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Festa della Madonna del Conforto 2013

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Festa della Madonna del Conforto 2013

Mie sorelle, miei fratelli,
La Madonna è il segno della Misericordia di Dio, ne è la misura. Dio non giudica, risponde; non condanna, aiuta; non discrimina nessuno, accoglie tutti. La Madonna del Conforto è icona della maternità a cui la Chiesa vuole ispirarsi, attuando il progetto di Dio.

1. La Madonna del Conforto e la fede aretina

Questa comunità ecclesiale che oggi è in festa, nel ricordo di un evento prodigioso che ha segnato la fede dei padri, chiede a Dio la grazia di fare come la Madonna, che ai piedi della croce di Gesù ha raccolto la missione affidatale dal Figlio di Dio, nel dialogo con cui in Giovanni sono coinvolti tutti i giovani credenti delle generazioni a venire: “Donna ecco tuo figlio…[Giovanni] ecco tua madre” (Gv 19, 26-27). L’Oriente cristiano identifica questo passo della gloriosa passione di Cristo come il segno di identità del popolo di Dio, è la δέησις (deesis), cioè l’intercessione che arreca la salvezza.
Oggi ci è data l’opportunità di misurare quale maternità fummo capaci di praticare come Chiesa aretina, per dare senso alla devozione che in questi giorni ha spinto decine di migliaia di persone in Duomo. La nostra diocesi sarà capace di generare cristiani, se riuscirà ad accogliere con amore gli uomini e le donne del nostro tempo, provati da mille difficoltà, cresciuti nell’incertezza, segnati da un sistema di valori per cui tutto è relativo, delusi per un mondo che si dissolve come una favola al risveglio del reale. Vogliamo imparare dalla Madonna, fedele discepola del Signore: praticare la misericordia è ancora la strada per incontrare la gente, per riuscire a parlare di Dio, per ridare speranza. Occorre usare paternità verso i giovani. Con loro, spesso, ci manca perfino il linguaggio per coinvolgerli nello splendore del Vangelo. Sono i figli di una cultura postcristiana, che piena di pregiudizi, impedisce talvolta di accedere allo stesso Gesù. Ci si chiede perfino se l’“Evangelium sine glossa” di San Francesco e dei Santi riformatori della Chiesa medievale riesca ad arrivare nelle semplificazioni dei social network, senza perdere il fascino del Divino Spirito.
Occorrerà avviare un costruttivo dialogo con i molti ai quali si è dissolto, con il matrimonio, anche la propria storia d’amore. La Chiesa vuole accogliere, non giudicare, non segnare a dito: ricostruire, dove si può, puntare comunque ad includere le persone e le famiglie, almeno per quel tanto che le varie sensibilità e il Vangelo consentono.
Occorre fare come la Madonna del Conforto. Dobbiamo provare a ricostruire una Chiesa che, a cominciare dai più poveri, senza escludere nessuno, si faccia sempre più vicina alla gente, magari innovando alcuni ruoli che la sociologia del passato ha attribuito al clero e ai fedeli che gli erano accanto.

