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Vivere insieme: quarto rapporto sull’immigrazione in provincia

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Vivere insieme: quarto rapporto sull’immigrazione in provincia

Gli immigrati nel territorio aretino costituiscono l’11% della popolazione totale. Il territorio continua a contraddistinguersi per la sua capacità di attrazione di cittadini stranieri che qui trovano un’occupazione, un’abitazione e organizzano il loro futuro

"Celebriamo così dieci anni di collaborazione tra Oxfam Italia e l’Osservatorio delle Politiche sociali della Provincia di Arezzo, dedicata all’immigrazione, – ha detto la Vicepresidente della Provincia, Mirella Ricci, presentando il volume dal titolo ‘Vivere insieme’, che raccoglie le indagini e le ricerche svolte negli ultimi dieci anni, curato da Marco La Mastra, Lorenzo Luatti e Giovanna Tizzi, che sarà presentato in Sala dei Grandi, giovedì 8 novembre dalle ore 9.00 . "Una collaborazione – ha aggiunto Mirella Ricci – nata in un momento in cui l’immigrazione sembrava un fenomeno emergenziale e, invece, guardando questi dati scopriamo che la nostra provincia ha accolto ben 128 etnie diverse".

Nel rapporto sono state affrontate in modo scientifico, tematiche diverse così da dare organicità allo studio e comprenderne i cambiamenti e le tendenze. Ciò che ne emerge è uno scenario evolutivo caratterizzato, negli ultimi dieci anni, da un forte incremento della popolazione straniera che è praticamente triplicata passando dalle 13.283 presenze del 2001 alle quasi 39.500 di oggi e la conferma dello stabilizzarsi da parte di coloro che già risiedono nel territorio, con tassi di natalità alti.

La popolazione: "I residenti stranieri in provincia di Arezzo costituiscono l’11,3% della popolazione totale – ha affermato Marco La Mastra dell’Osservatorio Politiche Sociali della Provincia di Arezzo, illustrando i dati salienti del Rapporto. – L’incremento della popolazione residente ad Arezzo, sia italiana che straniera, che da 349.651 al 1° gennaio 2011 passa a 350.552 al 1° gennaio 2012, è dovuto interamente alla dinamica naturale e migratoria dei residenti stranieri. Al 1° gennaio 2012 sono 39.480 gli stranieri residenti in provincia di Arezzo con un incremento, in un anno, di oltre 1.770 persone (+4,7%), continuando così, anche se con ritmi meno elevati, il trend di crescita evidenziato nell’ultimo decennio. Gli stranieri residenti nel territorio aretino sono cittadini di un ampio ventaglio di paesi esteri: sono infatti rappresentate ben 128 nazionalità. La comunità straniera più numerosa è quella rumena che, 1° gennaio 2012, supera i 14.000 residenti: il 35,8% del totale. Un’altra comunità storicamente molto rappresentata ad Arezzo è quella albanese con quasi 6.000 residenti e un incremento rispetto al 1° gennaio 2011 dell’1,5%; seguono i cittadini del Marocco, che nel 2011 sono aumentati del 5,8%, del Bangladesh e dell’India. Per quanto riguarda le nazioni extra-europee, più di 7.000 persone (il 18,5% di tutti gli stranieri residenti), sono cittadini asiatici, in primo luogo dell’India e del Pakistan; è interessante sottolineare il dato superiore alla media – continua La Mastra – fatto registrare dalla popolazione cinese (+16,0%), che con incrementi molto decisi negli ultimi anni, è arrivata a sfiorare le 1.000 unità". Una delle caratteristiche che emergono dallo studio, è la crescente femminilizzazione della popolazione migrante: in un decennio (2001-2011) le cittadine straniere sono più che triplicate con un ritmo di crescita significativamente superiore rispetto a quello dei cittadini stranieri.

Inoltre, dall’esame della struttura per età degli stranieri residenti, emerge una popolazione molto giovane: quasi un cittadino residente straniero su due ha un età compresa tra i 18 ed i 39 anni (46,7%); oltre uno su cinque è minorenne (21,3%). Consistente, pure il dato relativo alle seconde generazioni: in provincia di Arezzo sono 5.243 ovvero il 13,5% del totale degli stranieri presenti.

