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Zoo di Poppi: competenze diverse, tra Asl e Corpo Forestale

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Zoo di Poppi: competenze diverse, tra Asl e Corpo Forestale

La recente chiusura dello zoo di Poppi, disposta dal Prefetto sulla base dei rapporti del Corpo Forestale dello Stato, è stata accompagnata da vari commenti e valutazioni, sia sul merito che sul percorso che ha portato a questa decisione. Più in particolare, nelle cronache locali, è stato sottolineato che la struttura in questione, poco prima dell’intervento della Forestale aveva avuto il benestare del servizio veterinario della Asl (5 gennaio) che non aveva rilevato irregolarità, evidenziando così una sorta di doppio e contrastante giudizio in merito al rispetto delle norme. Una evidenza che non è affatto piaciuta ai veterinari della Asl che oggi intervengono sulla vicenda con una propria nota, precisando che “non c’è alcuna difformità di pareri tra le due amministrazioni, bensì competenze e ruoli diversi che le norme assegnano a ciascuna”.

“Le attività svolte dagli zoo – spiega il servizio veterinario della Asl 8 – sono regolamentate da varie norme che attribuiscono competenze diverse ad altrettanti organi. Al Servizio Veterinario Pubblico, in particolare, sono demandati esclusivamente i controlli sui potenziali pericoli di diffusione delle malattie infettive e dell’insorgenza di inconvenienti igienico sanitari. Di contro, le normative vigenti attribuiscono al Corpo Forestale dello Stato, ai Medici Veterinari ed ai zoologi specializzati, competenze per i controlli annuali sul benessere animale, sugli aspetti zootecnici, sulla idoneità e sugli atti autorizzativi delle strutture presenti negli zoo, nonché le azioni di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”.

Nel dicembre 2011, a seguito della segnalazione dell’Onorevole Andrea Zanoni, il Servizio Veterinario Pubblico è intervenuto ed ha redatto una relazione sui temi di propria competenza, riportando anche una valutazione generale sulla situazione della struttura di Poppi.
Nella nota inviata direttamente all’Onorevole Zanoni si legge: “Tutti gli animali vengono mantenuti in appositi recinti, gabbie o voliere, talvolta dotati di doppia recinzione, a nostro parere apparentemente sicure, di dimensioni medie (non piccolissime) ed in discrete condizioni, verosimilmente già sottoposte a valutazione di idoneità dagli organi competenti sia per gli aspetti di carattere zoologico (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio) che di sicurezza ed incolumità pubblica (Autorità Prefettizia). Evidentemente – prosegue la nota dei veterinari della Asl – per la maggior parte di loro, per il cervo come per il furetto, per il gufo reale come per il fagiano europeo, le condizioni di mantenimento sono ben lontane da quelle vissute in natura da individui della stessa specie che si trovano allo stato libero. In alcuni casi, vale per il vecchio orso o per le scimmie, la lince o i rapaci, la diversità dei due ecosistemi è tanto eclatante da indurre un unanime sentimento di richiesta di interventi a favore di un maggiore equilibrio ecologico, per la cui definizione, qualora possibile, necessariamente si rimanda al giudizio dei competenti tecnici specializzati intervenuti, verosimilmente già espresso ma non in nostro possesso”.

La nota poi si sofferma sui controlli eseguiti sui temi di specifica competenza della Asl (valutazione su rischi di propagazione delle malattie infettive, sull’applicazione di corrette prassi igienico sanitarie e sulla gestione generale degli allevamenti) e dichiara che “si attesta la sostanziale assenza di irregolarità sanzionabili da parte del Veterinario di Stato”.
Ma poi, subito dopo, aggiunge: “In merito agli aspetti di competenza altrui, rimandata la valutazione del rispetto degli obblighi previsti per la gestione dei giardini zoologici all’esperto giudizio degli Organi individuati dalla Legge, si esprimono le nostre personali perplessità sul fatto che la detenzione e l’esposizione di animali in gabbia, selvatici e non, effettuata a qualsiasi titolo, ancorché legittima e praticata nel rispetto delle norme, possa essere compatibile con il reale benessere fisico e psicobiologico degli animali e costituire pratica riconducibile ad una corretta etica civile”.

Il resto è cronaca: “Nel mese di Febbraio 2012, ha avuto corso l’intervento del Corpo Forestale – scrivono i veterinari – che, rivedendo gli aspetti di competenza su cui già in passato si era pronunciato, ha indotto il Prefetto di Arezzo a revocare, per motivi di sicurezza, l’autorizzazione alla detenzione di animali pericolosi, a suo tempo concessa allo Zoo”.