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Arezzo alluvionata, un disastro annunciato

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Arezzo alluvionata, un disastro annunciato

I cambiamenti climatici, la concentrazione e intensità degli eventi atmosferici, in cui i nostri modelli di sviluppo economico, basati sulle fonti energetiche fossili, sono anche corresponsabili, ormai sono un dato di fatto. Porre un argine al gravissimo dissesto idrogeologico deve diventare obiettivo prioritario, ognuno con le proprie competenze, dell'amministrazione pubblica italiana. Gli unici a non comprendere realmente la gravità della situazione è la classe politica, ad ogni livello compreso l'ente locale a noi più vicino: il Comune di Arezzo e l'amministrazione Fanfani.

Noi lo diciamo da tempo, una giunta che pensa al taglio dei nastri come principale attività di governo, spesso di opere addirittura incompiute come il Teatro Petrarca o il Tetro Tenda, che impegna ingenti risorse per la "Casa dell'energia", il "Gold & Fashion building" e non ha idea di come utilizzare almeno la metà delle opere previste nel progetto PIUSS vive in un mondo alternativo in cui le reali esigenze dei propri cittadini sono sempre in secondo piano. In questo mondo la manutenzione ordinaria difficilmente trova posto e si rincorre perennemente l'emergenza come putroppo è consuetudine ad ogni latitudine italiana.

A livello regionale, tutti gli anni si dichiara lo stato di emergenza mentre i territori vengono devastati e circa il 90% dei comuni toscani è a rischio idrogeologico senza che nessuno muova dito oltre al già citato stato d'emergenza.

Il disastro era annunciato alla prima pioggia un pò più consistente del solito.

I nostri amministratori, questa volta, non possono trincerarsi dietro alla facile scusa dell'imprevisto e dell'imprevedibile: proprio a seguito di una interrogazione del M5S in consiglio comunale nel luglio scorso, che chiedeva conto dell'intasamento di molte caditoie stradali cittadine, i popolari "tombini", per la cui pulizia il Comune di Arezzo paga la non trascurabile somma di 120.000 euro annui a Nuove Acque, gestore del servizio, l'assessore Franco Dringoli ammise con candore che in realtà era l'intero sistema fognario, stante l'ampliamento urbanistico degli ultmi decenni, ad essere ormai totalmente inadeguato per una città come Arezzo. I 3,5 milioni di euro impeganti per la casse di espansione del Castro forse avrebbero trovato un miglior utlizzo in questa direzione?

Alla nostra replica sul perchè, quindi, non si fosse avviata, nel piano triennale delle opere pubbliche, una seria politica di ampliamento e ammodernamento di questa infrastruttura vitale per il tessuto urbanistico cittadino la risposta fu il silenzio.

Solidarietà a tutti gli aretini colpiti e danneggati dalle esondazioni, contemporaneamente la richiesta forte di un percorso serio e partecipativo per dare risposta ad un problema prioritario e non più procrastinabile per la città.

Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle Arezzo