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Via le barriere architettoniche da ospedali e strutture sanitarie

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In Toscana le persone con disabilita da almeno sei anni, sono 179.000. Se a questi sommiamo coloro che sono disabili da meno tempo, quelli che lo diventano per un periodo limitato per infortunio o malattia, gli anziani che non hanno difficoltà motorie, le donne in gravidanza e chiunque ha impedimenti nelle articolazioni o nella sensorialità, si capisce che quel numero si moltiplica per due o tre volte. Una popolazione nella popolazione, che vive oggettive gravi difficoltà per le barriere architettoniche.
Un problema grave ovunque, dalle case private alle strade, dai mezzi di locomozione fino anche agli ospedali e alle strutture sanitarie. Luoghi, questi ultimi, dove la sensibilità e l’attenzione dovrebbero essere maggiori. Oltre al buon senso è la legge che lo prevede, a partire dalla Costituzione italiana. Eppure siamo ancora molto indietro. Dire che non si è fatto nulla sarebbe falso, ma il cammino da compiere, sotto il profilo culturale e strutturale, è ancora molto lungo.

Il tema è stato affrontato questa mattina ad Arezzo, nel corso di un convegno promosso dalla Regione Toscana in collaborazione con l’Azienda Usl 8, la Provincia di Arezzo e le Associazioni di Tutela dei cittadini. Un autentico banco di lavoro dal quale, grazie al contributo di esperti e soprattutto dei rappresentanti delle diverse associazioni di tutela e di categoria, sono emerse indicazioni e richieste che saranno poi all’esame degli amministratori locali e regionali.

Che non si parte dall’anno zero lo ha ricordato Massimo Toschi, consulente per la cooperazione e le relazioni internazionali del Governatore della Toscana Enrico Rossi. “La Regione – ha sottolineato Toschi – ha in atto una serie importante di iniziative. Dalla preparazione di bandi per l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili nel settore agricoltura, all’esenzione dalla valutazione ISEE delle persone che partecipano al progetto per la vita indipendente; dall’impegno di oltre un milione di euro per garantire il diritto allo studio per circa trecento ragazzi disabili gravi certificati; all’impegno in finanziaria regionale di tre milioni di euro per un bando per il superamento delle barriere architettoniche; dalla costruzioni di bandi per giovani disabili nel programma “Giovanisi”; alla apertura di un centro di documentazione per una nuova cultura della disabilità. E in programma c’è proprio una seduta della Giunta regionale dedicata interamente alla disabilità.”

Le strutture sanitarie, è stato ricordato stamani, rappresentano anche un simbolo nella capacità dello Stato di garantire, come recitano molte leggi e disposizioni, parità di diritti tra tutti i cittadini. Parlando delle strutture Toscane, l’assessore Rossi volle tra il 2007 e il 2008 una ricerca sulle barriere architettoniche presenti nelle Asl, nei distretti, negli uffici, negli ambulatori e nei laboratori. Si capì che anche gli ospedali non sono a misura dei disabili. Non solo quelli vecchi, ma anche quelli nuovi, non solo gli ospedali generalisti ma anche il Meyer, fiore all’occhiello della pediatria italiana, piuttosto che il nuovo don Gnocchi per la riabilitazione.

“Certo molto si è fatto – ha ricordato Toschi – ma moltissimo c’è ancora da fare. Abbiamo accettato la sfida dei quattro nuovi ospedali (Lucca, Massa Pistoia, Prato). Abbiamo lavorato con le associazioni, con il Sior, con i progettisti, per modificare quello che era possibile, tenendo presente, che partivamo con un certo ritardo e dunque le strutture portanti erano già definite.”

Un disabile ha diritto ad una toilette adeguata, piuttosto che a prendere un caffè al bar dell’ospedale, senza dover continuamente chiedere aiuto. Ha diritto ad una segnaletica rispettosa delle sue difficoltà visive ed auditive. Deve potersi muovere liberamente, senza dover domandare assistenza, in quegli spazi che non sono vincolati alla cura diretta dei malati. Deve accedere all’ospedale senza fare percorsi lunghi, faticosi, talora di guerra. Deve poter accedere agli uffici senza particolari difficoltà o senza banconi cosi alti che impediscono il rapporto diretto con il personale.
“Un ospedale, un distretto sociosanitario, una casa della salute, un ufficio, se saranno a misura di disabili, non solo rispetteranno la legge e la Costituzione, ma creeranno anche nuova cultura e nuova mentalità. L’ospedale – ha sottolineato Toschi – è chiamato ad essere un luogo di grande inclusione. Il principio e’ molto semplice: se una camera, un bagno, un ufficio, un bar funziona per i disabili, funziona anche per gli abili. Non e’ vero il contrario. Se faccio qualcosa solamente per gli abili, i disabili saranno sempre e comunque abbandonati e lasciati per strada.

I disabili non sono una minaccia alle nostre vite affrettate e frettolose, un pericolo da evitare e da mettere in un angolo, un nemico che ci rallenta, al contrario diventano i maestri di una vera cultura della Costituzione. Fare quattro ospedali – ha concluso Toschi – non e’ solo mettere mattoni e macchinari, ma costruire una comunità di carne, dove, come nelle nostre famiglie, i più fragili sono al centro e indicano il futuro. Quando questo avviene ci scopriamo fratelli di comunità, fratelli d’Italia. E la fraternità e’ la grande terapia ad una società del rancore e dell’egoismo, senza la quale davvero siamo destinati a perire”.