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Scontrini non battuti: interviene Confesercenti

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Scontrini non battuti: interviene Confesercenti

Il commercio, ed i pubblici esercizi in particolare, all’indice quali evasori? A Confesercenti questo non piace. Mario Checcaglini direttore dell’associazione di categoria di via Fiorentina ritiene che siamo di fronte ad una “spettacolarizzazione”.
“A seguito delle verifiche in alcune attività commerciali – dichiara Checcaglini – è l’intera categoria che assume le vesti di una massa di evasori. Una premessa è d’obbligo. Chi non si comporta correttamente è in primo luogo un concorrente sleale di chi corretto lo è. Altra cosa è la spettacolarizzazione. Abbiamo rispetto per il lavoro di chiunque, compreso quello della Guardia di Finanza. A non piacerci però è la spettacolarizzazione. E non ci riferiamo ai comandi locali, che evidentemente eseguono direttive nazionali. Quello che è accaduto nel nostro territorio sta accadendo in tutto il paese”.
“Fa parte della spettacolarizzazione – prosegue il direttore di Confesercenti – anche l’ultima trovata del “bollino blu”, che qualcuno propone per identificare le aziende “a posto” con il fisco. Quest’ultima proposta non la vogliamo nemmeno considerare , o meglio la etichettiamo quale proposta “dal sen fuggita” per il richiamo che induce a momenti infausti della storia”.
Confesercenti ribadisce che stiamo vedendo in questi mesi e anche in questi giorni. Il settore è soggetto ad una crisi inusitata: il calo dei consumi che perdura dal 2009 (- 14% in tre anni) pesa su tante piccole imprese facendo temere per la sopravvivenza di molte di esse.
“Quindi – spiega il direttore di Confesercenti – non siamo di fronte come farebbero ritenere i titoli dei giornali di queste settimane in tutt’Italia ad un intero settore che “ingrassa” in un momento di difficoltà del paese, ma al contrario ad un settore forse più esposto di altri al morso della crisi.
Se a questo aggiungiamo la liberalizzazione degli orari, che favorisce senza dubbio la grande distribuzione, viene da dire che forse si intravvede un disegno del governo nazionale per ridimensionare il ruolo della piccola distribuzione nel contesto commerciale del nostro paese”.
“Inoltre – prosegue il direttore dell’associazione di categoria – permettiamo di insistere su di un dato che non trova eco nell’opinione pubblica. Lo rammentiamo perché è agli atti del parlamento. Alcuni anni fa il fisco inventò gli studi di settore, che dovevano essere il “faro” per le imprese circa la loro correttezza nei confronti del fisco. In sostanza il patto sottinteso diceva loro: adeguati a quanto ti dico di guadagnare e avrai soddisfatto il patto con il fisco. Tant’è che in tale contesto si era immaginato non solo di eliminare lo scontrino fiscale come strumento di misurazione del reddito, ma anche di ridurre via via gli obblighi di tenuta delle scritture contabili, soprattutto per le piccole”.
“Ebbene – conclude Checcaglini – ribadiamo ciò che dice lo stesso fisco: il 73% delle imprese sono in linea con detti studi, cioè le imprese dichiarano quanto il fisco ritiene per quel contesto l’impresa debba dichiarare. E la percentuale sopra richiamata non è modesta se consideriamo che un forte percentuale di imprese ogni anno apre o chiude i battenti perciò solo per questo necessariamente abbassa la media. Perciò se da un lato abbiamo l’eco che indica un settore dove prevale l’evasione, dall’altro i dati sulle dichiarazioni indicano un settore che fa nella sua stragrande maggioranza il proprio dovere nei confronti del fisco”.