Home Nazionale Fillea, mansioni basse e ricattabilità identikit donne del settore costruzioni

Fillea, mansioni basse e ricattabilità identikit donne del settore costruzioni

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Roma, 19 apr. (Labitalia) – Mansioni di basso livello, ricattabilità e cassa integrazione. Questo il quadro, in Italia, delle donne che lavorano nel settore delle costruzioni, tracciato oggi, a Roma, in occasione della terza assemblea nazionale delle donne Fillea Cgil, '+ crisi – genere', in cui è stato anche presentato 'Fiori dal cemento'. Il libro voluto dalla Fillea nazionale e Campania e da Fille@donna, la rete delle donne degli edili Cgil nazionale e regionale, racconta le vite e le esperienze di lavoratrici vere, da cui emerge un mondo complesso, dove le aspirazioni, i desideri e i talenti si incrociano con la fatica, la pazienza e la determinazione, a volte con la sofferenza e gli abusi. Un mondo fatto di mille pezzi difficilmente conciliabili tra loro, il cui campo di battaglia è troppo spesso il lavoro."Storie diverse. Una restauratrice, un'impiegata dell'edilizia, due operaie del legno che hanno un comune denominatore: il filo rosso che unisce regioni diverse, percorsi formativi e di vita diversi, culture diverse, il lavoro, come unico e straordinario strumento di realizzazione di se stessi", fa notare il segretario generale della Fillea Cgil, Walter Schiavella."E se il lavoro – spiega Schiavella – è lo strumento, la resistenza è la cifra che caratterizza tutte queste esperienze: resistenza in settori che vorrebbero solo uomini a lavorare, modulati su modelli maschili, dove non esistono servizi igienici o alloggiamenti separati, dove i turni di lavoro e gli strumenti e i materiali usati sono tarati sulla resistenza fisica maschile; resistenza a crisi aziendali, a ristrutturazioni che le vorrebbero sostituite da uomini, meno impegnativi, o da giovani donne, disposte a peggiori condizioni, a patto che non abbiano nei propri progetti velleità materne; resistenza alle proprie famiglie che spesso non capiscono ansie e sofferenze legate ai loro lavori. Eppure, contro tutto, queste donne resistono". "In edilizia – dice Mercedes Landolfi, responsabile Politiche di genere Fillea Cgil – le donne sono occupate soprattutto con mansioni impiegatizie e di basso livello. E' quindi chiaro che, per la loro posizione di diretto contatto con i dirigenti dell'impresa, sono facilmente ricattabili e per il timore di perdere il poco lavoro sottostanno a qualsiasi condizione. Conosciamo bene la situazione ugualmente tragica delle operaie del settore legno, casse integrazioni, chiusura di aziende, mobilità che ricadono spesso più sulle donne che sugli uomini". "Ogni giorno poi – osserva – nel comparto del restauro e archeologia assistiamo a fenomeni di fortissima mobilità su territorio nazionale, a una sorta di transumanza lavorativa che per le donne vuol dire anche messa in pericolo della tenuta delle relazioni personali e familiari. Senza parlare dei fenomeni di arretramento dei diritti con il passaggio frequente da contratti a tempo indeterminato o determinato a false partite Iva, o a contratti a progetto con un'ulteriore precarizzazione di questo settore che la crisi ha aggravato". "Non possiamo – insiste la sindacalista – restare paralizzati nel guardare un'occupazione femminile che, già scarsissima nel nostro Paese, arretra ulteriormente, nell'assistere passivi al disfacimento di aziende e imprese che per primo sotterrerà come una valanga il lavoro delle nostre lavoratrici, ben sapendo che il lavoro per le donne, un lavoro certo e sicuro, ha un valore diverso che per gli uomini, è principalmente l'affermazione di loro stesse come individui, è la loro dignità". Il lavoro femminile nelle costruzioni, rileva la Fillea, assomma a circa 115mila unità nel 2012, in flessione rispetto al 2011 (123mila); gran parte delle occupate sono dipendenti. In relazione all'orario, resta una forte differenziazione con gli uomini, quasi esclusivamente impiegati a tempo pieno, mentre per le donne l'opzione del tempo parziale resta molto utilizzata rispetto al tempo pieno. Tra gli uomini prevalgono le figure dell'operaio (dipendente) e del lavoratore in proprio (indipendente), mentre tra le donne c'è una netta prevalenza delle impiegate. A livello territoriale, l'occupazione femminile nelle costruzioni è superiore alla media nazionale in quasi tutte le regioni del Nord (ad eccezione di Friuli Venezia Giulia e Liguria), inferiore in quasi tutte le regioni del Sud, ad esclusione di Molise, Marche, Campania. Piemonte e Lombardia presentano i tassi di crescita più elevati nell'ultimo quadriennio.