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Nuovo SOLD OUT per Pupi Avati al Giardino

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Nuovo SOLD OUT per Pupi Avati al Giardino

Sala delle Muse affollata in ogni angolo, molte persone sedute per terra e in piedi, al Giardino delle IDEE in occasione dell’incontro con il regista PUPI AVATI per la presentazione del libro “La grande invenzione”.
Giuseppe Avati in arte Pupi è uno dei più amati registi del cinema italiano.
E il pubblico del Giardino delle IDEE si è presentato fin dalle prime ore del pomeriggio per avere una chance di trovare un posto a sedere.
“Ho passato la vita intera a girare film che mi restituissero pezzetti del mio passato – ha esordito Pupi Avati leggendo dal libro – il cinema serviva per rivivere le cose una seconda volta. Quelle belle per poterle gustare di nuovo. Quelle brutte, per cambiar loro il finale”.
“Il mio sogno era diventare un grande clarinettista jazz – ha continuato sorridendo – ma un giorno nella nostra orchestra arrivò Lucio Dalla. All'inizio non mi preoccupai più di tanto, perché mi pareva un musicista modestissimo. E invece poi ha manifestato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto impreviste: mi ha tacitato, zittito, messo all'angolo. Io a un certo punto ho anche pensato di ucciderlo, buttandolo giù dalla Sagrada Familia di Barcellona, perché si era messo in mezzo tra me e il mio sogno”.
Il viaggio di Pupi Avati è stato un viaggio solitario, l'avventura di un dissidente ostinato.
Il pubblico applaude a più riprese, ascoltando in silenzio il racconto di un abile narratore.
Pupi Avati racconta con gentilezza, con quella dose di ironia che soltanto i bolognesi hanno.
E’ la combinazione della cassaforte che custodisce/separa i racconti da coloro che li attendono.
Il passo più bello di questo tango nei ricordi, è che molte di queste storie, l’avatiano doc le conosce già, e che ogni volta, ascoltandole, risultano nuove.

“Chiedimi perché faccio cinema” chiede rivolgendosi a Barbara Bianconi.

“La risposta, ha un nome e cognome. C’è una tale Rita Donzelli in sala?” domanda Avati prima di raccontare la storia di un giovane impaurito che invita la più bella ragazza della sua città ad un concerto jazz molto importante.

Compra due biglietti di seconda file per lei, si lava per una settimana perché non sai mai da quale parte del corpo..

Le siede al fianco per tutto il concerto, con il cuore in gola.

Le prende la mano, la riaccompagna a casa e tenta di baciarla.

Lei si scansa e lui bacia il lembo di un colletto.

Vent’anni dopo, nel mondo del cinema dove tutti i conti vengono regolati, in una sequenza Rita Donzelli cambia idea e bacia quel ragazzo.

“Questo è il motivo per il quale io faccio cinema” allarga le braccia Pupi Avati, mentre l’applauso del pubblico sembra un grazie anche alla signora Rita che, precisa Avati, “era stupenda, ma aveva una voce orribile”.

Al termine dell’incontro consueto momento dedicato al firma libro.

Tutti in fila per una foto assieme a un regista davvero molto amato.

E libri…come sempre…esauriti.