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‘Roba da chiodi’: una mostra di Giustino Caposciutti

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‘Roba da chiodi’: una mostra di Giustino Caposciutti

Sabato 27 aprile 2013, alle ore 18, alla Villicana D’Annibale Galleria D’Arte di via Cavour 57 – Arezzo, si inaugura la mostra di “arte partecipata” di Giustino Caposciutti dal titolo Roba da chiodi. L’esposizione, a cura di Igino Materazzi, ospiterà una selezione di circa trenta opere che prendono in esame gli ultimi dieci anni di attività. La mostra proseguirà, a ingresso gratuito, fino a martedì 7 maggio 2013.
Tra gli eventi collaterali si segnala, sabato 4 maggio, alle ore 18, l’incontro in galleria con l’artista intervistato dal curatore della personale.

Roba da chiodi rappresenta il seguito “naturale” all’esposizione di un anno fa dal titolo Fra tela e muro, ospitata anche in quell’occasione dalla galleria diretta da Danielle Villicana d’Annibale.
Allora il percorso di Giustino Caposciutti metteva in evidenza la parte nascosta di un quadro, quella interiore, ovvero lo spazio che c’è fra la tela e muro. Ciò avveniva attraverso procedimenti originali e raffinati: la tela veniva de-tessuta creando un insieme di pieni e vuoti, quindi era dipinta con colori fluorescenti sul rovescio, che affioravano nelle trasparenze. Una volta montata su telaio e appesa su una parete bianca, si poteva assistere a un gioco di riflessi cangianti, effetti ottici stranianti, rimandi soffusi e delicati.

Per la nuova mostra l’artista rovescia la tela, svelando la parte misteriosa ma non solo: il chiodo, questo piccolo e umile oggetto che generalmente viene nascosto, è messo in primo piano. Il termine “umile” non è utilizzato a caso, poiché nella poetica dell’autore “l’opera è umile”.
Il titolo ricorda un detto popolare usato per indicare “cosa o azione di pessima qualità”. Esso deriva dall'usanza dei fabbri di utilizzare gli scarti di lavorazione del ferro per fabbricare i chiodi. Nel caso di Caposciutti è invece utilizzato in chiave ironica, dissacratoria, per definire ciò che un chiodo sopporta: il peso dell’arte e della storia.
Da quando la pittura non è stata più solo affresco o dipinto murale, l’oggetto ha assunto un ruolo fondamentale. Cos’è infatti un quadro senza un chiodo? Cosa succede quando viene a mancare? Esso gioca quindi un ruolo speciale, ha il compito di fare da tramite fra l’opera d’arte e il muro.

Durante l’inaugurazione della mostra aretina, l’artista metterà in atto una performance: alle pareti della galleria vuota verranno conficcati chiodi di diversa fattura, in modo irregolare sia per altezza sia per larghezza.
I dipinti su tela de-tessuta rovesciati, privi di telaio e quindi liberi di muoversi e di assumere varie forme e dimensioni, saranno “lanciati” da Caposciutti e dagli intervenuti al vernissage contro i muri. Essi si libreranno nell’aria per poi restare letteralmente impigliati, trattenuti dai chiodi in modo casuale.
Saranno quindi opere “interattive” che potranno cambiare ogni qualvolta lo si desideri, dipinti “aperti”, flessibili, elastici, che non vogliono“imporsi” ma stabilire dialoghi e relazioni. Un’arte partecipata appunto.