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Splash di Dina Cangi e Il Guardiano della Memoria di Franco Tanganelli

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Splash di Dina Cangi e Il Guardiano della Memoria di Franco Tanganelli

Negli spazi di Via Cavour 85, ad Arezzo, inaugurano sabato 14 dicembre 2013, alle ore 18, le mostre personali Splash della pittrice Dina Cangi e Il Guardiano della Memoria dello scultore Franco Tanganelli.
L'evento espositivo – comprendente dipinti a olio e acrilico e sculture in legno e metallo – proseguirà fino a lunedì 6 gennaio 2014 con il seguente orario: dal 14 al 22 dicembre dal martedì a domenica, dalle ore 16 alle 20 (chiuso lunedì) e dal 23 dicembre al 6 gennaio solo dietro appuntamento.
Tra le iniziative collaterali si segnala, domenica 22 dicembre alle ore 18, il concerto I canti dell'anima, con arie, lieder e canzoni tradizionali di Piero Nissim, arrangiate da Franco Meoli.
Si esibiranno Piero Nissim (voce), Franco Meoli (pianoforte) e Maria Bruno (mezzosoprano).

Protagoniste della doppia personale saranno le opere di due artisti toscani carichi di energia. La Cangi la esprime attraverso il colore e l'astrazione, Tanganelli tramite creazioni dinamiche scaturite da oggetti di recupero, in origine di uso quotidiano, che rinascono a nuova vita nel segno della contemporaneità.

Dina Cangi, presenta una ventina di opere recenti e inedite. Una nuova serie di lavori che grazie a esplosioni di colori ed emozioni sincere illuminerà via Cavour durante le feste.
Artista aretina dalla sensibilità e devozione uniche, Dina si manifesta senza limiti, con una naturalezza inedita.
Completezza, equilibrio e profondità sono stati raggiunti dopo una ricerca pittorica lunga oltre quarant'anni e che da una fase introspettiva connotata da un uso del colore più controllato – con prevalenza di nero, oro e beige – è passata a una fioritura cromatica inattesa, quasi a simboleggiare la speranza in un momento di crisi mondiale che sembra non avere fine.
Anche alcuni titoli delle opere sono emblematici: I colori dell'anima, Energia in libertà, La sorgente del sé, Volo nella fantasia, Tutto scorre, Fonte di energia, Emozione cromatica: tutti esprimono gioia di vivere ed energia positiva.
Come ha scritto Maurizio Vanni, direttore del Lucca Center of Contemporary Art: “Potremmo definire Dina Cangi una cacciatrice di ricordi in divenire, una predatrice di vita che, come direbbe Sant'Agostino, s'illumina alla ricerca di cose vissute, si riempie gli occhi di lacrime nel ricordo di emozioni vissute attraverso affetti che, solo in apparenza, non ci sono più, ma che, come 'Gocce di neve', vivranno sempre in lei. Con i suoi dipinti, la Cangi rievoca esperienze strettamente legate al proprio senso profondo dell'esistenza, nell'eterno vagabondare della mente e della ricerca delle 'Immagini riflesse' dell'anima”.

Accanto ai dipinti della Cangi saranno esposte alcune sculture recenti di Franco Tanganelli, che in una parola unica potremmo definire “maestose”. Sculture magnifiche che attirano immediatamente l'attenzione dello spettatore per forza e bellezza.
L'artista toscano, dopo una vita dedicata alla pittura, si è immerso nell'arte scultorea creando opere dalle linee pulite e i colori brillanti, come quelle che saranno in mostra ad Arezzo, tutte facenti parte di una serie chiamata I Guardiani della Memoria.
Regine e Cavalieri, Il Cavallo di Troia, La Nave di Ulisse, Papi e Re, Le Vittorie alate, Gli angeli, La Sfinge e Gli Amanti sono alcuni esempi. Lo scultore crea un mondo immaginario – che può ricordare la saga de Le cronache di Narnia di C.S. Lewis – utilizzando oggetti dimenticati ma fondamentali per la civiltà contadina.
A volte le sculture di Tanganelli sono fatte con legni lasciati nel loro splendore naturale, altre volte sono dipinte con colori di grande effetto scenografico.
Il direttore di Casa Vasari e critico d'arte Michele Loffredo spiega che Tanganelli “non ostenta complicazioni di contenuto e non si compiace di articolare virtuosismi accademici, ma sposta l'attenzione, attraverso primi piani, dal fine realismo originario alla concretezza della metafora. Così come la serie di sculture dei guerrieri ai quali si è dedicato recentemente, dove il riutilizzo dell'attrezzo agricolo, del materiale antropologico, è assemblato e ricondotto a figure di ieratica presenza”.
Brevi biografie:
Dina Cangi nasce ad Arezzo, dove vive e lavora in località Chiani. Dopo il diploma di scuola superiore si dedica all'arte esercitando, con un'assidua ricerca di colori, luci, superfici e materiali, la pratica della pittura. È appassionata di antropologia e archeologia.
L'artista nutre un grande apprezzamento per la tradizione e la cultura del passato, che tende a recuperare, filtrare e restituire attraverso le suggestioni dei suoi lavori, con gli occhi e il cuore di chi vive da militante l'arte della propria contemporaneità.
Fin dalle sue prime apparizioni in mostre collettive, rassegne e concorsi, la Cangi ottiene immediati riconoscimenti di pubblico e critica. Dagli anni Novanta ha esposto con personali e collettive in Italia e all'estero.
Da ricordare i successi ottenuti a Berlino, Düsseldorf e Regensburg (Germania), Atlanta (U.S.A.) e Ghent (Belgio). Alcune delle sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.

Franco Tanganelli nasce a Castiglion Fiorentino (Ar) e a diciassette anni si stabilisce a Firenze per completare gli studi e seguire la vocazione artistica.
Pittore realista, trova in Guttuso il primo maestro, ma ama anche l'arte di Van Gogh, Picasso e Bacon e si cimenta con qualsiasi tipo di tecnica.
La prima mostra personale risale ai primi anni Settanta; segue poi una lunga attività in Italia e all'estero, dove compie lunghi soggiorni in Francia e Gran Bretagna.
Nel 1989 si innamora di Sarna, in Casentino, e vi trasferisce studio e residenza, seguito nel 1992 da Beatrice Rosai che diventerà la compagna di vita e di arte. Nel 1995 nascono la Scuola di Sarna e l'Associazione Culturale Castello di Sarna.
In ambito scultoreo ha eseguito importanti commissioni pubbliche soprattutto in bronzo, come La fonte della Vita per la Fondazione Ordine dei Monaci Camaldolesi a Ponte a Poppi (Ar) e Il Guardiano della Memoria alla porta del Castello di Sarna.