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Un fontanello da interno e un defibrillatore: ecco le novità

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Un fontanello da interno e un defibrillatore: ecco le novità

Dopo aver installato due fontanelli da interni all’Istituto per Geometri “Fossombroni” e al Liceo Scientifico “F. Redi” di Arezzo, Nuove Acque e AIT hanno accolto la richiesta del Liceo Classico “F. Petrarca” e del suo Preside Giampiero Giugnoli che assieme alla Provincia di Arezzo e all’Ass. Francesco Ruscelli hanno voluto dare vita al “Progetto Salute” per divulgare i corretti stili di vita tra i ragazzi e per la salvaguardia della loro salute.
Con l’arrivo del fontanello, infatti, all’interno della scuola non troveranno più posto le macchinette automatiche e gli studenti potranno bere l’acqua del pubblico acquedotto, di qualità (proviene da Montedoglio), controllata, più economica e amica dell’ambiente, poiché consente di ridurre l’uso della plastica per le bottiglie.
“I cittadini di Arezzo sono molto sensibili a queste tematiche e stanno dimostrando anche di essere molto corretti e virtuosi – commentano da Nuove Acque – 3 su 4 bevono già l’acqua del rubinetto e dai dati pubblicati dal Sole 24 ore Arezzo è prima per il risparmio idrico, segno che le nostre campagne di sensibilizzazione hanno colto nel segno”.
Fontanelli simili sono stati distribuiti anche alla Provincia di Arezzo e alle Amministrazioni comunali che rientrano nel territorio di competenza, nel merito della campagna “Pro-getti d’acqua” per incentivare appunto l’uso dell’acqua del rubinetto da parte di Nuove Acque e AIT Autorità Idrica Toscana n. 4 “Alto Valdarno”.
E sempre stamani è stato anche ufficialmente donato alla scuola un defibrillatore, grazie alla generosità della Misericordia di Arezzo. Uno strumento sempre più indispensabile nei luoghi pubblici, peraltro la scuola sta studiando le modalità per poter segnalare la presenza dello strumento all’ingresso della scuola e quindi metterlo a disposizione di tutti (scheda allegata).
Alla presentazione del “Progetto Salute” hanno partecipato il Preside Giampiero Giugnoli, l’Ass. provinciale Francesco Ruscelli, il Responsabile operativo Nuove Acque Luca Bardelli, il rappresentante dell'Ait Autorità Idrica Toscana Conferenza Territoriale n. 4 Alto Valdarno Angela Bani, il dott. Massimo Mandò responsabile 118 Az. USL 8 Arezzo e i vertici della Misericordia di Arezzo, il Governatore Francesco De Robertis e il Vice Governatore Antonio Bilotta.

I defibrillatori: perché e come funzionano
Un cittadino ogni mille abitanti nella popolazione occidentale è interessato ogni anno da un arresto cardiocircolatorio. Nella sola provincia di Arezzo sono 350 all’anno. E questo interessa sia persone che sono cardiopatiche, ma anche soggetti in apparente pieno benessere: uomini e donne soprattutto nella fascia di età dai 40 ai 70 anni. La mortalità è altissima. Con ripercussioni sul piano etico, ma anche su quello sociale ed economico. Non può esistere una organizzazione sanitaria professionale sul territorio così capillarmente distribuita da affrontare in maniera esaustiva questa problematica. Oltre la tradizionale prevenzione, si è lavorato molto sulla costruzione di una rete.
Ma questo non basta. Il mezzo sanitario spesso arriva quando l’arresto cardiaco ha già provocato danni gravissimi o addirittura la morte. Soluzioni affidate non solo con il personale sanitario.
Argomenti che la società ha affrontato seriamente e negli ultimi dieci anni ha prodotto programmi di P.A.D. (Public Access to Defibrillation). In buona sostanza, programmi di istruzione a precisi soggetti, per l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico e alle manovre di rianimazione.

Perché i defibrillatori e come funzionano?
"L’arresto cardiaco nell’85% dei casi è indotto da una tachicardia o fibrillazione ventricolare – afferma Massimo Mandò responsabile della Centrale Operativa 118 – che se non viene trattata precocemente conduce invariabilmente alla morte (98% dei casi). In queste situazioni il cuore in realtà non è fermo, precisa Mandò, ma le sue contrazioni sono assolutamente inefficaci nel distribuire il sangue nel corpo ed in primo luogo al cervello, l’organo più delicato e sensibile alla carenza di ossigenazione. La defibrillazione elettrica, in questi casi, rappresenta l’unico mezzo a disposizione per intervenire, ma per essere efficace va effettuata nel più breve tempo possibile: 4-6 minuti dall’insorgenza dell’evento. Ogni minuto trascorso senza un adeguato soccorso comporta la riduzione del 10% delle possibilità di recupero dell’infermo che, a 10 minuti, sono pari allo zero.”

Quando i minuti sono “essenziali”
E' evidente che molte persone potrebbero essere salvate se la defibrillazione venisse attuata entro un brevissimo lasso di tempo, magari da testimoni presenti all’evento ed in grado di utilizzare queste apparecchiature. I defibrillatori – afferma ancora Mandò – sono stati sempre usati dai medici, ma una legge approvata nel 2001 dallo Stato italiano riconosce anche ai singoli cittadini il diritto/dovere di usarli. Inoltre, considerata l'evoluzione tecnologica che hanno avuto, oggi sono utilizzabili da tutti. Infatti, sono in grado di “leggere” autonomamente il cuore del paziente, possono decidere in maniera praticamente infallibile, di intervenire ed erogare la scarica elettrica quando è necessaria, forniscono indicazioni sullo stato di salute del paziente, segnalano se lo stesso si è ripreso, oppure se necessita di altre scariche. Per usarli è necessario fare un breve corso di alcune ore, ma il corso insegna soprattutto le manovre di rianimazione utili dopo la defibrillazione: per imparare ad usare il defibrillatore bastano veramente pochi minuti".