I luoghi: Gli stranieri si distribuiscono sul territorio in maniera molto disomogenea: si passa dal 13,0% del Casentino, che si conferma ormai da alcuni anni come l’area dove è più alta la concentrazione di stranieri rispetto alla popolazione totale, al Valdarno, dove gli immigrati rappresentano il 9,9%, mentre nella zona aretina, sono l’11,7% della popolazione. Nello specifico, Bibbiena con il 17,2%, ha la più alta presenza straniera; Pratovecchio (12,7%) e Poppi (12,5%). In Valdichiana, è invece Foiano che registra un 15,9% e Castiglion Fiorentino il 12,7%.

In maniera abbastanza netta, si inizia a evidenziare un nuovo fenomeno: rispetto ai primi anni duemila, con il passare del tempo i flussi migratori hanno iniziato ad interessare come destinazione residenziale in maniera sempre maggiore i comuni di maggiori dimensioni (quali Montevarchi, Arezzo, Castiglion Fiorentino, Sansepolcro, San Giovanni). Inizialmente, la popolazione straniera aveva scelto come destinazione i comuni periferici e meno popolosi, ma con il passare degli anni e l’avanzare del percorso di integrazione hanno iniziato a preferire un contesto più urbanizzato, in grado di offrire loro maggiori occasioni lavorative e più servizi.

La scuola: "Relativamente ai percorsi scolastici – ha aggiunto Giovanna Tizzi di Oxfam Italia -, la lettura dei dati raccolti ad Arezzo ci consegna alcune conferme e ci suggerisce qualche novità. Innanzitutto, si conferma un consolidamento delle presenze in tutti gli ordini d’istruzione. Si tratta, quindi, di una presenza tra i banchi di scuola ormai strutturale, ma che rispetto all’anno scolastico precedente segna un rallentamento nella crescita. Gli alunni stranieri in provincia di Arezzo sono il 13,7%, in termini assoluti 6.292 sul totale della popolazione scolastica pari a 45.789 alunni. E, negli ultimi dieci anni, la presenza di alunni stranieri è più che raddoppiata, si è passati dai 2.597 del 2002/03 agli attuali 6.292. Con il trascorrere del tempo si assiste ad un progressivo aumento della presenza negli ordini superiori, dove si assiste al fenomeno della cosiddetta canalizzazione o segregazione formativa degli allievi stranieri negli indirizzi maggiormente finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro e alla professionalizzazione: vistosa concentrazione di alunni di origine immigrata negli istituti professionali (37,3%) e tecnici (37%) mentre le iscrizioni nei licei in particolare in quello classico scendono al 15,8%. Diametralmente opposta si presenta la situazione per gli alunni autoctoni, i quali studiano per il 40% al classico e solo nel 14,8% nell’istruzione professionale".

Il lavoro: Le imprese degli immigrati, negli ultimi dieci anni, sono cresciute con ritmi sostenuti, evidenziando un forte dinamismo e una spiccata vivacità di iniziative. Neppure la grande crisi economica globale ha determinato un arretramento del numero delle imprese "straniere". Buona parte di esse sono ditte individuali e tendono a concentrarsi in pochi settori come il commercio, le costruzioni e le attività manifatturiere. Nel complesso, al 31 dicembre 2011 risultavano iscritte alla Camera di Commercio di Arezzo un totale di 4.164 imprese con almeno una persona straniera titolare, amministratore e/o socio d’impresa. Dieci anni fa circa, nel 2002, erano un migliaio.

Volontariato: Nuovi scenari, connessi alla presenza di migranti, emergono anche nel volontariato. Su oltre 13mila volontari nel 2010 il 2,5% erano cittadini stranieri e nel 2011 la percentuale sale al 4,4% (in termini assoluti 605). Esaminando nel dettaglio i settori con le percentuali più alte di migranti, si nota che sono concentrati soprattutto in ambito sanitario: soprattutto le associazioni di donatori di sangue (Fratres ed Avis) e le organizzazione che operano nel pronto soccorso (Misericordia e Croce Bianca). "Ad esempio – ha concluso Tizzi -, per quanto riguarda le donazioni, il numero di donatori stranieri volontari, in provincia di Arezzo, è cresciuto: dai 235 donatori del 2010 si è passati ai 390 del 2011. Un incremento consistente lo notiamo anche per le organizzazioni come la Misericordia o la Croce Bianca che da 13 volontari migranti del 2010 passano a 46 nel 2011. Un dato che, in termini di integrazione, diventa particolarmente denso di significato per le attuali trasformazioni sociali".