consumi, sono forse in grado di tollerare una consistente perdita di capacità di spesa di altre famiglie, la perdita di altri posti di lavoro, il trasferimento di lavoratori in altri territori? Anche questa è carne al fuoco della discussione, ed è la nostra carne.

Ci preoccupa anche che nella sala della Borsa Merci, in mezzo a tanti sindaci, politici e dignitari, non abbia aleggiato, se non di sfuggita, la questione delle questioni: lo stato finanziario degli enti tutti, dopo le ripetute strette di collo del Governo centrale. I dissesti (leggi: fallimenti) prossimi venturi sono previsti per il 2013, che è domani. E riguarderanno quasi tutte le attuali province e tanti comuni: spesso non per colpe o mala gestione di sindaci o presidenti ma per volontà di chi, in altissimo loco, sovrintende e prepara uno scenario dove la funzione pubblica è distrutta.

Alle “nuove province” dovrebbe essere garantita autonomia politica e finanziaria, fornendo risorse adeguate, capacità di gestione e di spesa per gli investimenti necessari al rilancio dei territori. Rivedere tutti i veri carrozzoni ovunque dislocati, tutti quegli apparati doppioni o collaterali ai servizi provinciali: questo avrebbe dovuto essere un ingrediente forte di una “revisione della spesa” che ha saputo invece solo praticare tagli lineari a carico delle fasce più deboli.

Dopo questo assume senso maggiore anche lottare per l'una o l'altra delle opzioni in campo, e pure noi abbiamo simpatia per una nuova Provincia di Arezzo, integra delle sue diverse vallate ma forte di ogni autonomia lecita, pur immaginando che la gestione di alcuni servizi sociali o industriali pubblici possa avvenire su basi territoriali più ampie. Le Aree vaste di per sé non garantiscono niente (la Sanità insegna), come niente è garantito in aree più ristrette ma deboli ed isolate. Forse è meglio occuparsi anche dei contenuti e delle qualità mentre si sceglie il miglior contenitore.

R.S.U. Provincia di Arezzo

Articlolo scritto da: R.S.U. Provincia di Arezzo