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Non di muri ha bisogno la Terrasanta ma di ponti

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Non di muri ha bisogno la Terrasanta ma di ponti

“Non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti”. E’ la frase che Giovanni Paolo II pronunciò nel 2003, in occasione del ripetersi di attacchi terroristici in Medio Oriente e della costruzione di un muro tra il popolo israeliano e quello palestinese. Una barriera fisica, ostacolo tangibile sulla strada della pacifica convivenza tra popoli. Ogni anno il 1° marzo, giorno in cui si ricorda la posa dei primi sei blocchi di cemento alti più di otto metri tra lo Stato di Israele e la Palestina, il Comune di Montevarchi, gemellato con Betlemme e Rahat, organizza un incontro di riflessione sui temi della pace e del dialogo. La serata si è svolta giovedì 28 febbraio nel salone del teatro della parrocchia di Sant’Andrea Corsini, in viale Matteotti, alla presenza dell’Assessore ai Gemellaggi Giovanni Rossi, dei membri dell’Associazione Habibti Betlemme, da anni impegnata in progetti di solidarietà con la Terra Santa, e di due ospiti prestigiosi: Padre Rodolfo Cetoloni, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, una delle diocesi gemellate con Betlemme, e padre Firaz Lufti della Custodia Francescana di Terra Santa. Un incontro – intervista, moderato dai giornalisti Giustino Bonci e Maria Rosa Di Termine, per testimoniare l’accerchiamento di un popolo costretto a vivere recluso. “Quei 725 chilometri di cemento – ha ricordato mons. Cetoloni – non sono solo una barriera fisica che ha devastato il territorio, dividendo case e famiglie, ma un ostacolo al processo di dialogo tra i popoli”. Quindi ha ricordato la nascita del progetto dei gemellaggi che ha preso avvio proprio dalle città toscane e che adesso ha bisogno di vivere una nuova fase, basata non solo sugli aiuti economici ma anche sulla formazione e la qualificazione di persone e servizi per far crescere la Terra dell’incontro con Cristo. Programmi mirati che ha intenzione di organizzare anche il Comune di Montevarchi. “Occorre fare un salto di qualità.” – ha detto, l’assessore Giovanni Rossi – “Da anni siamo impegnati nel progetto ‘Montevarchi Città di Pace’ che porta nella nostra città giovani israeliani e palestinesi per realizzare momenti di dialogo e di riflessione sui temi della convivenza civile e del rispetto della diversità. Con la Terra Santa, adesso vorremo avviare un nuovo percorso. In collaborazione con le aziende e le istituzioni del territorio, che si sono già dichiarate disponibili, abbiamo intenzione di promuovere corsi di formazione professionale per dare contenuti specialistici e servizi qualificati alla popolazione palestinese”. Ma la serata è stata anche l’occasione per parlare dell’emergenza Siria. Padre Firaz Lufti, nato a Hama, una delle città più suggestive del paese mediorientale, ha raccontato i retroscena della guerra che da due anni si combatte tra l’esercito di Bashar Al Assad e i ribelli. “Non è una nuova “Primavera Araba” – ha spiegato padre Firaz – “ma un tentativo di destabilizzare un Paese fondamentale nello scacchiere di quell’area. Il tragico è che in nome della rivoluzione, nel più assoluto silenzio, ogni giorno si fa strage di migliaia di innocenti. In quel contesto continuano a operare i cattolici. Frati, preti e suore coraggiosi che non hanno abbandonato la popolazione e che si adoperano per aiutare quanti soffrono”. La Fondazione Giovanni Paolo II ha già in ponte una serie di interventi mirati di assistenza nei campi profughi allestiti in Giordania, Libano e Turchia.