2. Formare cristiani maturi

Formare cristiani maturi è, più che un ideale astratto, una necessità del tempo presente. Un costruttivo dialogo con tutti è realizzabile soltanto, se tutti i credenti in Cristo si attivano di nuovo a formare le coscienze alla libertà, che è un attributo di Dio, e una necessità dell’uomo. Non c’è altra via nella nostra tradizione che aiutare la gente ad accostarsi sistematicamente alla Parola di Dio, a pregare con la Parola di Dio, a giudicare gli eventi del mondo e la cronaca quotidiana alla luce del Vangelo.
Non è solo una questione di metodo, è una pedagogia assolutamente necessaria. Nell’Anno della Fede lasciate che ricordi agli aretini che la Parola di Dio ha tre dimensioni assolutamente efficaci per noi: il valore noetico, dinamico e poietico del testo sacro. Al di là del genere letterario, la Scrittura è il modo privilegiato con il quale Dio comunica con il suo popolo. Non va ridotta a morale della favola, innanzi tutto perché favola non è, ma Buona Novella, o, detto meglio bella notizia. Intrinsecamente la Parola è per comunicare un contenuto. Cerca di capire che cosa dice e ancor più che cosa dice a te.
La Grazia dello Spirito Santo che ci viene comunicata attraverso la Scrittura muove i cuori oltre che le intelligenze. Rimuove le durezze interiori, avvicina a Dio purché ciascuno si ponga in ascolto. Israele antico sperimentò per secoli che lo Shemà, l’ascolto, è ciò che Dio si aspetta da noi. Attraverso questo cammino interiore ci rende adatti a cambiare il mondo e le sue ingiustizie. La Madonna del Conforto è immagine plastica di questo processo dell’anima: se lo avvii sperimenti la liberazione dal male e la forza che ti fa andare avanti, verso la meta, che è per tutti la Gerusalemme del Cielo.
La Parola di Dio è sempre creativa. La continua meditazione della Scrittura genera l’uomo nuovo, “creato in Cristo Gesù” (Ef 2,10). I Santi Padri insegnarono che la Madonna prima accorse il Verbo nella fede, poi nel suo seno purissimo. La Chiesa è chiamata a fare altrettanto: accogliendo la Parola di Dio generare cristiani, cioè uomini e donne capaci di assumere responsabilità, di spendersi per il Regno di Dio, la Giustizia e la Pace. Questo processo interiore è il conforto che noi chiediamo alla Madonna: in modo implicito le decine di migliaia di persone che sono sfilate davanti alla sua prodigiosa immagine in questa Cattedrale negli ultimi dieci giorni, ma anche da due secoli, i cristiani prima di noi; in modo esplicito, consapevole quanti si lascino coinvolgere dal Santo Vangelo.
Questa sera due giovani figli della Chiesa aretina, nel loro cammino di discernimento verso il sacerdozio, ricevono il Ministero del Lettorato: Matteo Ghezzi, della comunità di Santa Firmina e Gabriele Donnini della comunità di Santa Maria in Gradi.
Il gesto che la Chiesa fa per loro che hanno già avviato un percorso di formazione interiore e di maturità cristiana è chiamarli ad un sempre maggior rapporto con la Parola, perché di giorno in giorno sempre più diventino uomini di Dio. È anche affidare loro il “tesoro”. La Chiesa non ha bisogno di ricchezze di questo mondo, se non per parteciparle a chi ha meno e per adempiere la sua missione d’essere anima del mondo. Non può invece fare a meno di quella illuminazione interiore che solo viene dalla Parola.

3. L’etica della responsabilità e del servizio

Si raggiunge il progetto di Dio “che tutti siano una cosa sola” facendo assomigliare la nostra vita a quella di Gesù, il servo di Dio per eccellenza, che dà la propria vita per tutti gli uomini e donne della Terra. Avviarsi verso il sacerdozio vuol dire progressivamente lasciarsi trasformare dalla Parola per diventare liberi e significativi: capaci di donarsi. Come Papa Benedetto XVI ricordava nella sua omelia il giorno delle Ceneri il Sacro Ministero ci è donato dall’Alto per servire la gente di ogni generazione, non per servirsene, non per ottenere privilegi, non per sottrarsi al peso della storia. Con efficace chiarezza il Papa ci ha richiamato alla dimensione soprannaturale della Chiesa che di Gesù Cristo e va rispettata: «Il profeta […] si sofferma sulla preghiera dei sacerdoti, i quali, con le lacrime agli occhi, si rivolgono a Dio dicendo: “Non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: ‘Dov’è il loro Dio?’ (Gl 2,17). Questa preghiera ci fa riflettere sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti» .
Ciò che affidiamo questa sera a Gabriele e a Matteo è l’avvio consapevole di un percorso che conduce alla santità, ma anche che trasforma chi lo esercita in benefattori del popolo. Lettore, già nel linguaggio medioevale e ancor oggi nell’uso accademico è colui che legge capendo ciò che il testo dice ed è in grado, studiandolo, di spiegarlo ai fratelli. Non è dunque un titolo onorifico che diamo a due giovani della nostra Chiesa. È come il dono di una bicicletta che si faceva ai ragazzi perché imparassero che con un po’di fatica si diventa liberi, veloci, capaci di andare lontano e in grado di vedere il bello del mondo. È un servizio che richiede uno studio fatto con amore di ciò che il Testo Sacro dice in sé nei 72 libri di cui è composta la Bibbia, ma anche l’impegno che durerà una vita a trovare i linguaggi giusti perché chi ascolta possa capire e soprattutto possa essere messo in grado di raccogliere il dono di Dio. La frequentazione quotidiana della Parola di Dio è assimilata dai Padri alla manna nel deserto. I ragazzi di oggi sono avviati ad attraversare un deserto popolato di gente, spesso pieno di rumore, ma dove è difficile comunicare. La Parola è il cibo quotidiano per avventurarsi dentro il mistero di Dio e dentro il mistero dell’uomo, per progredire nella conoscenza e per avanzare nelle virtù. Il profeta insegna che la Parola è come una spada a doppio taglio che mai lascia come ti trova.
La comunità del Seminario gioisce per l’attenzione che la Chiesa diocesana rivolge a questi due giovani figli che volentieri affido alla preghiera di tutta la Chiesa aretina-cortonese-biturgense e soprattutto alla materna protezione della Madonna del Conforto.